alunno dorme in classe

Ciao a tutti, sono un'insegnante di sostegno di scuola secondaria 1° grado.Da 3 anni seguo lo stesso alunno. In prima media la sua diagnosi era di ADHD, successivamente è stata aggiornata e modificata in ritardo cognitivo lieve. L'alunno attualmente sta ripetendo la seconda perché l'anno scorso il consiglio di classe ha ritenuto opportuno fermarlo. Già dal primo anno l'alunno manifestava una certa facilità ad addormentarsi in classe, l'anno scorso lo ha praticamente passato a dormire profondamente 6 ore su 6. Nonostante i richiami fatti dai vari dirigenti ai genitori la situazione non cambia. Personalmente ho analizzato varie cause, dal disturbo del sonno, alla depressione alla crisi epilettica chiedendo ai genitori di far controllare il figlio da qualche struttura specializzata. Dopo molto tempo e ripetute richieste, loro dicono di averlo fatto controllare e che la diagnosi è negativa, giustificano il comportamento del figlio dicendo che probabilmente passa la notte a giocare a pc o a guardare la tv. Purtroppo, anche se credo di averci provato in tutti i modi, non posso dire a due adulti come gestire i propri figli...la risposta sarebbe "è difficile ne ho 4"...anche se poi il tempo per avere le unghie sempre laccate lo si trova!
Ritornando a noi...ad aprile '12 il dirigente scolastico ha deciso di informare anche i servizi sociali che purtroppo, per mancanza di fondi, ancora non si sono attivati.
Io mi ritrovo con un ragazzo che potrebbe fare tanto (non sono medico ma il ritardo è più sociale!) ma che oltre a dormire profondamente in classe, ad esser automaticamente deriso dai compagni e a dar il cattivo esempio sull'adottare un comportamento poco consono all'ambiente scolastico non fa.

Un controllo alla tiroide?un elettroencefalogramma? Resto sempre più sconvolta dalla superficialità che ruota intorno ad alcune diagnosi,dall'incompetenza di alcuni specialisti e,scusate lo sfogo, talvolta dalle famiglie che preferiscono avere bambini,ragazzi disabili quando potrebbero aiutare diversamente i figli per trovare,o almeno cercare,una migliore condizione di salute e quindi di vita.