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sos consigli per alunno con diagnosi di autismo atipico
2 partecipanti
Pagina 1 di 1
sos consigli per alunno con diagnosi di autismo atipico
premetto che sono un'insegnante di posto comune, senza abilitazione, mi hanno chiamato per sostegno. Seguo un baby di 9anni, di quarta elementare con diagnosi autismo atipico. Lui parla, ama molto il rapporto con i coetanei, è anche affettuoso. Ha aggressività per ciò che non vuole fare (come sedersi al suo posto). Io inizialmente ero pacata con lui. Tende a girare per l'aula, distratto da ogni cosa. Collega, su indicazione della dottoresa, mi ha detto che dve stare in fondo all'aula, da solo, con vicino me. Ho seguito ciò, lottando con lui perchè non voleva sedersi lì. Ha una forza pazzesca. Non misopporta (ma è così un pò cn tutti). Lavorava così, ma dopo un bel pò di lotta. Ieri, miracolo..le college sono un pò particolari, aveva vicino un suo caro amico (che però è abbastanza agitato) ed era più tranquillo. Cosa fareste voi? Io credo che bisogna comprenderlo e fargli vivere la scuola in modo tranquillo, ma non so se sia giusto così....mi sento piutosto confusa
Ultima modifica di leterbuck il Sab Ott 29, 2011 4:49 pm - modificato 1 volta. (Motivazione : corretto titolo errato)
daria- Nuovo member
- Numero di messaggi : 2
Data d'iscrizione : 22.11.09
Re: sos consigli per alunno con diagnosi di autismo atipico
L'intervento dell'insegnante di sostegno ha come preminente obiettivo
la socializzazione, non deve svolgere attività educative 1:1 con
il ragazzo ("isolandolo dal gruppo classe"), bensì di
facilitate/assistere il minore affinché stia autonomamente,
rispettoso delle regole "del gruppo". In tale prospettiva tale
supporto scolastico tenderà per sua natura a ridursi progressivamente,
via via che il ragazzo acquisisce un certo grado di autonomia.
Soltanto in tale modo potrà essere realmente inserito nelle
attività svolte in classe e potrà gradualmente acquisire la capacità
di relazionarsi a insegnanti e compagni autonomamente, indipendentemente
dalla presenza del personale di supporto. Pertanto, risulta
indispensabile che sia "allenato" rapporto 1:1 a casa e in setting
riabilitativo per "conquistare" nel più breve tempo possibile un certo
grado di autonomia, nell'eseguire le istruzioni date dai docenti curricolari,
nel seguire le regole sociali e le routine della classe. L'interazione
tra un ragazzo con DPS ed uno "tipico" non e fluida come normalmente
accade tra coetanei: il ragazzo con DPS non capisce bene come
interagire con un coetaneo e, d'altra parte, un ragazzo "tipico" può
trovare laborioso interagire con il suo amico "speciale". Laddove,
poi, a questa difficoltà di interazione insita nella natura stessa del
disturbo, si aggiunga l'interferenza di comportamenti disadattivi che
possono rendere il ragazzo affetto da DPS "diverso" agli occhi dei
suoi coetanei, si crea solitamente una "barriera" che impedisce ai
coetanei di relazionarsi con lui. Ciononostante, le relazioni con i
coetanei sono assolutamente vitali per lo sviluppo emozionale di un
ragazzo affetto da tale patologia. Sicuramente, il principale
obiettivo che si persegue nell'inserimento scolastico di un ragazzo
con tale disabilità, è proprio quello di introdurlo in un contesto di
coetanei in cui non può fare a meno di avere scambi socio-comunicativi
con i suoi coetanei. Perciò la scuola diventa realmente la "palestra"
privilegiata della sua capacità di relazionarsi ad altri. Per altro,
come enfatizzato dalla più recente Letteratura, spesso un ragazzo con
questo tipo di disabilità, quando manifesta, comportamenti disadattivi
ad alta frequenza, finisce per essere "isolato dal gruppo" che si
limita a "prendersi cura di lui" ma non lo coinvolge in attività che
sono fondamentali per la crescita emozionale di qualunque persona (es.
partecipare a feste/ occasioni di incontro etc.).
Giuseppe Felaco
la socializzazione, non deve svolgere attività educative 1:1 con
il ragazzo ("isolandolo dal gruppo classe"), bensì di
facilitate/assistere il minore affinché stia autonomamente,
rispettoso delle regole "del gruppo". In tale prospettiva tale
supporto scolastico tenderà per sua natura a ridursi progressivamente,
via via che il ragazzo acquisisce un certo grado di autonomia.
Soltanto in tale modo potrà essere realmente inserito nelle
attività svolte in classe e potrà gradualmente acquisire la capacità
di relazionarsi a insegnanti e compagni autonomamente, indipendentemente
dalla presenza del personale di supporto. Pertanto, risulta
indispensabile che sia "allenato" rapporto 1:1 a casa e in setting
riabilitativo per "conquistare" nel più breve tempo possibile un certo
grado di autonomia, nell'eseguire le istruzioni date dai docenti curricolari,
nel seguire le regole sociali e le routine della classe. L'interazione
tra un ragazzo con DPS ed uno "tipico" non e fluida come normalmente
accade tra coetanei: il ragazzo con DPS non capisce bene come
interagire con un coetaneo e, d'altra parte, un ragazzo "tipico" può
trovare laborioso interagire con il suo amico "speciale". Laddove,
poi, a questa difficoltà di interazione insita nella natura stessa del
disturbo, si aggiunga l'interferenza di comportamenti disadattivi che
possono rendere il ragazzo affetto da DPS "diverso" agli occhi dei
suoi coetanei, si crea solitamente una "barriera" che impedisce ai
coetanei di relazionarsi con lui. Ciononostante, le relazioni con i
coetanei sono assolutamente vitali per lo sviluppo emozionale di un
ragazzo affetto da tale patologia. Sicuramente, il principale
obiettivo che si persegue nell'inserimento scolastico di un ragazzo
con tale disabilità, è proprio quello di introdurlo in un contesto di
coetanei in cui non può fare a meno di avere scambi socio-comunicativi
con i suoi coetanei. Perciò la scuola diventa realmente la "palestra"
privilegiata della sua capacità di relazionarsi ad altri. Per altro,
come enfatizzato dalla più recente Letteratura, spesso un ragazzo con
questo tipo di disabilità, quando manifesta, comportamenti disadattivi
ad alta frequenza, finisce per essere "isolato dal gruppo" che si
limita a "prendersi cura di lui" ma non lo coinvolge in attività che
sono fondamentali per la crescita emozionale di qualunque persona (es.
partecipare a feste/ occasioni di incontro etc.).
Giuseppe Felaco
Ospite- Ospite
Re: sos consigli per alunno con diagnosi di autismo atipico
Ciao Daria, cerca di osservarlo molto, nelle diverse situazioni. Appuntati le reazioni, ciò che fa, ciò che stava facendo prima-dopo, con chi stava parlando, cosa gli è stato detto, dove era seduto, cosa gli hai proposto, cosa ha detto, ecc. ecc
Sospendi ogni giudizio superficiale e rimanda la tua valutazione solo quando avrai raccolto tutta una serie di dati il più possibile oggettivi.
Il bambino parla ed è socievole, già questo è una gran cosa. E' affettuoso con tutti o solo con qualcuno? Se solo con qualcuno perchè? Io mi pongo sempre molti "perchè".
E' aggressivo? Quando? Quando si calma?
Forse parla ma non è in grado di dirti cosa gli piace e cosa no?
Se fosse così dovresti piano piano insegnarli ad esprimersi in modo corretto, non accontentarlo quando manifesta aggressività, invece rinforza un piccolo passo verso una richiesta espressa in modo pacato.Guidalo ad arrivare a ciò, mostragli come fare, chiedi aiuto ai compagni.
Altro aspetto importante è il percorso didattico, cosa gli state insegnando? Come? Il grado di difficoltà? Sta apprendendo o manifesta rifiuto per ciò che gli proponete?
Ovviamente sono solo ipotesi, gli elementi sono così limitati che è difficile ...
Facci sapere, dai forza.
Visione personale: l'integrazione è solo uno degli aspetti dei compiti dell'insegnante di sostegno e va di pari passo ad obiettivi educativi e didattici, se un bambino "non cresce" didatticamente e socialmente, non impara, non raggiunge un buon grado di autonomia farà molta fatica ad accettare ed essere accettato dai compagni.
Se vogliamo fare un bel discrso utopistico facciamolo ...bambini con sindrome autistica sempre in classe, seduti vicini ai compagni, a lavorare in piccolo gruppo…
Certo che dobbiamo favorire l'integrazione ...ma dobbiamo anche pensare a cosa determina l'isolamento e la non integrazione.
Non dobbiamo solo eliminare il sintomo-la mancata integrazione, senza pensare a ciò che la provoca (la poca autonomia fisica-intelletuale).
Inutile puntare il dito contro un mondo cattivo, rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di far APPRENDERE il più possibili contenuti, espressioni verbali e non, ragionamenti. Questo iter può prevedere anche il rapporto di lavoro 1:1.
Ad esempio con la bambina che seguo ho giocato al domino per diverse volte (rapporto 1: 1), all’esterno dell’aula in ambiente più tranquillo (purtroppo non tutti i bambini hanno il privilegio di essere seguiti da un centro privato) , solo quando ha imparato ha giocato in classe prima con un compagno, ora con chi vuole, io non gioco più, giocano loro all’intervallo e durante l’intermensa.
Se avessi detto ad un compagno di avere la pazienza di stare con noi per insegnarle questo gioco come l’avrebbe vissuta?
Sospendi ogni giudizio superficiale e rimanda la tua valutazione solo quando avrai raccolto tutta una serie di dati il più possibile oggettivi.
Il bambino parla ed è socievole, già questo è una gran cosa. E' affettuoso con tutti o solo con qualcuno? Se solo con qualcuno perchè? Io mi pongo sempre molti "perchè".
E' aggressivo? Quando? Quando si calma?
Forse parla ma non è in grado di dirti cosa gli piace e cosa no?
Se fosse così dovresti piano piano insegnarli ad esprimersi in modo corretto, non accontentarlo quando manifesta aggressività, invece rinforza un piccolo passo verso una richiesta espressa in modo pacato.Guidalo ad arrivare a ciò, mostragli come fare, chiedi aiuto ai compagni.
Altro aspetto importante è il percorso didattico, cosa gli state insegnando? Come? Il grado di difficoltà? Sta apprendendo o manifesta rifiuto per ciò che gli proponete?
Ovviamente sono solo ipotesi, gli elementi sono così limitati che è difficile ...
Facci sapere, dai forza.
Visione personale: l'integrazione è solo uno degli aspetti dei compiti dell'insegnante di sostegno e va di pari passo ad obiettivi educativi e didattici, se un bambino "non cresce" didatticamente e socialmente, non impara, non raggiunge un buon grado di autonomia farà molta fatica ad accettare ed essere accettato dai compagni.
Se vogliamo fare un bel discrso utopistico facciamolo ...bambini con sindrome autistica sempre in classe, seduti vicini ai compagni, a lavorare in piccolo gruppo…
Certo che dobbiamo favorire l'integrazione ...ma dobbiamo anche pensare a cosa determina l'isolamento e la non integrazione.
Non dobbiamo solo eliminare il sintomo-la mancata integrazione, senza pensare a ciò che la provoca (la poca autonomia fisica-intelletuale).
Inutile puntare il dito contro un mondo cattivo, rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di far APPRENDERE il più possibili contenuti, espressioni verbali e non, ragionamenti. Questo iter può prevedere anche il rapporto di lavoro 1:1.
Ad esempio con la bambina che seguo ho giocato al domino per diverse volte (rapporto 1: 1), all’esterno dell’aula in ambiente più tranquillo (purtroppo non tutti i bambini hanno il privilegio di essere seguiti da un centro privato) , solo quando ha imparato ha giocato in classe prima con un compagno, ora con chi vuole, io non gioco più, giocano loro all’intervallo e durante l’intermensa.
Se avessi detto ad un compagno di avere la pazienza di stare con noi per insegnarle questo gioco come l’avrebbe vissuta?
Sumat- Advanced Member
- Numero di messaggi : 123
Data d'iscrizione : 11.09.09
Re: sos consigli per alunno con diagnosi di autismo atipico
grazie per le solerti ed interessanti risposte. Dunque il bambino, giunto nella classe in seconda, non aveva sostegno, non era certificato. La classe, formata da 22 bimbi, aveva un disabile e quindi dall'anno scorso si sono create due quarte da 11 bimbi ciascuna. Il bimbo odia le regole, fare i compiti e bisogna lavorare con le promesse, ma è da insistere molto. Io mi relaziono sia sgridandolo ma ci parlo anche con calma, a voce bassa. Sa leggere ma in modo molto stentato, no sopporta leggere mentre per ricopiare h meno problemi. Adora l'insegnante di religione, forse la trova calma, inoltre lei cerca di andargli incontro, lo fa sedere dove desidera. Invece a me dice di andare via, non gli va che qualcuno si sieda accanto a lui. La dottoressa che lo segue mi diceva di utilizzare l promesse per farlo lavorare, io alterno un pò di gioco al lavoro...ma diceva pure che bisognerebbe usare le tecniche ABA per scolarizzarlo. Ma ho letto che è un pecorso impegnativo. Io cerco di fare il possibile, l'osservo molto, raccolto appunti. Poi chiedo consigli a chiunque, pure lle colleghe che lo conoscono di più di me. Comunque lui con me parla, ma tende a non ascoltare se richiamato, è un dramma quando ricomincia la lezione..inoltrenon si rende conto (ma è anche furbo, noto) ed esce dall'aula, magari per ndare nell'altra quarta. Però...non mi sembrava giusto insistere per portarlo al suo posto, da solo, si buttava per terra, urlava, mi dava colpi. Io cercavo di parlarci senza toccarlo, lo odia...per sapere il motivo di tanta ribellione.
daria- Nuovo member
- Numero di messaggi : 2
Data d'iscrizione : 22.11.09
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