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Qualcuno sa cosa bisognerebbe fare in questi casi?
4 partecipanti
Pagina 1 di 1
Qualcuno sa cosa bisognerebbe fare in questi casi?
Quest'anno lavoro per 15 ore settimanali su un bambino di tre anni mentre le restanti dieci ore le divido fra altri tre bambini facendo praticamente da "tappa buchi" quando l'assistente comunale non c'è.
Visto che questi tre bambini li vedo per pochissime ore alla settimana, mi chiedo: ma il PEI da chi va fatto? possono obbligarmi a farlo? non è assurdo farmi fare un PEI avendo così poco tempo?
Visto che questi tre bambini li vedo per pochissime ore alla settimana, mi chiedo: ma il PEI da chi va fatto? possono obbligarmi a farlo? non è assurdo farmi fare un PEI avendo così poco tempo?
michy- Member
- Numero di messaggi : 10
Data d'iscrizione : 07.09.09
Re: Qualcuno sa cosa bisognerebbe fare in questi casi?
ciao michy
mi permetto di risponderti...
credo che tu sia tenuta a fare il PEI anche per i tre bimbi con cui lavori, anche se hai poche ore con loro...
buon lavoro
mi permetto di risponderti...
credo che tu sia tenuta a fare il PEI anche per i tre bimbi con cui lavori, anche se hai poche ore con loro...
buon lavoro
vane- Member
- Numero di messaggi : 23
Data d'iscrizione : 10.09.09
Re: Qualcuno sa cosa bisognerebbe fare in questi casi?
Ciao Michy, dipende ... se il dirigente/coordinatore ti ha "assegnato" 4 bambini, sì, dovrai fare 4 PDF-PEI se invece è un intervento occasionale no. Devi chiarire bene con il dirigente. A me sembrano tanti quattro bambini. Ciao.
Sumat- Advanced Member
- Numero di messaggi : 123
Data d'iscrizione : 11.09.09
Re: Qualcuno sa cosa bisognerebbe fare in questi casi?
grazie... probabilmente farò 4 pei ma mi chiedo che senso ha... ciao
michy- Member
- Numero di messaggi : 10
Data d'iscrizione : 07.09.09
Re: Qualcuno sa cosa bisognerebbe fare in questi casi?
Avrei bisogno di alcuni chiarimenti a proposito di una situazione in cui mi son ritrovata a scuola.
Sono assistente ad personam di un bimbo autistico che frequenta l’ultimo anno della scuola dell’infanzia per 40 ore settimanali: 27 con me e 9 con l’insegnante di sostegno.
Mercoledì l’insegnante di sostegno, che avrebbe dovuto seguire il bambino dalle 8 alle 10, era assente perché indisposta, ma non è stata mandata una supplente. Quando sono arrivata invece di trovare il bambino in classe l’ho trovato in un’altra aula con l’assistente che segue 2 bambini down che frequentano le altre sezioni.
Questo bambino, pur con una diagnosi di autismo, non è aggressivo, gli è stato testato un Q.I. di 85, non ha comportamenti problema se non quello di sfarfallare. A mio avviso possiede i prerequisiti per reggere il contesto della classe.
Esiste una norma che prevede che in assenza dell’assistenza mirata la persona disabile debba essere affidata, in altra classe ad altro assistente?
Sono assistente ad personam di un bimbo autistico che frequenta l’ultimo anno della scuola dell’infanzia per 40 ore settimanali: 27 con me e 9 con l’insegnante di sostegno.
Mercoledì l’insegnante di sostegno, che avrebbe dovuto seguire il bambino dalle 8 alle 10, era assente perché indisposta, ma non è stata mandata una supplente. Quando sono arrivata invece di trovare il bambino in classe l’ho trovato in un’altra aula con l’assistente che segue 2 bambini down che frequentano le altre sezioni.
Questo bambino, pur con una diagnosi di autismo, non è aggressivo, gli è stato testato un Q.I. di 85, non ha comportamenti problema se non quello di sfarfallare. A mio avviso possiede i prerequisiti per reggere il contesto della classe.
Esiste una norma che prevede che in assenza dell’assistenza mirata la persona disabile debba essere affidata, in altra classe ad altro assistente?
kucy1- Millenium member
- Numero di messaggi : 576
Data d'iscrizione : 25.11.08
Re: Qualcuno sa cosa bisognerebbe fare in questi casi?
Questa è la risposta che ho ricevuto dal dott. Salvatore Nocera
Le Linee-guida sull'integrazione scolastica trasmesse dal ministero con nota
prot n. 4274 del 4 Agosto 2009 vietano l'uscita dalla classe dell'alunno con
disabilità e la formazione di gruppi di soli alunni con disabilità neppure
per poche ore.
http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2009/allegati/prot4274_09_all.pdf
Le Linee-guida sull'integrazione scolastica trasmesse dal ministero con nota
prot n. 4274 del 4 Agosto 2009 vietano l'uscita dalla classe dell'alunno con
disabilità e la formazione di gruppi di soli alunni con disabilità neppure
per poche ore.
http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2009/allegati/prot4274_09_all.pdf
kucy1- Millenium member
- Numero di messaggi : 576
Data d'iscrizione : 25.11.08
Re: Qualcuno sa cosa bisognerebbe fare in questi casi?
Per una corretta informazione riporto il passo di interesse estrapolato dalle linee guida:
“L’integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata
nell'apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione”; il c. 4
stabilisce inoltre che “l'esercizio del diritto all'educazione e all'istruzione non può essere
impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità
connesse all'handicap”. La progettazione educativa per gli alunni con disabilità deve,
dunque, essere costruita tenendo ben presente questa priorità.
Qualora, per specifiche condizioni di salute dell’alunno (di cui deve essere edotto il Dirigente Scolastico) o per particolari situazioni di contesto, non fosse realmente
possibile la frequenza scolastica per tutto l’orario, è necessario che sia programmato un intervento educativo e didattico rispettoso delle peculiari esigenze dell’alunno e,contemporaneamente, finalizzato al miglioramento delle abilità sociali, al loro
potenziamento e allo sviluppo degli apprendimenti anche nei periodi in cui non è prevista la presenza in classe.
Sulla base di tale assunto, è contraria alle disposizioni della Legge 104/92, la costituzione di laboratori che accolgano più alunni con disabilità per quote orarie anche
minime e per prolungati e reiterati periodi dell’anno scolastico.
E' vero, comunque, che talvolta si tende a considerare esaurito il ruolo formativo della scuola nella socializzazione. Una considerazione corretta di questo concetto,
tuttavia, porta ad interpretare la socializzazione come uno strumento di crescita da integrare attraverso il miglioramento degli apprendimenti con buone pratiche didattiche
individualizzate e di gruppo. Riemerge qui la centralità della progettazione educativa individualizzata che sulla base del caso concreto e delle sue esigenze dovrà individuare interventi equilibrati fra apprendimento e socializzazione, preferendo in linea di
principio che l'apprendimento avvenga nell'ambito della classe e nel contesto del programma in essa attuato"
“L’integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata
nell'apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione”; il c. 4
stabilisce inoltre che “l'esercizio del diritto all'educazione e all'istruzione non può essere
impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità
connesse all'handicap”. La progettazione educativa per gli alunni con disabilità deve,
dunque, essere costruita tenendo ben presente questa priorità.
Qualora, per specifiche condizioni di salute dell’alunno (di cui deve essere edotto il Dirigente Scolastico) o per particolari situazioni di contesto, non fosse realmente
possibile la frequenza scolastica per tutto l’orario, è necessario che sia programmato un intervento educativo e didattico rispettoso delle peculiari esigenze dell’alunno e,contemporaneamente, finalizzato al miglioramento delle abilità sociali, al loro
potenziamento e allo sviluppo degli apprendimenti anche nei periodi in cui non è prevista la presenza in classe.
Sulla base di tale assunto, è contraria alle disposizioni della Legge 104/92, la costituzione di laboratori che accolgano più alunni con disabilità per quote orarie anche
minime e per prolungati e reiterati periodi dell’anno scolastico.
E' vero, comunque, che talvolta si tende a considerare esaurito il ruolo formativo della scuola nella socializzazione. Una considerazione corretta di questo concetto,
tuttavia, porta ad interpretare la socializzazione come uno strumento di crescita da integrare attraverso il miglioramento degli apprendimenti con buone pratiche didattiche
individualizzate e di gruppo. Riemerge qui la centralità della progettazione educativa individualizzata che sulla base del caso concreto e delle sue esigenze dovrà individuare interventi equilibrati fra apprendimento e socializzazione, preferendo in linea di
principio che l'apprendimento avvenga nell'ambito della classe e nel contesto del programma in essa attuato"
Sumat- Advanced Member
- Numero di messaggi : 123
Data d'iscrizione : 11.09.09
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