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SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
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mborghese
nutella67
maestramartina
sabrina
kucy1
9 partecipanti
S.O.S SOSTEGNO :: IN CLASSE HO UN BAMBINO CHE... :: ALUNNO con SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITA'
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SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
IL Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, o ADHD, è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo. Esso include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. Questi problemi derivano sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente. E’ bene precisare che l’ADHD non è una normale fase di crescita che ogni bambino deve superare, non è nemmeno il risultato di una disciplina educativa inefficace, e tanto meno non è un problema dovuto alla «cattiveria» del bambino.
L’ADHD è un vero problema, per l’individuo stesso, per la famiglia e per la scuola, e spesso rappresenta un ostacolo nel conseguimento degli obiettivi personali. E’ un problema che genera sconforto e stress nei genitori e negli insegnanti i quali si trovano impreparati nella gestione del comportamento del bambino.
IL SITO UFFICIALE: QUI e QUI
L’ADHD è un vero problema, per l’individuo stesso, per la famiglia e per la scuola, e spesso rappresenta un ostacolo nel conseguimento degli obiettivi personali. E’ un problema che genera sconforto e stress nei genitori e negli insegnanti i quali si trovano impreparati nella gestione del comportamento del bambino.
IL SITO UFFICIALE: QUI e QUI
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
Interressante il lavoro svolto dalla direzione didattica di Salò che ha condotto uno studio-monitoraggio sui disturbi di attenzione.
Vi metto il link
http://www.funzioniobiettivo.it/eleindex_file/attenzione/ricerca%20sullattenzione.htm
Vi metto il link
http://www.funzioniobiettivo.it/eleindex_file/attenzione/ricerca%20sullattenzione.htm
SITI
http://www.aidaiassociazione.com/
http://www.aifa.it/home.htm
http://www.aifa.it/home.htm
kucy1- Millenium member
- Numero di messaggi : 576
Data d'iscrizione : 25.11.08
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
DAl sito aifa:
La capacità di apprendimento e un appropriato comportamento scolastico dipendono dall'abilità del bambino ad orientarsi, a mantenere l'attenzione e a mantenere la sua attività entro certi livelli per un determinato periodo di tempo.
ACCORGIMENTI PER CONTENERE UN'ECCESSIVA ATTIVITA'
Non tentare di ridurre l'attività, ma incanalarla ed utilizzarla per accettabili finalità.
1. Dare incarichi che permettano il movimento controllato nella classe per fini non distruttivi.
2. Permettere di stare in piedi di fronte al proprio posto, specialmente in prossimità della fine del compito.
Usare l'attività come un premio.
1. Dare il permesso per una attività (es. dare incarichi come portare un messaggio a qualcuno, pulire la lavagna, mettere a posto i libri della cattedra, sistemare le sedie) quale riconoscimento individuale di un suo successo.
Usare l'attività come risposta alle istruzioni.
1. Usare metodi di insegnamento che incoraggino la risposta attiva (es. parlare, muoversi, organizzarsi, lavorare alla lavagna).
2. Incoraggiare a tenere un diario dove scrivere, colorare ed altro.
3. Insegnare al bambino a fare domande pertinenti.
ACCORGIMENTI PER CONTENERE L'INCAPACITA' DI ATTENDERE (IMPULSIVITA' )
Non chiedere al bambino di aspettare, ma dargli un sostituto verbale o una risposta motoria da compiere durante l'attesa, e, quando possibile, nel frattempo incoraggiare il suo fantasticare.
1. Istruire il bambino a continuare una parte più facile del suo compito (o a farne uno sostitutivo) nell'attesa dell'aiuto dell'insegnante.
2. Insegnare al bambino ad affrontare in un test per prime le risposte a lui note.
3. Abituare il bambino a sottolineare o a riscrivere le domande prima di cominciare, oppure a colorarne, con un evidenziatore, le parti più rilevanti.
4. Incoraggiare il bambino a scarabocchiare o a giocare con la gomma, col segnalibro o con la matita mentre aspetta o sta ad ascoltare delle istruzioni.
5. Incoraggiarlo a prendere appunti (anche se solo per poche parole, quelle che lui reputa le più importanti.
Incoraggiare il bambino a tirare fuori le sue capacità positive di leadership invece di fraintendere la sua incapacità di attendere come impazienza o prepotenza.
1. Suggerire o rinforzare altri ruoli (es. fare il capofila, distribuire i fogli).
2. Per i bambini che sempre interrompono, insegnare loro come riconoscere le pause nella conversazione e come non perdere il filo del discorso.
3. Indicare al bambino quando serve un maggior autocontrollo per una specifica attività.
4. Insegnare e rinforzare le convenzioni sociali (es. buongiorno, ciao, per favore, grazie).
ACCORGIMENTI PER EVITARE LA CADUTA DELL'ATTENZIONE DURANTE I COMPITI E NELLE ATTIVITA'
Diminuire la lunghezza del compito.
1. Dividere il compito in parti più piccole che possano essere completate il diversi momenti.
2. Dare due compiti, facendo svolgere prima quello che piace di meno al bambino, e poi il suo preferito.
3. Far fare pochi esercizi alla volta.
4. Nel presentare il compito usare un linguaggio preciso e globale.
5. Parcellizzare il compito da memorizzare invece di presentarlo nella sua globalità.
Rendere i compiti più interessanti.
1. Permettere di lavorare in coppia, in piccoli gruppi.
2. Alternare compiti molto interessanti ad altri meno interessanti.
3. Usare proiettori da parete durante le spiegazioni.
4. Far sedere il bambino vicino alla maestra.
Cercare le novità, specialmente alla fine di un lungo compito.
1. Trasformare in gioco la correzione dei compiti.
2. Trasformare in gioco il ripasso mnemonico.
Non incoraggiare o rinforzare il giudizio di "bella addormentata", ossia se il bambino guarda fuori dalla finestra o ad un altro bambino non significa perciò che sia disattento. Purché il suo comportamento non sia di disturbo, non pretendere da lui una quiete assoluta che non sempre coincide con una reale attenzione.
ACCORGIMENTI PER EVITARE LA MANCANZA DI PARTECIPAZIONE E L'INCOSTANZA NEL TERMINARE I COMPITI
Andare incontro alle scelte ed agli specifici interessi del bambino nei compiti.
1. Permettere, entro certi limiti, la scelta del compito, dell'argomento, dell'attività.
2. Capire le preferenze del bambino ed usarle come incentivo.
3. Attirare l'attenzione del bambino al compito.
Assicurarsi che i compiti coincidano con le capacità di apprendimento del bambino e con le sue attitudini.
1. Permettere modalità alternative di risposte (es. scritte a macchina, con il computer, registrate a voce).
2. Alternare il livello di difficoltà del compito.
3. Assicurarsi che il mancato svolgimento di un compito non dipenda dalla disorganizzazione.
Accorgimenti per superare la difficoltà ad iniziare un compito: in generale aumentare la strutturazione e l'importanza delle parti più rilevanti di un compito o delle convenzioni sociali.
1. Predisporre l'attenzione del bambino alle richieste orali (es. dandogli anche delle istruzioni scritte, permettendogli di prendere appunti).
2. Dare una struttura precisa ai compiti ed ai test (es. usare fogli a quadretti per la matematica, stabilire degli standard per i compiti, essere il più specifici possibile).
3. Inquadrare la struttura globale del compito (es. le domande fondamentali, il percorso da compiere, le tavole del contenuto).
4. Permettere il lavoro in coppia o in piccoli gruppi purché a bassa voce.
5. Colorare, cerchiare, sottolineare, o riscrivere le istruzioni od i punti più difficili.
ACCORGIMENTI PER COMPLETARE IN TEMPO I COMPITI ASSEGNATI
Incrementare l'organizzazione del lavoro con l'uso di liste, diari, quaderni di appunti, cartelline.
1. Assegnare i compiti al bambino scrivendoli su agendine tascabili.
2. Scrivere i compiti assegnati sulla lavagna ed assicurarsi che li abbia copiati.
Stabilire le consuetudini per quanto riguarda l'uso dei materiali della classe e per il vestiario.
1. Aiutare il bambino ad organizzare, con l'uso di raccoglitori, i compiti già fatti e quelli da svolgere; lo stesso vale per gli appunti presi in classe per mantenerli in ordine cronologico.
2. Spingere i genitori a stabilire in casa consuetudini giornaliere su come riporre i libri ed usare il materiale scolastico.
3. Aiutare il bambino a tenere in ordine il banco organizzandogli lo spazio.
Organizzare il suo ambiente con divisori e materiali colorati.
1. Insegnare al bambino l'abitudine di porsi delle domande prima di iniziare qualcosa o di lasciare un luogo (es. "Ho tutto quello che mi serve?")
2. Scrivere promemoria da mettergli sul banco, sui libri, sul diario.
3. Incrementare la programmazione sequenziale del pensiero.
Esercitarsi alla programmazione.
1. Programmare le differenti attività (di cosa si ha bisogno, come dividere i compiti in più parti)
2. Prevedere il tempo necessario per ogni singola attività.
3. Insegnare strategie per studiare.
Usare classificazioni, divisioni logiche, ripartizioni.
1. Insegnare l'uso di sistemi di scrittura col computer per riordinare le idee.
2. Insegnare al bambino a prendere note divise in tre colonne quando ascolta le spiegazioni o legge il materiale (punti principali, punti di supporto, domande).
ACCORGIMENTI PER OVVIARE AD UNA SCARSA ABILITA' MANUALE ALLA SCRITTURA
Ridurre la necessità di scrittura manuale.
1. Non obbligare il bambino a ricopiare del materiale: ciò diminuirà il suo livello di qualità invece di migliorarlo.
2. Permettere al bambino di utilizzare gli appunti dei compagni o dell'insegnante.
3. Accettare compiti battuti a macchina, scritti al computer o registrati.
Non pretendere sempre alti livelli di qualità nella scrittura dei compiti ma solo nelle parti più importanti dove è indispensabile la chiarezza.
1. Colorare, evidenziare, sottolineare quelle lettere che di solito il bambino non è capace di fare in corsivo.
2. Ridurre lo standard per una scrittura accettabile
3. Evidenziare quelle parti del lavoro particolarmente ben fatte.
ACCORGIMENTI PER MIGLIORARE LA SCARSA STIMA DI SE
In generale riconoscere le capacità e gli sforzi del bambino.
1. Richiamare l'attenzione sulle capacità del bambino creando, ogni giorno oppure ogni settimana, dei momenti in cui lui o lei possano mostrare i loro talenti.
2. Riconoscere che l'eccesso di attività può anche significare un aumento di energia e di produttività.
3. Riconoscere che essere un capobanda è una qualità da leader.
4. Riconoscere che l'attrazione a nuovi stimoli porta anche alla creatività.
Aumentare la soddisfazione del successo aiutando il bambino a migliorare le sue qualità.
1. Riconoscere l'entusiasmo del bambino ed usarlo per sviluppare le sue qualità.
2. Evidenziare i suoi successi e non i suoi errori.
Coinvolgere il bambino nella soluzione delle sue difficoltà.
1. Fare, insieme al bambino, un elenco dei suoi comportamenti negativi, descrivendo i momenti più difficili e decidere le strategie che possono essere adoperate per evitare guai. Questo colloquio va tenuto privatamente, con calma e con l'atteggiamento di chi cerca di risolvere dei problemi, non per colpevolizzare il bambino.
2. Fare "giochi di ruolo" con il bambino in queste situazioni per praticare comportamenti alternativi.
3. Iniziare con un solo comportamento a cambiare, tenendo una scheda apposita per registrare successi ed insuccessi. Tener conto alla fine di ogni giorno di quante volte il bambino è riuscito ad adoperare una strategia positiva.
4. Dopo il primo miglioramento, aggiungere un altro comportamento da cambiare e decidere assieme al bambino la strategia (o le strategie) che devono essere adoperate.
La capacità di apprendimento e un appropriato comportamento scolastico dipendono dall'abilità del bambino ad orientarsi, a mantenere l'attenzione e a mantenere la sua attività entro certi livelli per un determinato periodo di tempo.
ACCORGIMENTI PER CONTENERE UN'ECCESSIVA ATTIVITA'
Non tentare di ridurre l'attività, ma incanalarla ed utilizzarla per accettabili finalità.
1. Dare incarichi che permettano il movimento controllato nella classe per fini non distruttivi.
2. Permettere di stare in piedi di fronte al proprio posto, specialmente in prossimità della fine del compito.
Usare l'attività come un premio.
1. Dare il permesso per una attività (es. dare incarichi come portare un messaggio a qualcuno, pulire la lavagna, mettere a posto i libri della cattedra, sistemare le sedie) quale riconoscimento individuale di un suo successo.
Usare l'attività come risposta alle istruzioni.
1. Usare metodi di insegnamento che incoraggino la risposta attiva (es. parlare, muoversi, organizzarsi, lavorare alla lavagna).
2. Incoraggiare a tenere un diario dove scrivere, colorare ed altro.
3. Insegnare al bambino a fare domande pertinenti.
ACCORGIMENTI PER CONTENERE L'INCAPACITA' DI ATTENDERE (IMPULSIVITA' )
Non chiedere al bambino di aspettare, ma dargli un sostituto verbale o una risposta motoria da compiere durante l'attesa, e, quando possibile, nel frattempo incoraggiare il suo fantasticare.
1. Istruire il bambino a continuare una parte più facile del suo compito (o a farne uno sostitutivo) nell'attesa dell'aiuto dell'insegnante.
2. Insegnare al bambino ad affrontare in un test per prime le risposte a lui note.
3. Abituare il bambino a sottolineare o a riscrivere le domande prima di cominciare, oppure a colorarne, con un evidenziatore, le parti più rilevanti.
4. Incoraggiare il bambino a scarabocchiare o a giocare con la gomma, col segnalibro o con la matita mentre aspetta o sta ad ascoltare delle istruzioni.
5. Incoraggiarlo a prendere appunti (anche se solo per poche parole, quelle che lui reputa le più importanti.
Incoraggiare il bambino a tirare fuori le sue capacità positive di leadership invece di fraintendere la sua incapacità di attendere come impazienza o prepotenza.
1. Suggerire o rinforzare altri ruoli (es. fare il capofila, distribuire i fogli).
2. Per i bambini che sempre interrompono, insegnare loro come riconoscere le pause nella conversazione e come non perdere il filo del discorso.
3. Indicare al bambino quando serve un maggior autocontrollo per una specifica attività.
4. Insegnare e rinforzare le convenzioni sociali (es. buongiorno, ciao, per favore, grazie).
ACCORGIMENTI PER EVITARE LA CADUTA DELL'ATTENZIONE DURANTE I COMPITI E NELLE ATTIVITA'
Diminuire la lunghezza del compito.
1. Dividere il compito in parti più piccole che possano essere completate il diversi momenti.
2. Dare due compiti, facendo svolgere prima quello che piace di meno al bambino, e poi il suo preferito.
3. Far fare pochi esercizi alla volta.
4. Nel presentare il compito usare un linguaggio preciso e globale.
5. Parcellizzare il compito da memorizzare invece di presentarlo nella sua globalità.
Rendere i compiti più interessanti.
1. Permettere di lavorare in coppia, in piccoli gruppi.
2. Alternare compiti molto interessanti ad altri meno interessanti.
3. Usare proiettori da parete durante le spiegazioni.
4. Far sedere il bambino vicino alla maestra.
Cercare le novità, specialmente alla fine di un lungo compito.
1. Trasformare in gioco la correzione dei compiti.
2. Trasformare in gioco il ripasso mnemonico.
Non incoraggiare o rinforzare il giudizio di "bella addormentata", ossia se il bambino guarda fuori dalla finestra o ad un altro bambino non significa perciò che sia disattento. Purché il suo comportamento non sia di disturbo, non pretendere da lui una quiete assoluta che non sempre coincide con una reale attenzione.
ACCORGIMENTI PER EVITARE LA MANCANZA DI PARTECIPAZIONE E L'INCOSTANZA NEL TERMINARE I COMPITI
Andare incontro alle scelte ed agli specifici interessi del bambino nei compiti.
1. Permettere, entro certi limiti, la scelta del compito, dell'argomento, dell'attività.
2. Capire le preferenze del bambino ed usarle come incentivo.
3. Attirare l'attenzione del bambino al compito.
Assicurarsi che i compiti coincidano con le capacità di apprendimento del bambino e con le sue attitudini.
1. Permettere modalità alternative di risposte (es. scritte a macchina, con il computer, registrate a voce).
2. Alternare il livello di difficoltà del compito.
3. Assicurarsi che il mancato svolgimento di un compito non dipenda dalla disorganizzazione.
Accorgimenti per superare la difficoltà ad iniziare un compito: in generale aumentare la strutturazione e l'importanza delle parti più rilevanti di un compito o delle convenzioni sociali.
1. Predisporre l'attenzione del bambino alle richieste orali (es. dandogli anche delle istruzioni scritte, permettendogli di prendere appunti).
2. Dare una struttura precisa ai compiti ed ai test (es. usare fogli a quadretti per la matematica, stabilire degli standard per i compiti, essere il più specifici possibile).
3. Inquadrare la struttura globale del compito (es. le domande fondamentali, il percorso da compiere, le tavole del contenuto).
4. Permettere il lavoro in coppia o in piccoli gruppi purché a bassa voce.
5. Colorare, cerchiare, sottolineare, o riscrivere le istruzioni od i punti più difficili.
ACCORGIMENTI PER COMPLETARE IN TEMPO I COMPITI ASSEGNATI
Incrementare l'organizzazione del lavoro con l'uso di liste, diari, quaderni di appunti, cartelline.
1. Assegnare i compiti al bambino scrivendoli su agendine tascabili.
2. Scrivere i compiti assegnati sulla lavagna ed assicurarsi che li abbia copiati.
Stabilire le consuetudini per quanto riguarda l'uso dei materiali della classe e per il vestiario.
1. Aiutare il bambino ad organizzare, con l'uso di raccoglitori, i compiti già fatti e quelli da svolgere; lo stesso vale per gli appunti presi in classe per mantenerli in ordine cronologico.
2. Spingere i genitori a stabilire in casa consuetudini giornaliere su come riporre i libri ed usare il materiale scolastico.
3. Aiutare il bambino a tenere in ordine il banco organizzandogli lo spazio.
Organizzare il suo ambiente con divisori e materiali colorati.
1. Insegnare al bambino l'abitudine di porsi delle domande prima di iniziare qualcosa o di lasciare un luogo (es. "Ho tutto quello che mi serve?")
2. Scrivere promemoria da mettergli sul banco, sui libri, sul diario.
3. Incrementare la programmazione sequenziale del pensiero.
Esercitarsi alla programmazione.
1. Programmare le differenti attività (di cosa si ha bisogno, come dividere i compiti in più parti)
2. Prevedere il tempo necessario per ogni singola attività.
3. Insegnare strategie per studiare.
Usare classificazioni, divisioni logiche, ripartizioni.
1. Insegnare l'uso di sistemi di scrittura col computer per riordinare le idee.
2. Insegnare al bambino a prendere note divise in tre colonne quando ascolta le spiegazioni o legge il materiale (punti principali, punti di supporto, domande).
ACCORGIMENTI PER OVVIARE AD UNA SCARSA ABILITA' MANUALE ALLA SCRITTURA
Ridurre la necessità di scrittura manuale.
1. Non obbligare il bambino a ricopiare del materiale: ciò diminuirà il suo livello di qualità invece di migliorarlo.
2. Permettere al bambino di utilizzare gli appunti dei compagni o dell'insegnante.
3. Accettare compiti battuti a macchina, scritti al computer o registrati.
Non pretendere sempre alti livelli di qualità nella scrittura dei compiti ma solo nelle parti più importanti dove è indispensabile la chiarezza.
1. Colorare, evidenziare, sottolineare quelle lettere che di solito il bambino non è capace di fare in corsivo.
2. Ridurre lo standard per una scrittura accettabile
3. Evidenziare quelle parti del lavoro particolarmente ben fatte.
ACCORGIMENTI PER MIGLIORARE LA SCARSA STIMA DI SE
In generale riconoscere le capacità e gli sforzi del bambino.
1. Richiamare l'attenzione sulle capacità del bambino creando, ogni giorno oppure ogni settimana, dei momenti in cui lui o lei possano mostrare i loro talenti.
2. Riconoscere che l'eccesso di attività può anche significare un aumento di energia e di produttività.
3. Riconoscere che essere un capobanda è una qualità da leader.
4. Riconoscere che l'attrazione a nuovi stimoli porta anche alla creatività.
Aumentare la soddisfazione del successo aiutando il bambino a migliorare le sue qualità.
1. Riconoscere l'entusiasmo del bambino ed usarlo per sviluppare le sue qualità.
2. Evidenziare i suoi successi e non i suoi errori.
Coinvolgere il bambino nella soluzione delle sue difficoltà.
1. Fare, insieme al bambino, un elenco dei suoi comportamenti negativi, descrivendo i momenti più difficili e decidere le strategie che possono essere adoperate per evitare guai. Questo colloquio va tenuto privatamente, con calma e con l'atteggiamento di chi cerca di risolvere dei problemi, non per colpevolizzare il bambino.
2. Fare "giochi di ruolo" con il bambino in queste situazioni per praticare comportamenti alternativi.
3. Iniziare con un solo comportamento a cambiare, tenendo una scheda apposita per registrare successi ed insuccessi. Tener conto alla fine di ogni giorno di quante volte il bambino è riuscito ad adoperare una strategia positiva.
4. Dopo il primo miglioramento, aggiungere un altro comportamento da cambiare e decidere assieme al bambino la strategia (o le strategie) che devono essere adoperate.
sabrina- Senior Member
- Numero di messaggi : 231
Data d'iscrizione : 11.12.08
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
L'associazione AIDAI (Associazione Italiana per i Disturbi dell'Attenzione e Iperattività) mette a disposizione degli insegnanti una dispensa.
Vi metto il link dove prelevarlo:
http://www.aidaiassociazione.com/documents/Dispense_Insegnanti.pdf
Inoltre sul sito dell'IPRASE Trentino si può prelevare un libro in pdf:
La testa altrove
Indagine sul Disturbo da Deficit
di Attenzione e Iperattività
ADHD
Attention Deficit and Hyperactivity Disorder
a cura di Fulvio Campolongo
Ecco il link:
http://try.iprase.tn.it/old/in05net/upload/doc/libri/U1011t3n736_Testa_altrove.pdf
Vi metto il link dove prelevarlo:
http://www.aidaiassociazione.com/documents/Dispense_Insegnanti.pdf
Inoltre sul sito dell'IPRASE Trentino si può prelevare un libro in pdf:
La testa altrove
Indagine sul Disturbo da Deficit
di Attenzione e Iperattività
ADHD
Attention Deficit and Hyperactivity Disorder
a cura di Fulvio Campolongo
Ecco il link:
http://try.iprase.tn.it/old/in05net/upload/doc/libri/U1011t3n736_Testa_altrove.pdf
Ultima modifica di Maestra Gabriella il Sab Ott 06, 2012 5:17 pm - modificato 2 volte. (Motivazione : reso link attivo)
sabrina- Senior Member
- Numero di messaggi : 231
Data d'iscrizione : 11.12.08
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
DAL BLOG BAMBINI VIVACI alcune indicazioni epr gli insegnanti:
ADHD in classe - alcuni consigli per gli insegnanti
E’ buono se l’insegnante non si veda come vittima ma come co-creatore della situazione. Se accettiamo questi bambini per quello che sono, gli offriamo delle strutture ferme e li motiviamo, avranno meno problemi.
• accettare il bambino nel suo essere speciale e cercare una buona relazione con lui
• non dare colpe: adhd non è un mito. Il bambino o i suoi genitori non hanno nessuna colpa di come si comporta il bambino. Non disturba la lezione, non lo fa per malvagità.
• tenersi in contatto con i genitori del bambino, ma non pretendere che lo “telecomandino” a distanza. Gestire la situazione a scuola è compito dell’insegnante. Il flusso informativo tra scuola e casa deve funzionare. Utili sono un quaderno per delle comunicazioni e dei colloqui regolari e frequenti.
Considerare che già i genitori hanno difficoltà con il bambino anche a casa, quindi non avere un rapporto di “richiamo”, ma una relazione di collaborazione. Tutti e due lati sono dipendenti l’uno dall’altro e hanno la stessa meta!
• Non incolpare il bambino se qualche volta non riesce!
• Campo visivo in direzione cattedra, ma non con la schiena verso i compagni! Avrà sempre la tentazione di girarsi (troppa apertura agli impulsi). Quando ci sono dei rumori l’alunno deve avere la possibilità di scoprire la causa, ma subito dopo si deve concentrare di nuovo sulla lezione.
• Non mettere tavoli di gruppo, il bambino si distrae ancora di più.
• Osservare se ci sono dei “piccoli impedimenti” che lo possano distrarre (troppo vicino al termosifone, “collisione” con un mancino ecc.), mettere accanto al bambino un compagno tranquillo.
• Sul tavolo ci devono stare solo i materiali che devono essere utilizzati in quel momento. Il resto è fonte di distrazione.
• Ripetere i lavori da svolgere ed anche regole con pazienza, chiaramente e con insistenza. Non reagire in modo nervoso o arrabbiato. Accettare il fatto che il bambino ha bisogno di “un invito extra”.
• Dare regole chiare: il bambino deve sapere esattamente cosa deve fare e non (parlare quando viene chiamato, andare in giro solo quando richiesto dall’insegnante, alzare la mano)
• Tenersi in contatto anche con il neuropsichiatria che segue il bambino per avere un supporto e per scambiarsi sull’intervento terapeutico.
• Partecipare a tutti gli eventuali convegni, corsi di formazione ed incontri simili riguardanti il disturbo
• Procurarsi della letteratura specifica sul disturbo
MOTIVAZIONE E CLIMA D’APPRENDIMENTO POSITIVO
• cercare le caratteristiche positive e trovarle ed usare la fantasia per svilupparle e rafforzarle (per esempio prendere delle responsabilità, aumentare l’autostima – non scoraggiare, già l’autostima è troppo bassa!)
• Questi bambini hanno “le antenne” se qualcuno cova dei sentimenti positivi o negativi nei loro confronti ed anche se qualcuno è alla loro altezza o meno.
• E’ normale che provano dove sono i limiti, quindi non prenderla come offesa personale o ribellione. Ciò che per gli altri bambini è già provocazione per i bambini adhd è orientamento necessario.
• Non fare prediche lunghe, dare istruzioni chiare e brevi, parlare poco, agire molto e subito!
• Gli attacchi verbali non sono fatti per irritare personalmente. Piuttosto sono delle espressioni di disagio non controllate. Rimanere tranquillo ed interrompere il bambino in modo direttivo. Se necessario allontanarlo dalla situazione (time-out).
• Non scendere in gioco con il bambino! Non farsi coinvolgere in discussioni infinite e non tentare di spiegare tutto nei minimi dettagli. L’insegnante è il capitano ed il bambino è il marinaio. Quando l’insegnante dice no è no, senza ma e però. RIMANERE CALMI E RILASSATI. Se il bambino avverte che nonostante tutto è accettato come persona, seguirà più facilmente le istruzioni.
• Nessuno è un superuomo, neanche gli insegnanti. Quindi prima o poi ci saranno delle situazioni dove perderà la calma e sarà contento di vedere il bambino lontano da Lei. Prendere un tempo appartandosi (time-out) per “scendere” e rilassarsi di nuovo. Poi rientrare in classe, ma senza pregiudizi o aspettative negative, cancellare dalla mente l’accaduto. Solitamente un bambino adhd perdona e dimentica. Faccia la stessa cosa! Solo così riesce ad istaurare un rapporto positivo.
• non solo registrare quando qualcosa è andata storta, ma quando qualcosa è andata molto bene, riconoscerlo ed anche esprimerlo in parole!
• Non fare ingrandire una situazione, intervenire all’inizio con un richiamo breve. Richiamare l’attenzione con un segnale (tocco sulle spalle per es.)
• Controllare ogni giorno se i compiti nuovi sono scritti ed i compiti precedenti sono fatti. Dire al suono di campana “…e i compiti…” è la via più sicura che un bambino adhd non sentirà almeno la metà.
• Motivare con lodi e feedback positivo. Non criticare davanti alla classe. Quando sorge un problema, discuterlo in privato tra 4 occhi.
• LODE ! la lode è la chiave per accedere a questi bambini, da un lato perché solitamente vengono solo rimproverati e quindi sono quasi affamati a ricevere qualche parola positiva. Un altro aspetto della lode è che fa scaturire delle emozioni positive e forti che stimolano il sistema libico. Con la stimolazione di questa parte del nostro cervello, dove vengono “create” e rafforzate le nostre emozioni, i bambini possono compensare il loro disturbo attentivo almeno in parte e diventano più concentrati ed “accessibili”.
• Accettare la spinta di muoversi del bambino: permettere il dondolarsi o alzarsi (quando il momento della lezione lo permette)
• Durante lezioni aperte permettere anche che lavori a terra o in un angolo.
• Dare opportunità di muoversi: un giro lungo il corridoio (e rientrare subito! Regola!), prendere cose in segreteria, pulire la lavagna, giochi di movimento ecc.)
• Ignorare le camminate verso il cestino.
STRUTTURE
• creare delle strutture chiare e dare delle ordini lineari
• suddividere un compito in piccoli passi (dimenticanza)
• esercitare l’autoistruzione: Stop! Guarda! Pensa! Agisci! Controlli!
• Dare degli aiuti per ricordare e dare delle regole
• Rituali! Si sa che i rituali facilitano l’orientamento ai bambini. Questo vale in modo particolare per i bambini con adhd.
• Appendere un’orologio con le frecce. I bambini con adhd non hanno un buon concetto del tempo. Vivono solo l’ora e adesso. Tramite le frecce indichi il tempo, così il bambino si può orientare meglio.
• Usare la metà della scrivania per indicare lo svolgimento della lezione. Questo aiuta il bambino a comprendere in quale fase della lezione si trova.
• Ricreazione: il bambino adhd ha difficoltà nel cambiamento veloce delle situazioni. Esempio: nella lezione di ginnastica tutti giocano liberamente. Poi l’insegnante chiede che tutti si raccolgano in mezzo alla palestra. Mentre già si è formato un cerchio, il bambino adhd ancora è in giro come se non avesse afferrato la chiamata. E’ meglio introdurre lentamente il prossimo passaggio. Dare un compito al bambino con adhd dove deve utilizzare molta forza (impulsi propiocettive). Attraverso l’alta tensione muscolare il “motore scende di marcia”. In questo contesto rifletta se non permettere la chewing-gum durante le lezioni. L’impulso nel masticare ha lo stesso effetto.
CONSEGUENZA
• poche regole chiare, ma non troppo pignole
• badare all’osservanza di queste regole in modo costante e conseguente
• parlare al bambino con gentilezza, sicuro, tranquillo, ma anche deciso,
• tenere il contatto con gli occhi, eventualmente contatto corporeo (per esempio toccare le spalle)
• Quando c’è una lite spesso il bambino adhd non è lontano. Ma attenzione! Non sempre il bambino è colui che ha causato la lite! Questi bambini di solito sono molto sensibili e pronti ad aiutare gli altri. Hanno inoltre un forte senso della giustizia, quindi probabilmente avranno tentato di far cessare la lite e sono andati a finire nel mezzo.
• Anche i compagni sanno bene “quali bottoni premere” per provocare il bambino adhd. Quindi attenzione con l’attribuzione di colpe.
IL LIBRO ROSA
• probabilmente ci sarà un momento in cui Le viene difficile vedere il bambino sotto una luce positiva. In questo caso potrebbe essere utile il libro rosa. Si prenda pochi minuti e scriva tutto quello che trova di positivo in questo bambino. Chieda anche ai colleghi.
• Nessuno, nemmeno il bambino più provocatorio o l’insegnante pessimo, ha solo delle caratteristiche negative. Cerchi solo le caratteristiche positive. Solo quest’azione L’aiuterà a correggere l’attitudine verso questo bambino.
• Dire al bambino chiaramente ciò che ci si aspetta da lui. Non dire: “ma non fare questi scarabocchi!”, invece dire: “cerca di restare sulle linee!”
• Spesso questi bambini hanno delle difficoltà grafomotoriche, si stancano velocemente nella scrittura. Quindi non valutare la forma ma il contenuto.
• A parte tutto il bambino ha un disturbo! Ha il diritto di ottenere il suo aiuto ed è dipendente da questo!
• Chi deve fare tutto quanto? LEI ! I bambini adhd sono una sfida, non un problema. Forse molti consigli fanno parte del Suo bagaglio professionale, forse li applica già, magari con poca conseguenza e constanza. Molti consigli fanno bene non solo ai bambini con adhd, Lei si accorgerà come ne approfitteranno anche gli altri!
NELLA CALMA CI STA LA FORZA!
ADHD in classe - alcuni consigli per gli insegnanti
E’ buono se l’insegnante non si veda come vittima ma come co-creatore della situazione. Se accettiamo questi bambini per quello che sono, gli offriamo delle strutture ferme e li motiviamo, avranno meno problemi.
• accettare il bambino nel suo essere speciale e cercare una buona relazione con lui
• non dare colpe: adhd non è un mito. Il bambino o i suoi genitori non hanno nessuna colpa di come si comporta il bambino. Non disturba la lezione, non lo fa per malvagità.
• tenersi in contatto con i genitori del bambino, ma non pretendere che lo “telecomandino” a distanza. Gestire la situazione a scuola è compito dell’insegnante. Il flusso informativo tra scuola e casa deve funzionare. Utili sono un quaderno per delle comunicazioni e dei colloqui regolari e frequenti.
Considerare che già i genitori hanno difficoltà con il bambino anche a casa, quindi non avere un rapporto di “richiamo”, ma una relazione di collaborazione. Tutti e due lati sono dipendenti l’uno dall’altro e hanno la stessa meta!
• Non incolpare il bambino se qualche volta non riesce!
• Campo visivo in direzione cattedra, ma non con la schiena verso i compagni! Avrà sempre la tentazione di girarsi (troppa apertura agli impulsi). Quando ci sono dei rumori l’alunno deve avere la possibilità di scoprire la causa, ma subito dopo si deve concentrare di nuovo sulla lezione.
• Non mettere tavoli di gruppo, il bambino si distrae ancora di più.
• Osservare se ci sono dei “piccoli impedimenti” che lo possano distrarre (troppo vicino al termosifone, “collisione” con un mancino ecc.), mettere accanto al bambino un compagno tranquillo.
• Sul tavolo ci devono stare solo i materiali che devono essere utilizzati in quel momento. Il resto è fonte di distrazione.
• Ripetere i lavori da svolgere ed anche regole con pazienza, chiaramente e con insistenza. Non reagire in modo nervoso o arrabbiato. Accettare il fatto che il bambino ha bisogno di “un invito extra”.
• Dare regole chiare: il bambino deve sapere esattamente cosa deve fare e non (parlare quando viene chiamato, andare in giro solo quando richiesto dall’insegnante, alzare la mano)
• Tenersi in contatto anche con il neuropsichiatria che segue il bambino per avere un supporto e per scambiarsi sull’intervento terapeutico.
• Partecipare a tutti gli eventuali convegni, corsi di formazione ed incontri simili riguardanti il disturbo
• Procurarsi della letteratura specifica sul disturbo
MOTIVAZIONE E CLIMA D’APPRENDIMENTO POSITIVO
• cercare le caratteristiche positive e trovarle ed usare la fantasia per svilupparle e rafforzarle (per esempio prendere delle responsabilità, aumentare l’autostima – non scoraggiare, già l’autostima è troppo bassa!)
• Questi bambini hanno “le antenne” se qualcuno cova dei sentimenti positivi o negativi nei loro confronti ed anche se qualcuno è alla loro altezza o meno.
• E’ normale che provano dove sono i limiti, quindi non prenderla come offesa personale o ribellione. Ciò che per gli altri bambini è già provocazione per i bambini adhd è orientamento necessario.
• Non fare prediche lunghe, dare istruzioni chiare e brevi, parlare poco, agire molto e subito!
• Gli attacchi verbali non sono fatti per irritare personalmente. Piuttosto sono delle espressioni di disagio non controllate. Rimanere tranquillo ed interrompere il bambino in modo direttivo. Se necessario allontanarlo dalla situazione (time-out).
• Non scendere in gioco con il bambino! Non farsi coinvolgere in discussioni infinite e non tentare di spiegare tutto nei minimi dettagli. L’insegnante è il capitano ed il bambino è il marinaio. Quando l’insegnante dice no è no, senza ma e però. RIMANERE CALMI E RILASSATI. Se il bambino avverte che nonostante tutto è accettato come persona, seguirà più facilmente le istruzioni.
• Nessuno è un superuomo, neanche gli insegnanti. Quindi prima o poi ci saranno delle situazioni dove perderà la calma e sarà contento di vedere il bambino lontano da Lei. Prendere un tempo appartandosi (time-out) per “scendere” e rilassarsi di nuovo. Poi rientrare in classe, ma senza pregiudizi o aspettative negative, cancellare dalla mente l’accaduto. Solitamente un bambino adhd perdona e dimentica. Faccia la stessa cosa! Solo così riesce ad istaurare un rapporto positivo.
• non solo registrare quando qualcosa è andata storta, ma quando qualcosa è andata molto bene, riconoscerlo ed anche esprimerlo in parole!
• Non fare ingrandire una situazione, intervenire all’inizio con un richiamo breve. Richiamare l’attenzione con un segnale (tocco sulle spalle per es.)
• Controllare ogni giorno se i compiti nuovi sono scritti ed i compiti precedenti sono fatti. Dire al suono di campana “…e i compiti…” è la via più sicura che un bambino adhd non sentirà almeno la metà.
• Motivare con lodi e feedback positivo. Non criticare davanti alla classe. Quando sorge un problema, discuterlo in privato tra 4 occhi.
• LODE ! la lode è la chiave per accedere a questi bambini, da un lato perché solitamente vengono solo rimproverati e quindi sono quasi affamati a ricevere qualche parola positiva. Un altro aspetto della lode è che fa scaturire delle emozioni positive e forti che stimolano il sistema libico. Con la stimolazione di questa parte del nostro cervello, dove vengono “create” e rafforzate le nostre emozioni, i bambini possono compensare il loro disturbo attentivo almeno in parte e diventano più concentrati ed “accessibili”.
• Accettare la spinta di muoversi del bambino: permettere il dondolarsi o alzarsi (quando il momento della lezione lo permette)
• Durante lezioni aperte permettere anche che lavori a terra o in un angolo.
• Dare opportunità di muoversi: un giro lungo il corridoio (e rientrare subito! Regola!), prendere cose in segreteria, pulire la lavagna, giochi di movimento ecc.)
• Ignorare le camminate verso il cestino.
STRUTTURE
• creare delle strutture chiare e dare delle ordini lineari
• suddividere un compito in piccoli passi (dimenticanza)
• esercitare l’autoistruzione: Stop! Guarda! Pensa! Agisci! Controlli!
• Dare degli aiuti per ricordare e dare delle regole
• Rituali! Si sa che i rituali facilitano l’orientamento ai bambini. Questo vale in modo particolare per i bambini con adhd.
• Appendere un’orologio con le frecce. I bambini con adhd non hanno un buon concetto del tempo. Vivono solo l’ora e adesso. Tramite le frecce indichi il tempo, così il bambino si può orientare meglio.
• Usare la metà della scrivania per indicare lo svolgimento della lezione. Questo aiuta il bambino a comprendere in quale fase della lezione si trova.
• Ricreazione: il bambino adhd ha difficoltà nel cambiamento veloce delle situazioni. Esempio: nella lezione di ginnastica tutti giocano liberamente. Poi l’insegnante chiede che tutti si raccolgano in mezzo alla palestra. Mentre già si è formato un cerchio, il bambino adhd ancora è in giro come se non avesse afferrato la chiamata. E’ meglio introdurre lentamente il prossimo passaggio. Dare un compito al bambino con adhd dove deve utilizzare molta forza (impulsi propiocettive). Attraverso l’alta tensione muscolare il “motore scende di marcia”. In questo contesto rifletta se non permettere la chewing-gum durante le lezioni. L’impulso nel masticare ha lo stesso effetto.
CONSEGUENZA
• poche regole chiare, ma non troppo pignole
• badare all’osservanza di queste regole in modo costante e conseguente
• parlare al bambino con gentilezza, sicuro, tranquillo, ma anche deciso,
• tenere il contatto con gli occhi, eventualmente contatto corporeo (per esempio toccare le spalle)
• Quando c’è una lite spesso il bambino adhd non è lontano. Ma attenzione! Non sempre il bambino è colui che ha causato la lite! Questi bambini di solito sono molto sensibili e pronti ad aiutare gli altri. Hanno inoltre un forte senso della giustizia, quindi probabilmente avranno tentato di far cessare la lite e sono andati a finire nel mezzo.
• Anche i compagni sanno bene “quali bottoni premere” per provocare il bambino adhd. Quindi attenzione con l’attribuzione di colpe.
IL LIBRO ROSA
• probabilmente ci sarà un momento in cui Le viene difficile vedere il bambino sotto una luce positiva. In questo caso potrebbe essere utile il libro rosa. Si prenda pochi minuti e scriva tutto quello che trova di positivo in questo bambino. Chieda anche ai colleghi.
• Nessuno, nemmeno il bambino più provocatorio o l’insegnante pessimo, ha solo delle caratteristiche negative. Cerchi solo le caratteristiche positive. Solo quest’azione L’aiuterà a correggere l’attitudine verso questo bambino.
• Dire al bambino chiaramente ciò che ci si aspetta da lui. Non dire: “ma non fare questi scarabocchi!”, invece dire: “cerca di restare sulle linee!”
• Spesso questi bambini hanno delle difficoltà grafomotoriche, si stancano velocemente nella scrittura. Quindi non valutare la forma ma il contenuto.
• A parte tutto il bambino ha un disturbo! Ha il diritto di ottenere il suo aiuto ed è dipendente da questo!
• Chi deve fare tutto quanto? LEI ! I bambini adhd sono una sfida, non un problema. Forse molti consigli fanno parte del Suo bagaglio professionale, forse li applica già, magari con poca conseguenza e constanza. Molti consigli fanno bene non solo ai bambini con adhd, Lei si accorgerà come ne approfitteranno anche gli altri!
NELLA CALMA CI STA LA FORZA!
sabrina- Senior Member
- Numero di messaggi : 231
Data d'iscrizione : 11.12.08
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
CORSO DI FORMAZIONE
“L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEGLI ALUNNI ADHD”
http://www.orvietosettemartiri.it/adhd/adhd/06-07/Parte%201.pdf
“L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEGLI ALUNNI ADHD”
http://www.orvietosettemartiri.it/adhd/adhd/06-07/Parte%201.pdf
Ultima modifica di Maestra Gabriella il Sab Nov 12, 2011 8:45 pm - modificato 1 volta. (Motivazione : reso link attivo)
kucy1- Millenium member
- Numero di messaggi : 576
Data d'iscrizione : 25.11.08
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
volevo ringraziare Sabrina per aver riportato alcune indicazioni dal blog BAMBINI VIVACI: questi bambini sono davvero una sfida, e dopo tanta letteratura avere indicazioni chiare (e quindi vedere che anche ad altri sono successe le mie cose) aiuta molto. grazie!
maestramartina- Nuovo member
- Numero di messaggi : 3
Data d'iscrizione : 29.10.09
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
Grazie di vero cuore, grazie a queste indicazioni posso calibrare meglio l'interazione con il mio bambino a scuola.
nutella67- Nuovo member
- Numero di messaggi : 1
Data d'iscrizione : 29.01.10
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
TESI DELLA Dott.ssa Simona LEONARDI…
Master di 1 livello in “ Tecniche di Riabilitazione Psicologica”
DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITA'
Introduzione…………………………………………...p. 3
1.Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività….p. 5
1.1 Definizione………………………………………………….p. 5
1.2 Clinica del disturbo da deficit di attenzione e iperattività…..p. 8
1.3 Diagnosi del disturbo da deficit di attenzione e iperattività…p. 9
2. Eziopatogenesi del disturbo da deficit di attenzione e iperattività…………………………………………….p. 12
2.1 Funzioni Esecutive in ragazzi con ADHD:
originariamente un deficit di inibizione? ……………………….p. 15
2.2 Selezione procedure per il normale controllo del gruppo…...p. 17
2.3 Compiti……………………………………………………...p. 18
2.3.1 Inibizione di una risposta prepotente…………………………………p. 18
2.3.2 Stop paradigm………………………………………………………...p. .18
2.3.3 Inibizione di un risposta comportamentale…………………………...p. 19
2.3.4 Eseguire un compito………………………………………………….p. 20
2.3.5 Controllo di interferenza……………………………………………...p. 21
2.3.6 Flanker Task…………………………………………………………..p 21
2.3.7 Test della torre di Londra ……………………………………………p. 23
2.3.8 Set shifting............................................................................................p. 26
2.3.9 Wisconsin Card Sortine Test................................................................p. 26
2.3.10 Working memory................................................................................p. 27
2.3.11 Self Ordered Pointing Task ............................................................... p. 27
2.3.12 Fluenza verbale ……………………………………………………..p. 28
2.3.13 Test per il controllo orale dell’associazione di parole……………….p. 28
2.3.15 Corsi block tappino test………………………………………………p.29
3. Presentazione del caso……………………………..p. 30
3.1 Anamnesi…………………………………………………...p. 30
3.2 Osservazione del bambino durante le terapie……………....p. 38
4. Presupposti teorici per l’intervento……………… p. 40
4.1 Ipotesi d’intervento…………………………………………p. 42
4.2 Importanza del ruolo della famiglia nel processo di riabilitazione del bambino…………………………………………………….p. 49
Conclusioni………………………………….………....p.53
Bibliografia………………………………….………....p.55
http://www.cslogos.it/uploads/File/tesi%20ADHD.doc
Master di 1 livello in “ Tecniche di Riabilitazione Psicologica”
DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITA'
Introduzione…………………………………………...p. 3
1.Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività….p. 5
1.1 Definizione………………………………………………….p. 5
1.2 Clinica del disturbo da deficit di attenzione e iperattività…..p. 8
1.3 Diagnosi del disturbo da deficit di attenzione e iperattività…p. 9
2. Eziopatogenesi del disturbo da deficit di attenzione e iperattività…………………………………………….p. 12
2.1 Funzioni Esecutive in ragazzi con ADHD:
originariamente un deficit di inibizione? ……………………….p. 15
2.2 Selezione procedure per il normale controllo del gruppo…...p. 17
2.3 Compiti……………………………………………………...p. 18
2.3.1 Inibizione di una risposta prepotente…………………………………p. 18
2.3.2 Stop paradigm………………………………………………………...p. .18
2.3.3 Inibizione di un risposta comportamentale…………………………...p. 19
2.3.4 Eseguire un compito………………………………………………….p. 20
2.3.5 Controllo di interferenza……………………………………………...p. 21
2.3.6 Flanker Task…………………………………………………………..p 21
2.3.7 Test della torre di Londra ……………………………………………p. 23
2.3.8 Set shifting............................................................................................p. 26
2.3.9 Wisconsin Card Sortine Test................................................................p. 26
2.3.10 Working memory................................................................................p. 27
2.3.11 Self Ordered Pointing Task ............................................................... p. 27
2.3.12 Fluenza verbale ……………………………………………………..p. 28
2.3.13 Test per il controllo orale dell’associazione di parole……………….p. 28
2.3.15 Corsi block tappino test………………………………………………p.29
3. Presentazione del caso……………………………..p. 30
3.1 Anamnesi…………………………………………………...p. 30
3.2 Osservazione del bambino durante le terapie……………....p. 38
4. Presupposti teorici per l’intervento……………… p. 40
4.1 Ipotesi d’intervento…………………………………………p. 42
4.2 Importanza del ruolo della famiglia nel processo di riabilitazione del bambino…………………………………………………….p. 49
Conclusioni………………………………….………....p.53
Bibliografia………………………………….………....p.55
http://www.cslogos.it/uploads/File/tesi%20ADHD.doc
Ultima modifica di Admin Gabriella il Gio Mag 20, 2010 10:00 pm - modificato 1 volta.
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
Complimenti e grazie per aver inserito questa tesi nel forum!
La sindrome da deficit attentivo con iperattività mi interessa particolarmente, ed è sempre mio personale oggetto di studio e approfondimento. Già nell'ormai lontano 1993 organizzai un congresso sul tema, invitando relatori di tutte le discipline e provenienze. Recentemente credo che anche l'ADHD stia assumendo, come altre patologie, una proporzione allarmante nel novero delle comunicopatie.
Non ho ancora letto il contenuto della tesi che è stata offerta alla nostra osservazione nel forum, ma ringrazio l'Amministratrice Gabriella, a priori e a prescindere da quanto saranno condivisibili o meno i contenuti del lavoro della Dott.ssa Leonardi. Sarà comunque utile per tutti noi andare ad immergersi nuovamente in questo tema.
Massimo Borghese
La sindrome da deficit attentivo con iperattività mi interessa particolarmente, ed è sempre mio personale oggetto di studio e approfondimento. Già nell'ormai lontano 1993 organizzai un congresso sul tema, invitando relatori di tutte le discipline e provenienze. Recentemente credo che anche l'ADHD stia assumendo, come altre patologie, una proporzione allarmante nel novero delle comunicopatie.
Non ho ancora letto il contenuto della tesi che è stata offerta alla nostra osservazione nel forum, ma ringrazio l'Amministratrice Gabriella, a priori e a prescindere da quanto saranno condivisibili o meno i contenuti del lavoro della Dott.ssa Leonardi. Sarà comunque utile per tutti noi andare ad immergersi nuovamente in questo tema.
Massimo Borghese
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
Torno a scrivere sull'argomento dopo aver letto la tesi. Bel lavoro, chiaro, esposto con semplicità esauriente, sufficientemente bilanciato anche tra le diverse correnti di pensiero circa alcuni fattori patogenetici. Valida anche la trattazione degli aspetti terapeutici. Solo la bibliografia mi è risultata un po' scarna e poco rappresentativa. Comunque, complimenti all'Autrice e ad Admin Gabriella.
Massimo Borghese
Massimo Borghese
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
mborghese ha scritto:Torno a scrivere sull'argomento dopo aver letto la tesi. Bel lavoro, chiaro, esposto con semplicità esauriente, sufficientemente bilanciato anche tra le diverse correnti di pensiero circa alcuni fattori patogenetici. Valida anche la trattazione degli aspetti terapeutici. Solo la bibliografia mi è risultata un po' scarna e poco rappresentativa. Comunque, complimenti all'Autrice e ad Admin Gabriella.
Massimo Borghese
io l'ho letta in parte , causa stato influenzale a fine maggio ... , la ringrazio per la recensione ma la prego di chiamarmi solo Gabriella . Quell'admin mi fa sembrare tanto disataccata da voi ... e questo non è vero !
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
Provvedo subito: Grazie ancora e complimenti per l'iniziativa (oltre che per tutto il forum), Gabriella
Massimo
Massimo
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
Pubblicato sulla rivista "Baby Magazine", numero 9 del 2008:
LA SINDROME DA DEFICIT ATTENTIVO CON IPERATTIVITA' (ADHD)
A cura del Dott. Massimo Borghese
La sindrome da deficit dell’attenzione con iperattività, altresì nota come ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) rappresenta una patologia rilevabile soprattutto o inizialmente in età evolutiva, e caratterizzata essenzialmente dalla presenza di sintomi quali iperattività, scarse capacità di concentrazione, impulsività, difficoltà di coordinazione.Nel corso degli ultimi anni si sta assistendo ad un notevole incremento numerico di casi di ADHD, e non perché si sono affinate le capacità di osservazione e di formulazione diagnostica, ma per un effettivo aumento di bambini che sin dalla scuola materna manifestano diversi sintomi riferibili a tale sindrome, con un’intensità ed una durata sufficienti per poter parlare di vero e proprio disturbo. Attualmente si calcola che più del 5% della popolazione scolastica rientri nell’ambito dell’ADHD, con netta prevalenza del sesso maschile (da 3 a 9 maschi ogni femmina), persistenza della sintomatologia fino all’adolescenza in circa i due terzi dei casi, e fino all’età adulta in un terzo. Il bambino affetto da deficit attentivo con iperattività, spesso non riesce a: mantenere l’attenzione per un periodo prolungato, evitare di distrarsi, ascoltare e seguire istruzioni, prestare cura ai dettagli, affrontare compiti lunghi terminandoli nei tempi previsti, avere cura delle proprie cose. A causa della sua patologia: – Si muove eccessivamente anche in contesti poco adeguati. – Sembra continuamente “mosso da un motorino”. – Passa continuamente da un’attività all’altra. – Parla eccessivamente. – Interrompe ed è invadente verso gli altri. – “Spara” risposte a caso. – Nel gioco non sa aspettare il proprio turno ed è impaziente. – Agisce senza riflettere, non valutando le conseguenze di ciò che fa. – Ha una scarsa capacità di sopportare frustrazioni e di differire bisogni e desideri, scarsa autoregolazione di emozioni ed impulsi, scarsa autostima, scarsa motivazione e scarsa tenuta nelle attività che richiedono sforzo cognitivo.
Nel corso dell’attività di foniatra, ossia di specialista in fisiopatologia della comunicazione, che entra in contatto in un rapporto inizialmente diagnostico con soggetti comunicopatici, il riscontro di sindromi caratterizzate da deficit dell’attenzione con iperattività, a volte identifica una formulazione diagnostica diretta ed immediata, soprattutto nei casi in cui un bambino giunge in visita perché considerato disattento ed iperattivo (e quindi il dato anamnestico già di per sé costituisce un riconoscimento preliminare, da parte dei familiari, delle disabilità del bambino), altre volte invece identifica un rilievo aggiuntivo in un contesto clinico il cui quadro è dominato da altre sintomatologie, quali i ritardi di linguaggio, disturbi della fluenza verbale, alterazioni della voce, disabilità di apprendimento (lettura, scrittura, calcolo), psicosi, autismo. Quest’ultima patologia, negli ultimi anni è stata sempre più avvicinata all’ADHD, sia per effettivi riscontri di manifestazioni cliniche comuni in un’elevata percentuale di casi, sia in seguito a studi genetici che ne hanno evidenziato comuni origini.
Nell’ambito di una casistica personale, identifico in queste forme cliniche i diversi quadri di sindrome da deficit attentivo con iperattività rilavati in un campione di 200 bambini di età compresa tra tre e dieci anni:
– Forme pure, cioè senza sintomi associati evidenti in occasione della prima visita: 33%
– Forme con evidenti sintomi associati (disfemia, dislalie, disfonia, dislessia…): 36%
– In ambito di sindromi autistiche: 31%.
In circa un terzo dei bambini appartenenti a questa casistica, ho concluso la prima visita-osservazione foniatrica con la diagnosi diretta di “sindrome da deficit attentivo con iperattività” quando la sintomatologia preponderante era rappresentata dall’evidente instabilità motoria, e le capacità di prestare attenzione alle consegne anche più semplici risultavano insufficienti.
A seconda poi dell’età anagrafica, si riscontrava anche una relativa inadeguatezza delle abilità percettive, motorie globali e fini, grafiche, curriculari, cognitive, comportamentali.
In un altro terzo (circa) dei casi, alla sintomatologia su descritta, si univa in misura altrettanto evidente, direi preponderante, la presenza di uno o più sintomi tipicamente “foniatrici” (almeno secondo l’accezione tradizionale) quali numerose dislalie, disfonia, o disfluenza verbale. Va sottolineato che in più della metà di questo 36%, mi è capitato di riscontrare due o più sintomi associati, come ad esempio, dislalie e disfemia, dislalie e disfonia…
Massimo Borghese
LA SINDROME DA DEFICIT ATTENTIVO CON IPERATTIVITA' (ADHD)
A cura del Dott. Massimo Borghese
La sindrome da deficit dell’attenzione con iperattività, altresì nota come ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) rappresenta una patologia rilevabile soprattutto o inizialmente in età evolutiva, e caratterizzata essenzialmente dalla presenza di sintomi quali iperattività, scarse capacità di concentrazione, impulsività, difficoltà di coordinazione.Nel corso degli ultimi anni si sta assistendo ad un notevole incremento numerico di casi di ADHD, e non perché si sono affinate le capacità di osservazione e di formulazione diagnostica, ma per un effettivo aumento di bambini che sin dalla scuola materna manifestano diversi sintomi riferibili a tale sindrome, con un’intensità ed una durata sufficienti per poter parlare di vero e proprio disturbo. Attualmente si calcola che più del 5% della popolazione scolastica rientri nell’ambito dell’ADHD, con netta prevalenza del sesso maschile (da 3 a 9 maschi ogni femmina), persistenza della sintomatologia fino all’adolescenza in circa i due terzi dei casi, e fino all’età adulta in un terzo. Il bambino affetto da deficit attentivo con iperattività, spesso non riesce a: mantenere l’attenzione per un periodo prolungato, evitare di distrarsi, ascoltare e seguire istruzioni, prestare cura ai dettagli, affrontare compiti lunghi terminandoli nei tempi previsti, avere cura delle proprie cose. A causa della sua patologia: – Si muove eccessivamente anche in contesti poco adeguati. – Sembra continuamente “mosso da un motorino”. – Passa continuamente da un’attività all’altra. – Parla eccessivamente. – Interrompe ed è invadente verso gli altri. – “Spara” risposte a caso. – Nel gioco non sa aspettare il proprio turno ed è impaziente. – Agisce senza riflettere, non valutando le conseguenze di ciò che fa. – Ha una scarsa capacità di sopportare frustrazioni e di differire bisogni e desideri, scarsa autoregolazione di emozioni ed impulsi, scarsa autostima, scarsa motivazione e scarsa tenuta nelle attività che richiedono sforzo cognitivo.
Nel corso dell’attività di foniatra, ossia di specialista in fisiopatologia della comunicazione, che entra in contatto in un rapporto inizialmente diagnostico con soggetti comunicopatici, il riscontro di sindromi caratterizzate da deficit dell’attenzione con iperattività, a volte identifica una formulazione diagnostica diretta ed immediata, soprattutto nei casi in cui un bambino giunge in visita perché considerato disattento ed iperattivo (e quindi il dato anamnestico già di per sé costituisce un riconoscimento preliminare, da parte dei familiari, delle disabilità del bambino), altre volte invece identifica un rilievo aggiuntivo in un contesto clinico il cui quadro è dominato da altre sintomatologie, quali i ritardi di linguaggio, disturbi della fluenza verbale, alterazioni della voce, disabilità di apprendimento (lettura, scrittura, calcolo), psicosi, autismo. Quest’ultima patologia, negli ultimi anni è stata sempre più avvicinata all’ADHD, sia per effettivi riscontri di manifestazioni cliniche comuni in un’elevata percentuale di casi, sia in seguito a studi genetici che ne hanno evidenziato comuni origini.
Nell’ambito di una casistica personale, identifico in queste forme cliniche i diversi quadri di sindrome da deficit attentivo con iperattività rilavati in un campione di 200 bambini di età compresa tra tre e dieci anni:
– Forme pure, cioè senza sintomi associati evidenti in occasione della prima visita: 33%
– Forme con evidenti sintomi associati (disfemia, dislalie, disfonia, dislessia…): 36%
– In ambito di sindromi autistiche: 31%.
In circa un terzo dei bambini appartenenti a questa casistica, ho concluso la prima visita-osservazione foniatrica con la diagnosi diretta di “sindrome da deficit attentivo con iperattività” quando la sintomatologia preponderante era rappresentata dall’evidente instabilità motoria, e le capacità di prestare attenzione alle consegne anche più semplici risultavano insufficienti.
A seconda poi dell’età anagrafica, si riscontrava anche una relativa inadeguatezza delle abilità percettive, motorie globali e fini, grafiche, curriculari, cognitive, comportamentali.
In un altro terzo (circa) dei casi, alla sintomatologia su descritta, si univa in misura altrettanto evidente, direi preponderante, la presenza di uno o più sintomi tipicamente “foniatrici” (almeno secondo l’accezione tradizionale) quali numerose dislalie, disfonia, o disfluenza verbale. Va sottolineato che in più della metà di questo 36%, mi è capitato di riscontrare due o più sintomi associati, come ad esempio, dislalie e disfemia, dislalie e disfonia…
Massimo Borghese
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
Questo il link di collegamento con la rivista Baby Magazine che ha pubblicato l'articolo sull'ADHD: http://www.babymagazine.it/sindrome-deficit-attentivo/
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
http://www.aifa.it/decalogo_controllo-stress-emotivo.htm
Decalogo per l'insegnante per il controllo dello stress emotivo
Tratto da "Scuola disattenta" di Domenico Nardella
Decalogo per l'insegnante per il controllo dello stress emotivo
Tratto da "Scuola disattenta" di Domenico Nardella
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
Ho letto con interesse il decalogo. Nutro qualche perplessità però quando leggo "...usare tecniche di rilassamento per ridurre il livello di stress...".
Che cosa si intende? Colgo l'occasione per segnalare che occorre un'approfondita conoscenza e padronanza di tali metodiche soprattutto in età evolutiva.
Per il resto, su quanto scritto, ok.
Massimo Borghese
Che cosa si intende? Colgo l'occasione per segnalare che occorre un'approfondita conoscenza e padronanza di tali metodiche soprattutto in età evolutiva.
Per il resto, su quanto scritto, ok.
Massimo Borghese
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
E' stato appena pubblicato sulla rivista "I Care", un mio lavoro sulla sindrome da deficit dell'attenzione con iperattività. L'ho riportato nel forum del mio sito. Per quanti interessati a leggerlo, questo è il link di collegamento: https://secure.7host.com/drborghese/phpBB2/viewtopic.php?p=3991#3991
Massimo Borghese
Massimo Borghese
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
Ottimo ed utile inserimento, quest'ultimo, cara Gabriella.
Complimenti anche a chi l'ha postato all'origine.
Massimo Borghese
Complimenti anche a chi l'ha postato all'origine.
Massimo Borghese
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
IL BAMBINO IPERATTIVO
alcune indicazioni per aiutarlo…
(tratte da: Daniele Fedeli (docente di Psicopatologia Clinica dell'Università di Udine),
"La sindrome di Pierino: il controllo dell'iperattività" -
M. Gordon "How to operate an ADHD clinic or subspecialty practice"
GSI Pubblications -
D. Donovan e D. McIntyre, "Che cosa ti avevo detto?" -
1) AIUTAMI A FOCALIZZARE L'ATTENZIONE SU DI TE... Considera il mio "modo" di entrare in contatto con l'ambiente: ho bisogno di movimento, di fare gesti e mani alzate!
2) ...E ASSICURATI CHE TI STIA ASCOLTANDO. Quando svolgo un’ attività che mi richiede molta concentrazione, mi capita di rispondere in modo automatico ed impulsivo. Quanti disguidi nascono! Basta un piccolo gesto per richiamare la mia attenzione!
3) ATTENZIONE AI SIGNIFICATI CONVENZIONALI. Io recepisco quello che dici alla lettera e in modo logico. Espressioni come: "Non ti sai comportare come si deve!", "Le vuoi prendere?", "Che cosa ti ho appena detto?","La smetti?" non ottengono il risultato da te sperato perché io le interpreto con un'altra modalità. Molti di questi ordini poi mi fanno fare esattamente il contrario di ciò che tu avevi in mente, come: "Dillo un'altra volta!" "Avanti! Tocca quel giocattolo e vedrai cosa ti succede!"
4) SEI TROPPO COMPLICATO... I messaggi vanno formulati in maniera molto diretta, senza "giri di parole"... altrimenti mi confondo!
5) DAMMI PRIMA QUELLO DI CUI HO BISOGNO. Non darmi quello di cui TU hai bisogno ma vieni incontro ai MIEI bisogni fisici ed emotivi. Ho bisogno di appoggio, regole e limiti fin dalla prima età e con continuità nel tempo.
6) PERCHE’ TUTTE QUESTE REGOLE? Le regole vanno commisurate alle mie possibilità: poche regole e molto chiare. Mi devi descrivere - di volta in volta e con molta linearità - il comportamento o il risultato che ti aspetti da me.
7) PERCHE' QUANDO MI PARLI NON TI FAI SENTIRE? Devi mostrarmi come un compito va eseguito, dandomi delle istruzioni con voce chiara. Per me è utile ripetere le Tue istruzioni, esprimendole ad alta voce, finché non avrò interiorizzato la sequenza.
8 ) MI DICI TROPPE COSE TUTTE ASSIEME. I messaggi vanno trasmessi uno per volta, altrimenti io li "cumulo" e poi me li dimentico! Se tu "segmenti" i comportamenti in una sequenza operativa ("...ora prendo il libro, cerco la pagina, la leggo tutta senza interruzioni..."), per me è tutto più facile. Se poi i compiti sono troppo lunghi o complessi... spezzettali in parti più piccole! Così mantengo la capacità d'attenzione ed il controllo sull'obiettivo da raggiungere.
9) NON L'HO DIMENTICATO... È SOLO CHE NON L'HO SENTITO LA PRIMA VOLTA! Dammi le indicazioni un passo alla volta e chiedimi che cosa penso che tu abbia detto e se non capisco subito... ripetimelo usando parole diverse!
10) SONO NEI GUAI, NON RIESCO A FARLO! Offrimi delle alternative alla soluzione dei problemi: aiutami ad usare una strada secondaria se la principale è bloccata.
11) ...E FAMMI RITORNARE SULLE COSE CHE ABBANDONO SUBITO. A volte abbandono giochi o attività dopo pochi minuti, forse per paura di non riuscire a superare piccole difficoltà. Affrontiamo insieme quello che io abbandono facilmente.
12) HO QUASI FINITO ADESSO? Dammi dei periodi di lavoro brevi, con obiettivi a breve termine
13) HO BISOGNO DI SAPERE COSA VIENE DOPO. Dammi un ambiente in cui ci sia una routine costante ed avvertimi se ci saranno dei cambiamenti. Ricordati che i cambiamenti avvengono nel quotidiano, all'interno di esperienze significative e strutturate. Non servono "rivoluzioni": è proprio dentro la routine che puoi incidere per farmi modificare il mio comportamento.
14) SE NON TI DO’ RETTA...E' PERCHE' MI ANNOIO! Io mi stanco facilmente, mi annoio e peggioro nettamente in situazioni poco motivanti. Stabilire una "routine", gestendo senza sorprese le varie fasi della giornata non significa "appiattire i contenuti" della giornata stessa!
15) MI REGALI UN PAUSA? In effetti, nessuno meglio di me sa come mi sento io. Quindi, se in extremis ti chiedo un momento di pausa per guardarmi attorno e mettermi in comunicazione con l'ambiente che mi circonda, stabiliamolo assieme, ma non me lo negare...
16) SE HO FATTO BENE DIMMELO SUBITO. Dammi un feedback "nutriente" ed immediato su quello che sto facendo e ricordami (e ricordati!) delle mie qualità, specialmente nelle giornate negative.
17) SE FACCIO BENE DAMMI UN PREMIO SIMBOLICO! Se mi gratifichi o mi fai pagare un simbolico "prezzo" per i miei comportamenti, mi incentivi ad autocorreggermi! (gli adulti lo chiamano "autocontrollo cognitivo")
18) È SEMPRE TUTTO SBAGLIATO? Premiami anche solo per un successo parziale, non solo per la perfezione.
19) FAMMI CAPIRE CHI HA SBAGLIATO. Molto spesso usi espressioni impersonali che non mi permettono di capire che ho sbagliato, come ad esempio: "E' stata una settimana orrenda!" "E' stata una festa di compleanno da scordare!" Indicami dove ho sbagliato e chi ha sbagliato! Generalizzando i fatti, innesti un meccanismo di de-responsabilizzazione che non mi porta alcun frutto. Ho bisogno di indicazioni precise!
20) NON MI PUNIRE DURAMENTE SE FACCIO QUALCOSA CHE NON VA BENE PER TE... Riconsidera il Tuo modo di punirmi. Non mi devi ferire ma riportarmi al comportamento corretto il più rapidamente possibile. Quando disturbo o mi oppongo, le punizioni dure servono a poco: così avviamo un'escalation senza fine!
21) ...E SE SEI TROPPO ARRABBIATO, NON MI SGRIDARE! La rabbia non mi rende più obbediente! Quando sei molto arrabbiato io concentro la mia attenzione sui Tuoi sentimenti negativi e vivo un’ ulteriore esperienza negativa. Difficilmente mi servirà a qualcosa quella sgridata.
22) DISORDINE CHIAMA DISORDINE. Certo che se l'ambiente nel quale mi fai lavorare mi distrae di per sé... possiamo eliminare tutte queste distrazioni? Per esempio, quando si fanno i compiti, fammi tenere sul tavolo solo ciò che è realmente indispensabile...
23) CONDIVIDI CON ME. Stare insieme a parlare, ad ascoltarmi, a giocare e a disegnare è fondamentale per poter sviluppare la mia attenzione vigile insieme a tanti benefici per la mia crescita.
24) NON SAPEVO CHE NON ERO AL MIO POSTO. Ricordami di "ascoltarmi", di ascoltare le mie emozioni e ricordami di pensare prima di agire. Se imparo a "mettere del tempo" tra il pensiero e l'azione, farò meno disastri!
25) PREVENIRE E’ MEGLIO CHE REPRIMERE. Prima di portarmi in ambienti in cui posso scatenarmi con comportamenti troppo agitati (come le feste di compleanno!), ricordami come mi dovrò comportare... ed intervieni subito quando capisci che sto per perdere il controllo di me!
26) MI INSEGNI A FARMI VOLER BENE? Dimmi cosa è adeguato per Voi adulti, come posso chiedere qualche cosa senza essere aggressivo, come posso risolvere un conflitto, come posso conversare senza interrompere sempre l'interlocutore. Se facciamo delle simulazioni io e Te, per me sarà tutto più facile quando mi capiterà veramente!
27) SE ASCOLTO VERRO' ASCOLTATO. M'insegni anche a coltivare la capacità di ascoltare gli altri? Aiutami a capire che se non ascolto difficilmente verrò ascoltato quando ne avrò bisogno. Così imparerò a comprendere i sentimenti altrui e quindi di riflesso - i miei.
28) OGNI AZIONE HA UNA REAZIONE. Se mi fai comprendere bene che ogni mia azione avrà poi una reazione, da parte dell'ambiente e delle persone, mi aiuterai molto. Fammi esempi a me vicini e facilmente comprensibili, anche mediante il gioco degli opposti ("se maltratto il gatto, il gatto mi graffia", "se aiuto il cane il cane mi vorrà bene" etc.)
29) MA IO NON VALGO NULLA? Spesso ho un basso senso di autostima e mi sento "un fallimento": mi puoi valorizzare nei miei aspetti positivi, sostenendomi ed incoraggiandomi? Fammi percepire la Tua fiducia in me, per favore...
30) IO "SONO COME MI COMPORTO"? Io non sono "sbagliato". E' pericoloso e dannoso confondermi con i miei comportamenti, perché così divento "effetto totale" di essi e non posso più intervenire per modificarli/risolverli. Ciò che c'è di "sbagliato" non sono io, ma il modo in cui mi comporto: fammi comprendere che io posso sempre decidere di far qualcosa di concreto per impegnarmi a migliorare.
31) NON ARRENDERTI! Se fin dalle prime volte non ottieni i risultati sperati non arrenderti. Si tratta di approcci semplici ma che richiedono sforzo e tempi non brevi. Ogni mio comportamento può essere "trasformato" ma è necessaria perseveranza, pazienza, coerenza e continuità nel tempo.
adattamento a cura della psicopedagogista
P. Paolini
alcune indicazioni per aiutarlo…
(tratte da: Daniele Fedeli (docente di Psicopatologia Clinica dell'Università di Udine),
"La sindrome di Pierino: il controllo dell'iperattività" -
M. Gordon "How to operate an ADHD clinic or subspecialty practice"
GSI Pubblications -
D. Donovan e D. McIntyre, "Che cosa ti avevo detto?" -
1) AIUTAMI A FOCALIZZARE L'ATTENZIONE SU DI TE... Considera il mio "modo" di entrare in contatto con l'ambiente: ho bisogno di movimento, di fare gesti e mani alzate!
2) ...E ASSICURATI CHE TI STIA ASCOLTANDO. Quando svolgo un’ attività che mi richiede molta concentrazione, mi capita di rispondere in modo automatico ed impulsivo. Quanti disguidi nascono! Basta un piccolo gesto per richiamare la mia attenzione!
3) ATTENZIONE AI SIGNIFICATI CONVENZIONALI. Io recepisco quello che dici alla lettera e in modo logico. Espressioni come: "Non ti sai comportare come si deve!", "Le vuoi prendere?", "Che cosa ti ho appena detto?","La smetti?" non ottengono il risultato da te sperato perché io le interpreto con un'altra modalità. Molti di questi ordini poi mi fanno fare esattamente il contrario di ciò che tu avevi in mente, come: "Dillo un'altra volta!" "Avanti! Tocca quel giocattolo e vedrai cosa ti succede!"
4) SEI TROPPO COMPLICATO... I messaggi vanno formulati in maniera molto diretta, senza "giri di parole"... altrimenti mi confondo!
5) DAMMI PRIMA QUELLO DI CUI HO BISOGNO. Non darmi quello di cui TU hai bisogno ma vieni incontro ai MIEI bisogni fisici ed emotivi. Ho bisogno di appoggio, regole e limiti fin dalla prima età e con continuità nel tempo.
6) PERCHE’ TUTTE QUESTE REGOLE? Le regole vanno commisurate alle mie possibilità: poche regole e molto chiare. Mi devi descrivere - di volta in volta e con molta linearità - il comportamento o il risultato che ti aspetti da me.
7) PERCHE' QUANDO MI PARLI NON TI FAI SENTIRE? Devi mostrarmi come un compito va eseguito, dandomi delle istruzioni con voce chiara. Per me è utile ripetere le Tue istruzioni, esprimendole ad alta voce, finché non avrò interiorizzato la sequenza.
8 ) MI DICI TROPPE COSE TUTTE ASSIEME. I messaggi vanno trasmessi uno per volta, altrimenti io li "cumulo" e poi me li dimentico! Se tu "segmenti" i comportamenti in una sequenza operativa ("...ora prendo il libro, cerco la pagina, la leggo tutta senza interruzioni..."), per me è tutto più facile. Se poi i compiti sono troppo lunghi o complessi... spezzettali in parti più piccole! Così mantengo la capacità d'attenzione ed il controllo sull'obiettivo da raggiungere.
9) NON L'HO DIMENTICATO... È SOLO CHE NON L'HO SENTITO LA PRIMA VOLTA! Dammi le indicazioni un passo alla volta e chiedimi che cosa penso che tu abbia detto e se non capisco subito... ripetimelo usando parole diverse!
10) SONO NEI GUAI, NON RIESCO A FARLO! Offrimi delle alternative alla soluzione dei problemi: aiutami ad usare una strada secondaria se la principale è bloccata.
11) ...E FAMMI RITORNARE SULLE COSE CHE ABBANDONO SUBITO. A volte abbandono giochi o attività dopo pochi minuti, forse per paura di non riuscire a superare piccole difficoltà. Affrontiamo insieme quello che io abbandono facilmente.
12) HO QUASI FINITO ADESSO? Dammi dei periodi di lavoro brevi, con obiettivi a breve termine
13) HO BISOGNO DI SAPERE COSA VIENE DOPO. Dammi un ambiente in cui ci sia una routine costante ed avvertimi se ci saranno dei cambiamenti. Ricordati che i cambiamenti avvengono nel quotidiano, all'interno di esperienze significative e strutturate. Non servono "rivoluzioni": è proprio dentro la routine che puoi incidere per farmi modificare il mio comportamento.
14) SE NON TI DO’ RETTA...E' PERCHE' MI ANNOIO! Io mi stanco facilmente, mi annoio e peggioro nettamente in situazioni poco motivanti. Stabilire una "routine", gestendo senza sorprese le varie fasi della giornata non significa "appiattire i contenuti" della giornata stessa!
15) MI REGALI UN PAUSA? In effetti, nessuno meglio di me sa come mi sento io. Quindi, se in extremis ti chiedo un momento di pausa per guardarmi attorno e mettermi in comunicazione con l'ambiente che mi circonda, stabiliamolo assieme, ma non me lo negare...
16) SE HO FATTO BENE DIMMELO SUBITO. Dammi un feedback "nutriente" ed immediato su quello che sto facendo e ricordami (e ricordati!) delle mie qualità, specialmente nelle giornate negative.
17) SE FACCIO BENE DAMMI UN PREMIO SIMBOLICO! Se mi gratifichi o mi fai pagare un simbolico "prezzo" per i miei comportamenti, mi incentivi ad autocorreggermi! (gli adulti lo chiamano "autocontrollo cognitivo")
18) È SEMPRE TUTTO SBAGLIATO? Premiami anche solo per un successo parziale, non solo per la perfezione.
19) FAMMI CAPIRE CHI HA SBAGLIATO. Molto spesso usi espressioni impersonali che non mi permettono di capire che ho sbagliato, come ad esempio: "E' stata una settimana orrenda!" "E' stata una festa di compleanno da scordare!" Indicami dove ho sbagliato e chi ha sbagliato! Generalizzando i fatti, innesti un meccanismo di de-responsabilizzazione che non mi porta alcun frutto. Ho bisogno di indicazioni precise!
20) NON MI PUNIRE DURAMENTE SE FACCIO QUALCOSA CHE NON VA BENE PER TE... Riconsidera il Tuo modo di punirmi. Non mi devi ferire ma riportarmi al comportamento corretto il più rapidamente possibile. Quando disturbo o mi oppongo, le punizioni dure servono a poco: così avviamo un'escalation senza fine!
21) ...E SE SEI TROPPO ARRABBIATO, NON MI SGRIDARE! La rabbia non mi rende più obbediente! Quando sei molto arrabbiato io concentro la mia attenzione sui Tuoi sentimenti negativi e vivo un’ ulteriore esperienza negativa. Difficilmente mi servirà a qualcosa quella sgridata.
22) DISORDINE CHIAMA DISORDINE. Certo che se l'ambiente nel quale mi fai lavorare mi distrae di per sé... possiamo eliminare tutte queste distrazioni? Per esempio, quando si fanno i compiti, fammi tenere sul tavolo solo ciò che è realmente indispensabile...
23) CONDIVIDI CON ME. Stare insieme a parlare, ad ascoltarmi, a giocare e a disegnare è fondamentale per poter sviluppare la mia attenzione vigile insieme a tanti benefici per la mia crescita.
24) NON SAPEVO CHE NON ERO AL MIO POSTO. Ricordami di "ascoltarmi", di ascoltare le mie emozioni e ricordami di pensare prima di agire. Se imparo a "mettere del tempo" tra il pensiero e l'azione, farò meno disastri!
25) PREVENIRE E’ MEGLIO CHE REPRIMERE. Prima di portarmi in ambienti in cui posso scatenarmi con comportamenti troppo agitati (come le feste di compleanno!), ricordami come mi dovrò comportare... ed intervieni subito quando capisci che sto per perdere il controllo di me!
26) MI INSEGNI A FARMI VOLER BENE? Dimmi cosa è adeguato per Voi adulti, come posso chiedere qualche cosa senza essere aggressivo, come posso risolvere un conflitto, come posso conversare senza interrompere sempre l'interlocutore. Se facciamo delle simulazioni io e Te, per me sarà tutto più facile quando mi capiterà veramente!
27) SE ASCOLTO VERRO' ASCOLTATO. M'insegni anche a coltivare la capacità di ascoltare gli altri? Aiutami a capire che se non ascolto difficilmente verrò ascoltato quando ne avrò bisogno. Così imparerò a comprendere i sentimenti altrui e quindi di riflesso - i miei.
28) OGNI AZIONE HA UNA REAZIONE. Se mi fai comprendere bene che ogni mia azione avrà poi una reazione, da parte dell'ambiente e delle persone, mi aiuterai molto. Fammi esempi a me vicini e facilmente comprensibili, anche mediante il gioco degli opposti ("se maltratto il gatto, il gatto mi graffia", "se aiuto il cane il cane mi vorrà bene" etc.)
29) MA IO NON VALGO NULLA? Spesso ho un basso senso di autostima e mi sento "un fallimento": mi puoi valorizzare nei miei aspetti positivi, sostenendomi ed incoraggiandomi? Fammi percepire la Tua fiducia in me, per favore...
30) IO "SONO COME MI COMPORTO"? Io non sono "sbagliato". E' pericoloso e dannoso confondermi con i miei comportamenti, perché così divento "effetto totale" di essi e non posso più intervenire per modificarli/risolverli. Ciò che c'è di "sbagliato" non sono io, ma il modo in cui mi comporto: fammi comprendere che io posso sempre decidere di far qualcosa di concreto per impegnarmi a migliorare.
31) NON ARRENDERTI! Se fin dalle prime volte non ottieni i risultati sperati non arrenderti. Si tratta di approcci semplici ma che richiedono sforzo e tempi non brevi. Ogni mio comportamento può essere "trasformato" ma è necessaria perseveranza, pazienza, coerenza e continuità nel tempo.
adattamento a cura della psicopedagogista
P. Paolini
Ultima modifica di Maestra Gabriella il Dom Ott 21, 2012 8:42 pm - modificato 1 volta.
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
http://istruzione.umbria.it/news2010bis/h/adhd/sintomatologia_adhd.pdf
Sintomatologia dell'ADHD in età prescolare.Continuità tra scuola dell'infanzia e scuola primaria
Nota Miur
Sintomatologia dell'ADHD in età prescolare.Continuità tra scuola dell'infanzia e scuola primaria
Nota Miur
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
Istituto Superiore di Sanità
Registro nazionale dell'ADHD
http://www.iss.it/regi/cont.php?id=104&lang=1&tipo=45
Registro nazionale dell'ADHD
http://www.iss.it/regi/cont.php?id=104&lang=1&tipo=45
guardian angel- Millenium member
- Numero di messaggi : 3720
Data d'iscrizione : 29.09.10
Località : Toscana
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
E allora, tanto per equilibrare i contenuti delle informazioni, leggete anche quanto segue:
L’autorevole quotidiano americano New York Times ha diffuso la notizia secondo la quale il Dott. Joseph Biederman, uno dei massimi esperti mondiali sul disturbo bipolare, aveva presentato i risultati dei propri trials clinici sull’efficacia del Risperidone a esponenti della Johnson & Johnson, azienda produttrice dell’antipsicotico Risperdal, prima ancora di iniziarli. L’esperto, che ha redatto molte delle linee guida a livello internazionale che regolano la somministrazione di antipsicotici ai bambini, utilizzati anche su bambini iperattivi e distratti, citava apertamente e con certezza – in via anticipata – la circostanza che le sperimentazioni di questa molecola sui minori avrebbero dato esito positivo. Gli inquirenti hanno inoltre esibito email e documenti interni della multinazionale farmaceutica che dimostrano come la società intendesse servirsi del suo rapporto privilegiato con il dottor Biederman per aumentare le vendite degli psicofarmaci, incluso il famoso “Concerta”, psicofarmaco per la sindrome “ADHD” (Iperattività e Deficit di Attenzione), con studi pilotati atti a ridimensionare i pericoli di effetti collaterali sui piccoli pazienti. Il medico, che è al centro di una vera e propria bufera mediatica e giudiziaria, anche per non aver saputo spiegare in modo convincente la provenienza di ingenti somme in dollari sui propri conti bancari personali, ha tardivamente redatto una lettera di scuse e di assunzione di responsabilità, firmata con altri due colleghi coinvolti nell’inchiesta, che sta circolando in ambiente medico.
Dunque: Attenzione quando si parla di psicofarmaci nei bambini, indipendentemente dalle presunte autorevoli competenze degli "Istituti Superiori...".
Quando sono in gioco gli interessi "superiori" delle industrie del farmaco, non si guarda in faccia a niente e a nessuno...
Massimo Borghese
L’autorevole quotidiano americano New York Times ha diffuso la notizia secondo la quale il Dott. Joseph Biederman, uno dei massimi esperti mondiali sul disturbo bipolare, aveva presentato i risultati dei propri trials clinici sull’efficacia del Risperidone a esponenti della Johnson & Johnson, azienda produttrice dell’antipsicotico Risperdal, prima ancora di iniziarli. L’esperto, che ha redatto molte delle linee guida a livello internazionale che regolano la somministrazione di antipsicotici ai bambini, utilizzati anche su bambini iperattivi e distratti, citava apertamente e con certezza – in via anticipata – la circostanza che le sperimentazioni di questa molecola sui minori avrebbero dato esito positivo. Gli inquirenti hanno inoltre esibito email e documenti interni della multinazionale farmaceutica che dimostrano come la società intendesse servirsi del suo rapporto privilegiato con il dottor Biederman per aumentare le vendite degli psicofarmaci, incluso il famoso “Concerta”, psicofarmaco per la sindrome “ADHD” (Iperattività e Deficit di Attenzione), con studi pilotati atti a ridimensionare i pericoli di effetti collaterali sui piccoli pazienti. Il medico, che è al centro di una vera e propria bufera mediatica e giudiziaria, anche per non aver saputo spiegare in modo convincente la provenienza di ingenti somme in dollari sui propri conti bancari personali, ha tardivamente redatto una lettera di scuse e di assunzione di responsabilità, firmata con altri due colleghi coinvolti nell’inchiesta, che sta circolando in ambiente medico.
Dunque: Attenzione quando si parla di psicofarmaci nei bambini, indipendentemente dalle presunte autorevoli competenze degli "Istituti Superiori...".
Quando sono in gioco gli interessi "superiori" delle industrie del farmaco, non si guarda in faccia a niente e a nessuno...
Massimo Borghese
Re: SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA'
IL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITA’ (ADHD) Parte dell’intervento
Dott.ssa Laura Bedin, psicologa presso Centro Diurno Archimede per minori con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, difficoltà scolastiche e disturbi associati
http://www.icvivaldi.it/Disabilit%E0/Materiali/dsa%20archimede/ADHD_E_SCUOLA_PARTE_PRATICA.pdf
(IC Vivaldi)
Dott.ssa Laura Bedin, psicologa presso Centro Diurno Archimede per minori con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, difficoltà scolastiche e disturbi associati
http://www.icvivaldi.it/Disabilit%E0/Materiali/dsa%20archimede/ADHD_E_SCUOLA_PARTE_PRATICA.pdf
(IC Vivaldi)
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