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Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
IL VECCHIO VIOLINO (Bruno Ferrero, A volte basta un raggio di sole)
Ad una vendita all'asta, il banditore sollevò un violino. Era graffiato e scheggiato. Le corde pendevano allentate e il banditore pensava non valesse la pena perdere tanto tempo con il vecchio violino, ma lo sollevò con un sorriso.
"Che offerta mi fate, signori?" gridò. "Partiamo da...100 mila lire!".
"Centocinque!" disse una voce. Poi centodieci. "Centoquindici!" disse un altro. Poi centoventi. "Centoventi mila lire, uno; centoventi mila lire, due; centoventi mila...".
Dal fondo della stanza un uomo dai capelli grigi avanzò e prese l'archetto. Con il fazzoletto spolverò il vecchio violino, tese le corde allentate, lo impugnò con energia e suonò una melodia pura e dolce come il canto degli angeli.
Quando la musica cessò, il banditore, con una voce calma e bassa, disse: "Quanto mi offrite per il vecchio violino?". E lo sollevò insieme con l'archetto.
"Un milione, e chi dice due milioni? Due milioni! E chi dice tre milioni? Tre milioni uno tre milioni, due; tre milioni e tre, aggiudicato", disse il banditore.
La gente applaudi, ma alcuni chiesero: "Che cosa ha cambiato il valore del violino?".
Pronta giunse la risposta: "Il tocco del Maestro".
Siamo vecchi strumenti impolverati e sfregiati. Ma siamo in grado di suonare sublimi armonie. Basta il tocco del Maestro.
Ad una vendita all'asta, il banditore sollevò un violino. Era graffiato e scheggiato. Le corde pendevano allentate e il banditore pensava non valesse la pena perdere tanto tempo con il vecchio violino, ma lo sollevò con un sorriso.
"Che offerta mi fate, signori?" gridò. "Partiamo da...100 mila lire!".
"Centocinque!" disse una voce. Poi centodieci. "Centoquindici!" disse un altro. Poi centoventi. "Centoventi mila lire, uno; centoventi mila lire, due; centoventi mila...".
Dal fondo della stanza un uomo dai capelli grigi avanzò e prese l'archetto. Con il fazzoletto spolverò il vecchio violino, tese le corde allentate, lo impugnò con energia e suonò una melodia pura e dolce come il canto degli angeli.
Quando la musica cessò, il banditore, con una voce calma e bassa, disse: "Quanto mi offrite per il vecchio violino?". E lo sollevò insieme con l'archetto.
"Un milione, e chi dice due milioni? Due milioni! E chi dice tre milioni? Tre milioni uno tre milioni, due; tre milioni e tre, aggiudicato", disse il banditore.
La gente applaudi, ma alcuni chiesero: "Che cosa ha cambiato il valore del violino?".
Pronta giunse la risposta: "Il tocco del Maestro".
Siamo vecchi strumenti impolverati e sfregiati. Ma siamo in grado di suonare sublimi armonie. Basta il tocco del Maestro.
kucy1- Millenium member
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
LA SCUOLA DEGLI ANIMALI
di G. H. Reavis, dal libro LE AQUILE SONO NATE PER VOLARE. IL GENIO CREATIVO NEI BAMBINI DISLESSICI.
C'era un tempo in cui gli animali avevano una scuola. Dovevano creare un corso di studi che soddisfacesse tutti, così scelsero quattro materie: corsa, arrampicata, volo e nuoto. Tutti gli animali, naturalmente, studiavano tutte le materie.
L'anatra era molto brava nel nuoto, in effetti era più brava del suo insegnante. Ottenne dei voti sufficienti nella corsa e nel volo, ma era pessima nell'arrampicata, così le fecero abbandonare il nuoto in modo che si esercitasse nell'arrampicata. Dopo un po' aveva solo dei risultati medi nel nuoto, ma medio era ancora accettabile, almeno a scuola, e nessuno, a parte l'anatra, si preoccupò molto di questo.
L'aquila era considerata un elemento disturbatore. Nella sua classe di arrampicata batteva tutti nell'arrivare sulla cima degli alberi, ma aveva il suo modo particolare di arrivarci, che era però contro le regole. Doveva sempre fermarsi dopo la scuola e scrivere:"Imbrogliare è sbagliato". Questo la trattenne dal volare in alto, cosa che lei amava, ma i compiti della scuola venivano prima di tutto.
L'orso venne bocciato perché dicevano che era pigro, specialmente d'inverno. La sua stagione migliore era l'estate, ma allora le scuole non erano aperte.
La zebra bigiava le lezioni e faceva un sacco di assenze, perché i pony la prendevano in giro per le sue strisce e questo la rendeva molto triste.
All'inizio, il canguro era tra i migliori nella corsa, ma si scoraggiò quando gli dissero che doveva muoversi velocemente su quattro zampe, come facevano i suoi compagni di classe.
Il pesce abbandonò la scuola perché si annoiava. Per lui tutte e quattro le materie erano la stessa cosa, ma nessuno lo capì, perché nessuno aveva mai visto un pesce.
Lo scoiattolo ricevette un 10 in arrampicata, ma il suo insegnante di volo lo fece partire da terra, invece che dalla cima degli alberi.Le sue gambe erano così indolenzite ad esercitarsi in quei decolli che cominciò a prendere 7 in arrampicata e 6 nella corsa.
L'ape era il problema più grande di tutti, così l'insegnante la mandò dal dottor Gufo per degli esami. Il dottor Gufo disse che le ali dell'ape erano troppo piccole per volare ed erano anche nel posto sbagliato. L'ape non vide mai la relazione del dottor Gufo e così andò avanti e continuò lo stesso a volare. Io penso di conoscere qualche ape e voi?
L'anatra è il bambino che va bene in matematica e male in inglese e gli vengono assegnati degli esercizi di recupero dall'insegnante di inglese, mentre i suoi compagni stanno facendo matematica. In questo modo perde il suo vantaggio in matematica e va solo abbastanza bene in inglese. L'aquila è il bambino che si trasforma in un "disturbatore" perché ha il "proprio stile" di fare le cose. Anche se non sta facendo niente di male, il suo anticonformismo è percepito come un disturbo ed è per questo che viene punita.
Chi non riconosce l'orso? E' il bambino che sta benissimo in campeggio, che cresce e si afferma fuori dall'ambito scolastico, ma a scuola è veramente scarso.
La zebra è quel bambino insicuro, grasso o alto o basso, pochi si rendono conto che il suo insuccesso scolastico è dovuto alla sua percezione di essere socialmente inadeguato.
Il canguro è quello che invece di insistere, rinuncia e diventa quel bambino scoraggiato il cui futuro scompare, perché non è stato apprezzato.
Il pesce è il bambino che ha veramente bisogno di un'istruzione del tutto speciale e non riesce a brillare in una classe normale.
Lo scoiattolo, a differenza dell'anatra che "ce la fa", diventa un fallimento.
L'ape, ah l'ape, è il bambino che la scuola pensa non ce la possa fare e invece, malgrado tutto, con l'appoggio dei suoi genitori, ha abbastanza motivazioni interiori per fare bene anche quello che gli altri pensavano non sarebbe riuscito a fare. Ho avuto il piacere di conoscere tante api.
Tuo figlio è una miscela unica di doti naturali, personalità e ingredienti che non si trovano da nessun altra parte. Alcuni bambini sono dotati intellettualmente, altri hanno la fortuna di essere dotati sul piano emotivo e molti nascono con abilità creative.
Ogni bambino possiede la sua propria esclusiva collezione di doti naturali
I bambini non nascono forniti di un libretto di istruzioni.
I genitori efficaci continuano sempre a imparare, a studiare e a personalizzare le istruzioni per i propri figli. Ogni bambino è unico, come le sue impronte digitali; un diamante scintillante di impareggiabile bellezza. Non permettete che vostro figlio diventi un canguro!
Da
http://francescaframes.blogspot.com/2007/1...li-animali.html
di G. H. Reavis, dal libro LE AQUILE SONO NATE PER VOLARE. IL GENIO CREATIVO NEI BAMBINI DISLESSICI.
C'era un tempo in cui gli animali avevano una scuola. Dovevano creare un corso di studi che soddisfacesse tutti, così scelsero quattro materie: corsa, arrampicata, volo e nuoto. Tutti gli animali, naturalmente, studiavano tutte le materie.
L'anatra era molto brava nel nuoto, in effetti era più brava del suo insegnante. Ottenne dei voti sufficienti nella corsa e nel volo, ma era pessima nell'arrampicata, così le fecero abbandonare il nuoto in modo che si esercitasse nell'arrampicata. Dopo un po' aveva solo dei risultati medi nel nuoto, ma medio era ancora accettabile, almeno a scuola, e nessuno, a parte l'anatra, si preoccupò molto di questo.
L'aquila era considerata un elemento disturbatore. Nella sua classe di arrampicata batteva tutti nell'arrivare sulla cima degli alberi, ma aveva il suo modo particolare di arrivarci, che era però contro le regole. Doveva sempre fermarsi dopo la scuola e scrivere:"Imbrogliare è sbagliato". Questo la trattenne dal volare in alto, cosa che lei amava, ma i compiti della scuola venivano prima di tutto.
L'orso venne bocciato perché dicevano che era pigro, specialmente d'inverno. La sua stagione migliore era l'estate, ma allora le scuole non erano aperte.
La zebra bigiava le lezioni e faceva un sacco di assenze, perché i pony la prendevano in giro per le sue strisce e questo la rendeva molto triste.
All'inizio, il canguro era tra i migliori nella corsa, ma si scoraggiò quando gli dissero che doveva muoversi velocemente su quattro zampe, come facevano i suoi compagni di classe.
Il pesce abbandonò la scuola perché si annoiava. Per lui tutte e quattro le materie erano la stessa cosa, ma nessuno lo capì, perché nessuno aveva mai visto un pesce.
Lo scoiattolo ricevette un 10 in arrampicata, ma il suo insegnante di volo lo fece partire da terra, invece che dalla cima degli alberi.Le sue gambe erano così indolenzite ad esercitarsi in quei decolli che cominciò a prendere 7 in arrampicata e 6 nella corsa.
L'ape era il problema più grande di tutti, così l'insegnante la mandò dal dottor Gufo per degli esami. Il dottor Gufo disse che le ali dell'ape erano troppo piccole per volare ed erano anche nel posto sbagliato. L'ape non vide mai la relazione del dottor Gufo e così andò avanti e continuò lo stesso a volare. Io penso di conoscere qualche ape e voi?
L'anatra è il bambino che va bene in matematica e male in inglese e gli vengono assegnati degli esercizi di recupero dall'insegnante di inglese, mentre i suoi compagni stanno facendo matematica. In questo modo perde il suo vantaggio in matematica e va solo abbastanza bene in inglese. L'aquila è il bambino che si trasforma in un "disturbatore" perché ha il "proprio stile" di fare le cose. Anche se non sta facendo niente di male, il suo anticonformismo è percepito come un disturbo ed è per questo che viene punita.
Chi non riconosce l'orso? E' il bambino che sta benissimo in campeggio, che cresce e si afferma fuori dall'ambito scolastico, ma a scuola è veramente scarso.
La zebra è quel bambino insicuro, grasso o alto o basso, pochi si rendono conto che il suo insuccesso scolastico è dovuto alla sua percezione di essere socialmente inadeguato.
Il canguro è quello che invece di insistere, rinuncia e diventa quel bambino scoraggiato il cui futuro scompare, perché non è stato apprezzato.
Il pesce è il bambino che ha veramente bisogno di un'istruzione del tutto speciale e non riesce a brillare in una classe normale.
Lo scoiattolo, a differenza dell'anatra che "ce la fa", diventa un fallimento.
L'ape, ah l'ape, è il bambino che la scuola pensa non ce la possa fare e invece, malgrado tutto, con l'appoggio dei suoi genitori, ha abbastanza motivazioni interiori per fare bene anche quello che gli altri pensavano non sarebbe riuscito a fare. Ho avuto il piacere di conoscere tante api.
Tuo figlio è una miscela unica di doti naturali, personalità e ingredienti che non si trovano da nessun altra parte. Alcuni bambini sono dotati intellettualmente, altri hanno la fortuna di essere dotati sul piano emotivo e molti nascono con abilità creative.
Ogni bambino possiede la sua propria esclusiva collezione di doti naturali
I bambini non nascono forniti di un libretto di istruzioni.
I genitori efficaci continuano sempre a imparare, a studiare e a personalizzare le istruzioni per i propri figli. Ogni bambino è unico, come le sue impronte digitali; un diamante scintillante di impareggiabile bellezza. Non permettete che vostro figlio diventi un canguro!
Da
http://francescaframes.blogspot.com/2007/1...li-animali.html
Ultima modifica di kucy1 il Dom Giu 26, 2011 10:55 am - modificato 1 volta.
kucy1- Millenium member
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
CHI SONO IO È IMPORTANTE
Un’insegnante di New York decise di onorare i suoi studenti dell’ultimo anno delle superiori spiegando perché fosse importante ciascuno di essi. Utilizzando un procedimento elaborato da Helice Bridges di Del Mar, California, chiamò ogni studente davanti alla classe, uno per volta. Prima disse in che modo lo studente fosse importante per lei e per la classe. Poi consegnò a ciascuno un nastro azzurro su cui era stampata a lettere d’oro la dicitura: “Chi sono io è importante”.
In seguito l’insegnante decise di avviare una ricerca in classe per vedere quale impatto avrebbe avuto questo riconoscimento nella comunità. Consegnò a ciascuno studente altri tre nastri e incaricò tutti di andare a diffondere questa cerimonia di riconoscimento.
Quindi avrebbero dovuto controllare i risultati, vedere chi avesse conferito e ricevuto il riconoscimento e riferire in classe dopo circa una settimana.
Uno dei ragazzi della classe andò da un giovane funzionario di un’azienda nei dintorni e gli diede il riconoscimento per averlo aiutato nella pianificazione degli studi. Gli diede il nastro azzurro e glielo appuntò sulla camicia. Poi gli consegnò altri due nastri dicendogli: “Stiamo facendo una ricerca in classe sul riconoscimento e vorremmo che lei trovasse qualcuno da onorare, gli consegnasse un nastro azzurro e un altro in più perché questi possa onorare un terza persona per proseguire questa cerimonia di riconoscimento. Poi dovrebbe per favore riferirmi quello che è successo.”
Più tardi, lo stesso giorno, il funzionario si presentò dal suo capo, che era noto fra l’altro per essere un tipo piuttosto brontolone. Lo fece sedere e gli disse che lo ammirava profondamente perché era un genio creativo. Il capo sembrò molto sorpreso. Il funzionario gli domandò il permesso di consegnargli il dono del nastro azzurro e di appuntarglielo. Il capo, sorpreso, rispose: “Beh, certo”.
Il funzionario prese il nastro azzurro e lo appuntò sulla giacca del capo, giusto sopra il cuore. Consegnandogli l’altro nastro gli chiese: “Mi farebbe un favore? Potrebbe prendere quest’altro nastro e usarlo per onorare qualcuno? Il ragazzo che mi ha dato i nastri sta facendo una ricerca a scuola e si vuole proseguire questa cerimonia di riconoscimento e scoprire come influenzi la gente”.
Quella sera il capo tornò a casa dal figlio quattordicenne e lo fece sedere. Gli raccontò: “Oggi mi è successa la cosa più incredibile. Ero in ufficio e uno dei funzionari entra e mi dice che mi ammira e mi dà una nastro azzurro perché sono un genio creativo. Immagina… Mi considera un genio creativo. Poi mi mette sulla giacca, sopra il cuore, questo nastro azzurro che dice “Chi sono io è importante”. Mi dà un altro nastro e mi chiede di trovare qualcun altro da onorare.
Tornando a casa in macchina, stasera, ho cominciato a pensare chi onorare con questo nastro e ho pensato a te. Voglio onorare te. Le mie giornate sono davvero frenetiche e quando torno a casa non ti presto molta attenzione. A volte ti sgrido perché non hai voti abbastanza buoni a scuola e perché la tua camera è un caos, ma in qualche modo stasera volevo proprio sedermi qui e, beh, farti sapere che per me sei davvero importante. Assieme a tua madre, sei la persona più importante della mia vita. Sei un ottimo ragazzo e ti voglio bene!” Il ragazzo sbalordito cominciò a singhiozzare e non finiva più di piangere. Tremava con tutto il corpo. Guardò suo padre e disse fra le lacrime: “Prevedevo di suicidarmi domani, papà, perché pensavo che non mi volessi bene. Adesso non serve”.
(Helice Bridges - Tratto da “Brodo caldo per l’anima”, Vol. I, di Jack Canfield e Mark V. Hansen –)
Un’insegnante di New York decise di onorare i suoi studenti dell’ultimo anno delle superiori spiegando perché fosse importante ciascuno di essi. Utilizzando un procedimento elaborato da Helice Bridges di Del Mar, California, chiamò ogni studente davanti alla classe, uno per volta. Prima disse in che modo lo studente fosse importante per lei e per la classe. Poi consegnò a ciascuno un nastro azzurro su cui era stampata a lettere d’oro la dicitura: “Chi sono io è importante”.
In seguito l’insegnante decise di avviare una ricerca in classe per vedere quale impatto avrebbe avuto questo riconoscimento nella comunità. Consegnò a ciascuno studente altri tre nastri e incaricò tutti di andare a diffondere questa cerimonia di riconoscimento.
Quindi avrebbero dovuto controllare i risultati, vedere chi avesse conferito e ricevuto il riconoscimento e riferire in classe dopo circa una settimana.
Uno dei ragazzi della classe andò da un giovane funzionario di un’azienda nei dintorni e gli diede il riconoscimento per averlo aiutato nella pianificazione degli studi. Gli diede il nastro azzurro e glielo appuntò sulla camicia. Poi gli consegnò altri due nastri dicendogli: “Stiamo facendo una ricerca in classe sul riconoscimento e vorremmo che lei trovasse qualcuno da onorare, gli consegnasse un nastro azzurro e un altro in più perché questi possa onorare un terza persona per proseguire questa cerimonia di riconoscimento. Poi dovrebbe per favore riferirmi quello che è successo.”
Più tardi, lo stesso giorno, il funzionario si presentò dal suo capo, che era noto fra l’altro per essere un tipo piuttosto brontolone. Lo fece sedere e gli disse che lo ammirava profondamente perché era un genio creativo. Il capo sembrò molto sorpreso. Il funzionario gli domandò il permesso di consegnargli il dono del nastro azzurro e di appuntarglielo. Il capo, sorpreso, rispose: “Beh, certo”.
Il funzionario prese il nastro azzurro e lo appuntò sulla giacca del capo, giusto sopra il cuore. Consegnandogli l’altro nastro gli chiese: “Mi farebbe un favore? Potrebbe prendere quest’altro nastro e usarlo per onorare qualcuno? Il ragazzo che mi ha dato i nastri sta facendo una ricerca a scuola e si vuole proseguire questa cerimonia di riconoscimento e scoprire come influenzi la gente”.
Quella sera il capo tornò a casa dal figlio quattordicenne e lo fece sedere. Gli raccontò: “Oggi mi è successa la cosa più incredibile. Ero in ufficio e uno dei funzionari entra e mi dice che mi ammira e mi dà una nastro azzurro perché sono un genio creativo. Immagina… Mi considera un genio creativo. Poi mi mette sulla giacca, sopra il cuore, questo nastro azzurro che dice “Chi sono io è importante”. Mi dà un altro nastro e mi chiede di trovare qualcun altro da onorare.
Tornando a casa in macchina, stasera, ho cominciato a pensare chi onorare con questo nastro e ho pensato a te. Voglio onorare te. Le mie giornate sono davvero frenetiche e quando torno a casa non ti presto molta attenzione. A volte ti sgrido perché non hai voti abbastanza buoni a scuola e perché la tua camera è un caos, ma in qualche modo stasera volevo proprio sedermi qui e, beh, farti sapere che per me sei davvero importante. Assieme a tua madre, sei la persona più importante della mia vita. Sei un ottimo ragazzo e ti voglio bene!” Il ragazzo sbalordito cominciò a singhiozzare e non finiva più di piangere. Tremava con tutto il corpo. Guardò suo padre e disse fra le lacrime: “Prevedevo di suicidarmi domani, papà, perché pensavo che non mi volessi bene. Adesso non serve”.
(Helice Bridges - Tratto da “Brodo caldo per l’anima”, Vol. I, di Jack Canfield e Mark V. Hansen –)
kucy1- Millenium member
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
QUANDO PENSAVI CHE NON STESSI GUARDANDO
http://www.mei-zugolucerna.ch/Riflessioni/mammaquandopensavi.html
http://www.mei-zugolucerna.ch/Riflessioni/mammaquandopensavi.html
Ultima modifica di kucy1 il Dom Giu 26, 2011 10:56 am - modificato 1 volta.
kucy1- Millenium member
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
I bambini imparano ciò che vivono.
Se un bambino vive nella critica impara a condannare.
Se un bambino vive nell'ostilità impara ad aggredire.
Se un bambino vive nell'ironia impara ad essere timido.
Se un bambino vive nella vergogna impara a sentirsi colpevole.
Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente.
Se un bambino vive nell'incoraggiamento impara ad avere fiducia.
Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia.
Se un bambino vive nella disponibilità impara ad avere una fede.
Se un bambino vive nell'approvazione impara ad accettarsi.
Se un bambino vive nell'accettazione e nell'amicizia impara a trovare l'amore nel mondo.
Doret's Law Nolte
Se un bambino vive nella critica impara a condannare.
Se un bambino vive nell'ostilità impara ad aggredire.
Se un bambino vive nell'ironia impara ad essere timido.
Se un bambino vive nella vergogna impara a sentirsi colpevole.
Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente.
Se un bambino vive nell'incoraggiamento impara ad avere fiducia.
Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia.
Se un bambino vive nella disponibilità impara ad avere una fede.
Se un bambino vive nell'approvazione impara ad accettarsi.
Se un bambino vive nell'accettazione e nell'amicizia impara a trovare l'amore nel mondo.
Doret's Law Nolte
kucy1- Millenium member
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
LA STORIA DELLA MATITA
Il bambino guardava la nonna scrivere una lettera.
Ad un certo punto, chiese: "Stai scrivendo una storia su di noi? E' per caso una storia su di me?".
La nonna smise di scrivere, sorrise e disse al nipote: "In effetti, sto scrivendo su di te. Tuttavia, più importante delle parole, è la matita che sto usando. Mi piacerebbe che tu fossi come lei, quando sarai grande."
Il bimbo osservò la matita, incuriosito e non vide niente di speciale.
"Ma è identica a tutte le matite che ho visto in vita mia!".
"Tutto dipende dal modo in cui guardi le cose. Ci sono 5 qualità in essa che, se tu riuscirai a mantenere, faranno sempre di te un uomo in pace con il mondo.
Prima qualità: tu puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una mano che guida i tuoi passi: questa mano noi la chiamiamo Dio e Lui ti dovrà sempre indirizzare verso la Sua volontà.
Seconda qualità: di quando in quando io devo interrompere ciò che sto scrivendo ed usare il temperino. Questo fa sì che la matita soffra un poco, ma alla fine essa sarà più affilata. Pertanto, sappi sopportare un po' di dolore, perché ciò ti renderà una persona migliore.
Terza qualità: la matita ci permette sempre d'usare una gomma per cancellare gli sbagli. Capisci che correggere qualcosa che abbiamo fatto non è necessariamente un male, ma qualcosa di fondamentale per mantenerci sulla retta via.
Quarta qualità: ciò che è davvero importante nella matita non è il legno o la forma esteriore, ma la grafite che è all'interno. Dunque fai sempre attenzione a quello che succede dentro di te.
Infine la quinta qualità della matita: lascia sempre un segno. Ugualmente, sappi che tutto ciò che farai nella vita lascerà tracce e cerca d'essere conscio d'ogni singola azione.
PAULO COELHO
Il bambino guardava la nonna scrivere una lettera.
Ad un certo punto, chiese: "Stai scrivendo una storia su di noi? E' per caso una storia su di me?".
La nonna smise di scrivere, sorrise e disse al nipote: "In effetti, sto scrivendo su di te. Tuttavia, più importante delle parole, è la matita che sto usando. Mi piacerebbe che tu fossi come lei, quando sarai grande."
Il bimbo osservò la matita, incuriosito e non vide niente di speciale.
"Ma è identica a tutte le matite che ho visto in vita mia!".
"Tutto dipende dal modo in cui guardi le cose. Ci sono 5 qualità in essa che, se tu riuscirai a mantenere, faranno sempre di te un uomo in pace con il mondo.
Prima qualità: tu puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una mano che guida i tuoi passi: questa mano noi la chiamiamo Dio e Lui ti dovrà sempre indirizzare verso la Sua volontà.
Seconda qualità: di quando in quando io devo interrompere ciò che sto scrivendo ed usare il temperino. Questo fa sì che la matita soffra un poco, ma alla fine essa sarà più affilata. Pertanto, sappi sopportare un po' di dolore, perché ciò ti renderà una persona migliore.
Terza qualità: la matita ci permette sempre d'usare una gomma per cancellare gli sbagli. Capisci che correggere qualcosa che abbiamo fatto non è necessariamente un male, ma qualcosa di fondamentale per mantenerci sulla retta via.
Quarta qualità: ciò che è davvero importante nella matita non è il legno o la forma esteriore, ma la grafite che è all'interno. Dunque fai sempre attenzione a quello che succede dentro di te.
Infine la quinta qualità della matita: lascia sempre un segno. Ugualmente, sappi che tutto ciò che farai nella vita lascerà tracce e cerca d'essere conscio d'ogni singola azione.
PAULO COELHO
kucy1- Millenium member
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
I BUONI MOTIVI PER ESSERE UN BAMBINO
http://digilander.libero.it/acqua67/motivi%20bambini.htm
http://digilander.libero.it/acqua67/motivi%20bambini.htm
kucy1- Millenium member
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
SOLO UNA BACCA (Bruno Ferrero, Cerchi nell'acqua, Ed. Elle Di Ci)
Il piccolo stagno sonnecchiava perfettamente immobile nella calura estiva.
Pigramente seduto su una foglia di ninfea, un ranocchio teneva d'occhio un insetto dalle lunghe zampe che stava spensieratamente pattinando sull'acqua. Presto sarebbe stato a tiro e il ranocchio ne avrebbe fatto un solo boccone, senza tanta fatica.
Poco più in là, un altro minuscolo insetto acquatico, un ditisco, guardava in modo struggente una graziosa ditisca. Non aveva il coraggio di dichiararle il suo amore e si accontentava di ammirarla da lontano.
Sulla riva a pochi millimetri dall'acqua un fiore piccolissimo, quasi invisibile, stava morendo di sete. Proprio non riusciva a raggiungere l'acqua, che pure era così vicina. Le sue radici si erano esaurite nello sforzo.
Un moscerino invece stava annegando; era finito in acqua per distrazione. Ora le sue piccole ali erano appesantite e non riusciva a risollevarsi, e l'acqua lo stava inghiottendo.
Un pruno selvatico allungava i suoi rami sullo stagno. Sulla estremità del ramo più lungo, che si spingeva quasi al centro dello stagno, una bacca scura e grinzosa, giunta a piena maturazione, si staccò e piombò nello stagno.
Si udì un "pluf!" sordo, quasi indistinto, nel gran ronzio degli insetti.
Ma dal punto in cui la bacca era caduta in acqua, solenne e imperioso, come un fiore che sboccia, si allargò il primo cerchio nell'acqua, lo seguì il secondo, il terzo, il quarto...
L'insetto dalle lunghe zampe fu carpito dalla piccola onda e messo fuori portata dalla lingua del ranocchio.
Il ditisco fu spinto verso la ditisca e la urtò: si chiesero scusa e si innamorarono.
Il primo cerchio sciabordò sulla riva e un fiotto d'acqua scura raggiunse il piccolo fiore che riprese a vivere.
Il secondo cerchio sollevò il moscerino e lo depositò su un filo d'erba della riva, dove le sue ali poterono asciugare.
Quante vite cambiate per qualche insignificante cerchio nell'acqua.
Il piccolo stagno sonnecchiava perfettamente immobile nella calura estiva.
Pigramente seduto su una foglia di ninfea, un ranocchio teneva d'occhio un insetto dalle lunghe zampe che stava spensieratamente pattinando sull'acqua. Presto sarebbe stato a tiro e il ranocchio ne avrebbe fatto un solo boccone, senza tanta fatica.
Poco più in là, un altro minuscolo insetto acquatico, un ditisco, guardava in modo struggente una graziosa ditisca. Non aveva il coraggio di dichiararle il suo amore e si accontentava di ammirarla da lontano.
Sulla riva a pochi millimetri dall'acqua un fiore piccolissimo, quasi invisibile, stava morendo di sete. Proprio non riusciva a raggiungere l'acqua, che pure era così vicina. Le sue radici si erano esaurite nello sforzo.
Un moscerino invece stava annegando; era finito in acqua per distrazione. Ora le sue piccole ali erano appesantite e non riusciva a risollevarsi, e l'acqua lo stava inghiottendo.
Un pruno selvatico allungava i suoi rami sullo stagno. Sulla estremità del ramo più lungo, che si spingeva quasi al centro dello stagno, una bacca scura e grinzosa, giunta a piena maturazione, si staccò e piombò nello stagno.
Si udì un "pluf!" sordo, quasi indistinto, nel gran ronzio degli insetti.
Ma dal punto in cui la bacca era caduta in acqua, solenne e imperioso, come un fiore che sboccia, si allargò il primo cerchio nell'acqua, lo seguì il secondo, il terzo, il quarto...
L'insetto dalle lunghe zampe fu carpito dalla piccola onda e messo fuori portata dalla lingua del ranocchio.
Il ditisco fu spinto verso la ditisca e la urtò: si chiesero scusa e si innamorarono.
Il primo cerchio sciabordò sulla riva e un fiotto d'acqua scura raggiunse il piccolo fiore che riprese a vivere.
Il secondo cerchio sollevò il moscerino e lo depositò su un filo d'erba della riva, dove le sue ali poterono asciugare.
Quante vite cambiate per qualche insignificante cerchio nell'acqua.
kucy1- Millenium member
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Data d'iscrizione : 25.11.08
Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
VIVI COME CREDI di Charlie Chaplin
C'era una volta una coppia con un figlio di 12 anni e un asino. Decisero insieme di viaggiare, di lavorare e di conoscere il mondo. Così partirono tutti e tre con il loro asino. Arrivati nel primo paese, la gente commentava: "Guardate quel ragazzo quanto è maleducato... lui sull'asino e i poveri genitori, già anziani, che lo tirano". Allora la moglie disse a suo marito: "Non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio." Il marito lo fece scendere e salì sull'asino.
Arrivati al secondo paese, la gente mormorava: "Guardate che svergognato quel tipo... lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l'asino, mentre lui vi sta comodamente in groppa." Allora, presero la decisione di far salire la moglie, mentre padre e figlio tenevano le redini per tirare l'asino.
Arrivati al terzo paese, la gente commentava: "Povero uomo! Dopo aver lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull'asino; e povero figlio, chissà cosa gli spetta, con una madre del genere!"
Allora si misero d'accordo e decisero di sedersi tutti e tre sull'asino per cominciare nuovamente il pellegrinaggio.
Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese: "Sono delle bestie, più bestie dell'asino che li porta: gli spaccheranno la schiena!". Alla fine, decisero di scendere tutti e camminare insieme all'asino.
Ma, passando per il paese seguente, non potevano credere a ciò che le voci dicevano ridendo: "Guarda quei tre idioti; camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli!
Conclusione: Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei.
Quindi: vivi come credi.
Fai cosa ti dice il cuore... ciò che vuoi... una vita è un'opera di teatro che non ha prove iniziali.
Quindi: canta, ridi, balla, ama... e vivi intensamente ogni momento della tua vita... prima che cali il sipario e l'opera finisca senza applausi.
C'era una volta una coppia con un figlio di 12 anni e un asino. Decisero insieme di viaggiare, di lavorare e di conoscere il mondo. Così partirono tutti e tre con il loro asino. Arrivati nel primo paese, la gente commentava: "Guardate quel ragazzo quanto è maleducato... lui sull'asino e i poveri genitori, già anziani, che lo tirano". Allora la moglie disse a suo marito: "Non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio." Il marito lo fece scendere e salì sull'asino.
Arrivati al secondo paese, la gente mormorava: "Guardate che svergognato quel tipo... lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l'asino, mentre lui vi sta comodamente in groppa." Allora, presero la decisione di far salire la moglie, mentre padre e figlio tenevano le redini per tirare l'asino.
Arrivati al terzo paese, la gente commentava: "Povero uomo! Dopo aver lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull'asino; e povero figlio, chissà cosa gli spetta, con una madre del genere!"
Allora si misero d'accordo e decisero di sedersi tutti e tre sull'asino per cominciare nuovamente il pellegrinaggio.
Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese: "Sono delle bestie, più bestie dell'asino che li porta: gli spaccheranno la schiena!". Alla fine, decisero di scendere tutti e camminare insieme all'asino.
Ma, passando per il paese seguente, non potevano credere a ciò che le voci dicevano ridendo: "Guarda quei tre idioti; camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli!
Conclusione: Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei.
Quindi: vivi come credi.
Fai cosa ti dice il cuore... ciò che vuoi... una vita è un'opera di teatro che non ha prove iniziali.
Quindi: canta, ridi, balla, ama... e vivi intensamente ogni momento della tua vita... prima che cali il sipario e l'opera finisca senza applausi.
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
ACCETTA IL CONSIGLIO
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
SEI UNA MERAVIGLIA
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
“Questi bambini nascono due volte.
Devono imparare a muoversi in un
mondo che la prima nascita ha reso
più difficile.
La seconda dipende da Voi, da quello che
saprete dare."
Giuseppe Pontiggia - “nati due volte”
Devono imparare a muoversi in un
mondo che la prima nascita ha reso
più difficile.
La seconda dipende da Voi, da quello che
saprete dare."
Giuseppe Pontiggia - “nati due volte”
Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
Danza Lenta
Hai mai guardato I bambini
In un girotondo?
O ascoltato il rumore della pioggia
Quando cade a terra?
O seguito mai lo svolazzare irregolare di una farfalla?
O osservato il sole allo svanire della notte?
Faresti meglio a rallentare.
Non danzare cosi veloce.
Il tempo è breve.
La musica non durerà.
Percorri ogni giorno in volo,
Quando dici "Come stai?",
Ascolti la risposta?
Quando la giornata è finita
Ti stendi sul tuo letto
Con centinaia di questioni successive
Che ti passano per la testa?
Faresti meglio a rallentare.
Non danzare cosi veloce
Il tempo è breve.
La musica non durerà.
Mai detto a tuo figlio, lo faremo domani?
Senza notare nella fretta,
Il suo dispiacere?
Mai perso il contatto,
Con una buona amicizia che poi è finita
Perchè tu non avevi mai avuto tempo
Di chiamare e dire "Ciao"?
Faresti meglio a rallentare.
Non danzare cosi veloce
Il tempo è breve.
La musica non durerà
Quando corri cosi veloce per giungere da qualche parte
Ti perdi la metà del piacere di andarci.
Quando ti preoccupi e corri tutto il giorno,
E´ come un regalo mai aperto .. . . Gettato via.
La vita non è una corsa.
Prendila più piano
Ascolta la musica
Prima che la canzone sia finita.
Hai mai guardato I bambini
In un girotondo?
O ascoltato il rumore della pioggia
Quando cade a terra?
O seguito mai lo svolazzare irregolare di una farfalla?
O osservato il sole allo svanire della notte?
Faresti meglio a rallentare.
Non danzare cosi veloce.
Il tempo è breve.
La musica non durerà.
Percorri ogni giorno in volo,
Quando dici "Come stai?",
Ascolti la risposta?
Quando la giornata è finita
Ti stendi sul tuo letto
Con centinaia di questioni successive
Che ti passano per la testa?
Faresti meglio a rallentare.
Non danzare cosi veloce
Il tempo è breve.
La musica non durerà.
Mai detto a tuo figlio, lo faremo domani?
Senza notare nella fretta,
Il suo dispiacere?
Mai perso il contatto,
Con una buona amicizia che poi è finita
Perchè tu non avevi mai avuto tempo
Di chiamare e dire "Ciao"?
Faresti meglio a rallentare.
Non danzare cosi veloce
Il tempo è breve.
La musica non durerà
Quando corri cosi veloce per giungere da qualche parte
Ti perdi la metà del piacere di andarci.
Quando ti preoccupi e corri tutto il giorno,
E´ come un regalo mai aperto .. . . Gettato via.
La vita non è una corsa.
Prendila più piano
Ascolta la musica
Prima che la canzone sia finita.
(David L. Weatherford, psicologo dell'infanzia)
Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
Invece il cento c’è
(di Loris Malaguzzi)
Il bambino
è fatto di cento.
Il bambino ha
cento lingue
cento mani
cento pensieri
cento modi di pensare
di giocare e di parlare
cento sempre cento
modi di ascoltare
di stupire di amare
cento allegrie
per cantare e capire
cento mondi
da scoprire
cento mondi
da inventare
cento mondi
da sognare.
Il bambino ha
cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.
La scuola e la cultura
gli separano la testa dal corpo.
Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi
solo a Pasqua e a Natale.
Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c’è
e di cento
gliene rubano novantanove.
Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l’immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose
che non stanno insieme.
Gli dicono insomma
che il cento non c’è.
Il bambino dice:
invece il cento c’è.
(di Loris Malaguzzi)
Il bambino
è fatto di cento.
Il bambino ha
cento lingue
cento mani
cento pensieri
cento modi di pensare
di giocare e di parlare
cento sempre cento
modi di ascoltare
di stupire di amare
cento allegrie
per cantare e capire
cento mondi
da scoprire
cento mondi
da inventare
cento mondi
da sognare.
Il bambino ha
cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.
La scuola e la cultura
gli separano la testa dal corpo.
Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi
solo a Pasqua e a Natale.
Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c’è
e di cento
gliene rubano novantanove.
Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l’immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose
che non stanno insieme.
Gli dicono insomma
che il cento non c’è.
Il bambino dice:
invece il cento c’è.
kucy1- Millenium member
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
SE
(Rudyard Kipling)
Se riesci a non perdere la testa, quando tutti intorno
la perdono, e se la prendono con te;
Se riesci a non dubitare di te stesso, quando tutti ne dubitano, ma anche a cogliere in modo costruttivo i loro dubbi;
Se sai attendere, e non ti stanchi di attendere;
Se sai non ricambiare menzogna con menzogna,
odio con odio, e tuttavia riesci a non sembrare troppo buono, e a evitare di far discorsi troppo saggi;
Se sai sognare - ma dai sogni sai non farti dominare;
Se sai pensare - ma dei pensieri sa non farne il fine;
Se sai trattare nello stesso modo due impostori- Trionfo e Disastro - quando ti capitano innanzi;
Se sai resistere a udire la verità che hai detto dai farabutti travisata per ingannar gli sciocchi;
Se sai piegarti a ricostruire, con gli utensili ormai tutti consumati, le cose a cui hai dato la vita, ormai infrante;
Se di tutto ciò che hai vinto sai fare un solo mucchio
e te lo giochi, all'azzardo, un'altra volta,
E se perdi, sai ricominciare senza dire una parola di sconfitta;
Se sai forzare cuore, nervi e tendini dritti allo scopo, ben oltre la stanchezza, a tener duro, quando in te nient'altro esiste, tranne il comando della Volontà;
Se sai parlare alle folle senza sentirti re, o intrattenere i re parlando francamente,
Se né amici né nemici riescono a ferirti, pur tutti contando per te, ma troppo mai nessuno;
Se riesci ad occupare il tempo inesorabile dando valore a ogni istante della vita,
Il mondo è tuo, con tutto ciò che ha dentro,
E, ancor di più, ragazzo mio, sei Uomo!
(Rudyard Kipling)
Se riesci a non perdere la testa, quando tutti intorno
la perdono, e se la prendono con te;
Se riesci a non dubitare di te stesso, quando tutti ne dubitano, ma anche a cogliere in modo costruttivo i loro dubbi;
Se sai attendere, e non ti stanchi di attendere;
Se sai non ricambiare menzogna con menzogna,
odio con odio, e tuttavia riesci a non sembrare troppo buono, e a evitare di far discorsi troppo saggi;
Se sai sognare - ma dai sogni sai non farti dominare;
Se sai pensare - ma dei pensieri sa non farne il fine;
Se sai trattare nello stesso modo due impostori- Trionfo e Disastro - quando ti capitano innanzi;
Se sai resistere a udire la verità che hai detto dai farabutti travisata per ingannar gli sciocchi;
Se sai piegarti a ricostruire, con gli utensili ormai tutti consumati, le cose a cui hai dato la vita, ormai infrante;
Se di tutto ciò che hai vinto sai fare un solo mucchio
e te lo giochi, all'azzardo, un'altra volta,
E se perdi, sai ricominciare senza dire una parola di sconfitta;
Se sai forzare cuore, nervi e tendini dritti allo scopo, ben oltre la stanchezza, a tener duro, quando in te nient'altro esiste, tranne il comando della Volontà;
Se sai parlare alle folle senza sentirti re, o intrattenere i re parlando francamente,
Se né amici né nemici riescono a ferirti, pur tutti contando per te, ma troppo mai nessuno;
Se riesci ad occupare il tempo inesorabile dando valore a ogni istante della vita,
Il mondo è tuo, con tutto ciò che ha dentro,
E, ancor di più, ragazzo mio, sei Uomo!
kucy1- Millenium member
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
IL MANIFESTO DEI DIRITTI NATURALI DEI BIMBI E DELLE BIMBE
UN INVITO, O MEGLIO, UN APPELLO RIVOLTO AI GRANDI GENITORI, INSEGNANTI, AMMINISTRATORI
http://www.scuolacreativa.it/dirittinaturali.html
kucy1- Millenium member
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
LETTERA AI GRANDI
Ti prego uomo grande
non togliermi la fantasia.
Mi hai tolto il verde di un prato,
il fresco profumo di un fiore,
il rumore e il respiro del vento tra i rami.
Mi costringi a giocare su finti prati
e a guardare il sole con toppe di palazzi attaccate.
Per la fretta del tuo domani, del poi,
mi hai tolto anche i tuoi sorrisi,
le tue parole.
Ti prego uomo grande
non togliermi la vita:
non voglio essere un grande senza illusioni.
Ti prego grande uomo
non togliermi la fantasia.
(Anonimo)
Ti prego uomo grande
non togliermi la fantasia.
Mi hai tolto il verde di un prato,
il fresco profumo di un fiore,
il rumore e il respiro del vento tra i rami.
Mi costringi a giocare su finti prati
e a guardare il sole con toppe di palazzi attaccate.
Per la fretta del tuo domani, del poi,
mi hai tolto anche i tuoi sorrisi,
le tue parole.
Ti prego uomo grande
non togliermi la vita:
non voglio essere un grande senza illusioni.
Ti prego grande uomo
non togliermi la fantasia.
(Anonimo)
kucy1- Millenium member
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
I bambini prestano un ascolto particolare alle parole, per loro rappresentano la musica delle voci umane.
I bambini, più degli adulti, percepiscono la fisicità delle parole: sono soffici? dure? rotonde? spigolose?
I bambini possono assaggiare le parole: sono dolci? salate? amare?
I bambini sentono l’odore delle parole. Le parole divengono gioco, immaginazione,
divertimento e sviluppano la sensibilità del linguaggio.
Il linguaggio poetico ha molto a che fare con il bambino
e con la sua formazione linguistica.
BORIS NOVAK
I bambini, più degli adulti, percepiscono la fisicità delle parole: sono soffici? dure? rotonde? spigolose?
I bambini possono assaggiare le parole: sono dolci? salate? amare?
I bambini sentono l’odore delle parole. Le parole divengono gioco, immaginazione,
divertimento e sviluppano la sensibilità del linguaggio.
Il linguaggio poetico ha molto a che fare con il bambino
e con la sua formazione linguistica.
BORIS NOVAK
kucy1- Millenium member
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
IL VIGLIACCO
“Il vigliacco di oggi è il bimbo che schernivamo ieri;
l’aguzzino di oggi è il bimbo che frustavamo ieri;
l’impostore di oggi è il bimbo che non credevamo ieri;
il contestatore di oggi è il bimbo che opprimevamo ieri;
l’innamorato di oggi è il bimbo che carezzavamo ieri;
il non complessato di oggi è il bimbo che incoraggiavamo ieri;
il giusto di oggi è il bimbo che non calunniavamo ieri;
l’espansivo di oggi è il bimbo che non trascuravamo ieri;
il saggio di oggi è il bimbo che ammaestravamo ieri;
l’indulgente di oggi è il bimbo che perdonavamo ieri;
l’uomo che respira amore e bellezza
è il bimbo che viveva nella gioia anche ieri”
(Ronalda Russel)
“Il vigliacco di oggi è il bimbo che schernivamo ieri;
l’aguzzino di oggi è il bimbo che frustavamo ieri;
l’impostore di oggi è il bimbo che non credevamo ieri;
il contestatore di oggi è il bimbo che opprimevamo ieri;
l’innamorato di oggi è il bimbo che carezzavamo ieri;
il non complessato di oggi è il bimbo che incoraggiavamo ieri;
il giusto di oggi è il bimbo che non calunniavamo ieri;
l’espansivo di oggi è il bimbo che non trascuravamo ieri;
il saggio di oggi è il bimbo che ammaestravamo ieri;
l’indulgente di oggi è il bimbo che perdonavamo ieri;
l’uomo che respira amore e bellezza
è il bimbo che viveva nella gioia anche ieri”
(Ronalda Russel)
kucy1- Millenium member
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Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
PERCHE' IO SONO MARCO
Ho il mio posto, io.
Ho il mio banco, io.
Ho una classe speciale, un maestro speciale in una scuola speciale.
Sono speciale io.
Sono speciale così come quelli della mia stessa classe.
Non m'importa come siano gli altri.
Essi sono, semplicemente.
Tutti nel nostro mondo, circondato dai nostri occhi e dai nostri sensi. In volo con ciò che ci attira o che ci fa star bene, a seguire melodie o rapporti matematici, a vedere forme laddove altri vedono materia.
Il nostro mondo non ci è estraneo, siamo parti di esso.
Siamo intuizione senza comunicazione.
Siamo diversi, dicono.
Diversi.
Io il concetto di diversità l'ho capito dallo sguardo di mio padre quando da piccolo ero una categoria a parte di figlio.
Adelaide era la bambina che piaceva a tutti, cantava e ballava.
Giulio era lo scavezzacollo, quello che non stava un attimo fermo.
E poi c'ero io.
" Ah quello è Marco ma non capisce, Dio ce l'ha dato così".
Il "non capisce" fu la mia dannazione.
A vita.
Adelaide ora sta tutto il giorno al cellulare, estranea alla vita almeno quanto lo sono io, e se non è al telefono ha la musica nelle orecchie.
Non ho mai compreso se lei e nostra madre hanno mai parlato la stessa lingua.
Mia madre le grida spesso "Tu non mi capisci".
Giulio ha le sue manie. S'imbottisce di una polverina, e nelle feste piu tranquille lui e i suoi amici si scolano una cassa di bottiglie di vino.
Alla fine non si regge in piedi e vomita una vita che non gli piace.
Il suo vomito mi scivola addosso.
Anche se io non alzo lo sguardo.
Perchè io sono Marco, quello diverso.
Marco che non capisce, perchè Dio mi ha fatto cosi.
(venerdì, 02 novembre 2007 )
Ho il mio posto, io.
Ho il mio banco, io.
Ho una classe speciale, un maestro speciale in una scuola speciale.
Sono speciale io.
Sono speciale così come quelli della mia stessa classe.
Non m'importa come siano gli altri.
Essi sono, semplicemente.
Tutti nel nostro mondo, circondato dai nostri occhi e dai nostri sensi. In volo con ciò che ci attira o che ci fa star bene, a seguire melodie o rapporti matematici, a vedere forme laddove altri vedono materia.
Il nostro mondo non ci è estraneo, siamo parti di esso.
Siamo intuizione senza comunicazione.
Siamo diversi, dicono.
Diversi.
Io il concetto di diversità l'ho capito dallo sguardo di mio padre quando da piccolo ero una categoria a parte di figlio.
Adelaide era la bambina che piaceva a tutti, cantava e ballava.
Giulio era lo scavezzacollo, quello che non stava un attimo fermo.
E poi c'ero io.
" Ah quello è Marco ma non capisce, Dio ce l'ha dato così".
Il "non capisce" fu la mia dannazione.
A vita.
Adelaide ora sta tutto il giorno al cellulare, estranea alla vita almeno quanto lo sono io, e se non è al telefono ha la musica nelle orecchie.
Non ho mai compreso se lei e nostra madre hanno mai parlato la stessa lingua.
Mia madre le grida spesso "Tu non mi capisci".
Giulio ha le sue manie. S'imbottisce di una polverina, e nelle feste piu tranquille lui e i suoi amici si scolano una cassa di bottiglie di vino.
Alla fine non si regge in piedi e vomita una vita che non gli piace.
Il suo vomito mi scivola addosso.
Anche se io non alzo lo sguardo.
Perchè io sono Marco, quello diverso.
Marco che non capisce, perchè Dio mi ha fatto cosi.
(venerdì, 02 novembre 2007 )
Ultima modifica di Maestra Gabriella il Lun Nov 12, 2012 5:00 pm - modificato 2 volte.
kucy1- Millenium member
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Data d'iscrizione : 25.11.08
Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
LA TELEVISIONE
http://it.youtube.com/watch?v=xUn10yA09vI
http://it.youtube.com/watch?v=45mCZ4na2vM&feature=related
http://it.youtube.com/watch?v=A3ACSmZTejQ&feature=related
http://it.youtube.com/watch?v=2b_Jr3z3LUI&feature=related
«Neocapitalismo televisivo (1958)
[….] Quando io scrissi il mio primo romanzo, Ragazzi di vita, la televisione non era ancora entrata in funzione. Dirò di più: molte cose che oggi riempiono la vita dei giovani e dei poveri in generale non c'erano. Non c'erano i flippers, i calcio-balilla, i circoli giallo-rossi o bianco-azzurri che siano, il fumetto o il fotogramma sviluppati e affascinanti come sono oggi, non si era affermato, o almeno non nella misura attuale, quel certo cinema che i produttori destinano al pubblico dei poveri. L'esistenza dei ragazzi di vita era, quindi, dal punto di vista dei divertimenti, squallida e vuota. Oggi invece, la società non offre al giovane lavoro, ma infiniti modi di dimenticare il presente e di non pensare al futuro.
La televisione è entrata nella vita e nel costume dei giovani. I miei personaggi sono quelli delle borgate romane, sono i sottoproletari che vivono ai margini della città. Dal tempo in cui scrivevo Ragazzi di vita, quando non esisteva la Tv, a oggi si possono notare in loro cambiamenti: un arricchimento del loro modo di parlare anzitutto, del gergo, anche, di parole ed espressioni auliche, o appartenenti comunque a un linguaggio conformistico, usate però, per di più, in funzione palesemente ironica. È questa una forma di primitiva difesa contro l'influenza ideologica della Tv, che gli ambienti meno conformisti tendono a respingere, sottoponendola già a una specie di trasformazione.
In questo senso, certi strati della popolazione romana, quelli ai quali io i interesso, più ricchi e forti, per così dire, di tradizioni culturali proprie, un proprio costume di vita, di una propria moralità resistono meglio alla funzione livellatrice della Tv e ne respingono d'istinto il palese conformismo. […]
L'influenza della Tv è visibile in ben altro modo, per esempio, nei piccolo-borghesi e nella gente d'ordine. Qui il conformismo televisivo trova un terreno propizio, e incide quindi, in misura maggiore.
Per questi ultimi strati sociali, la Tv rappresenta un grande fatto di cultura, naturalmente di quella cultura che la classe egemone fornisce. Mi sembra ridicola e sproporzionata l'indignazione di quegli intellettuali che, pur appartenendo alla classe egemone, rigettano con sprezzo tanta parte della produzione televisiva, la più popolare. In realtà la Tv, lungi dal diffondere (come essi sostengono) nozioni staccate e prive di una visione unitaria della vita e del mondo, è un potente mezzo di diffusione ideologica, e proprio della ideologia consacrata dalla classe egemone.
[…]
La Tv, a mio parere, mettendo assieme spettacoli di un certo valore artistico e culturale, (la prosa) e altri di assai minore livello, mettendo cioè la parte più povera, culturalmente parlando, a contatto con diversi livelli, per così dire, di cultura, non solo non concorre ad elevare il livello culturale degli strati inferiori, ma determina in loro un senso d'inferiorità, quasi angosciosa. I poveri, cioè, vengono indotti continuamente ad una scelta, che cade, per forza di cose, a vantaggio degli spettacoli improntati a livello inferiore. In questo caso, se mi si consente, la Tv s'inserisce nel fenomeno generale del neocapitalismo. In quanto essa tende ad elevare un po' il grado di conoscenza in coloro che sono a un livello superiore, ma a precipitare ancora più in basso chi si trova a un livello inferiore.
Da Vie Nuove, XIII, 51, 20 dicembre 1958.
Intervista rilasciata da Pier Paolo Pasolini
ad Arturo Gismondi»
.
«Contro la televisione [Inedito, 1966]
[…] Che cosa vuol coprire la televisione? […] Vuol coprire la vergogna di essere l'espressione concreta attraverso cui si manifesta lo Stato piccolo-borghese italiano. Ossia di essere la depositaria di ogni volgarità, e dell'odio per la realtà (mascherando magari qualche suo prodotto con la formula del realismo). Il sacro è perciò completamente bandito. Perché il sacro, esso sì, e soltanto esso, scandalizzerebbe veramente, le varie decine di milioni di piccoli borghesi che tutte le sere si confermano nella propria stupida "idea di sé" davanti al video.
[…]
La televisione emana da sé qualcosa di spaventoso. Qualcosa di peggio del terrore che doveva dare, in altri secoli, solo l'idea dei tribunali speciali dell'Inquisizione. C'è nel profondo della cosiddetta "Tv" qualcosa di simile appunto allo spirito dell'Inquisizione: una divisione netta, radicale, fatta con l'accetta, tra coloro che possono passare e coloro che non possono passare: può passare solo chi è imbecille, ipocrita, capace di dire frasi e parole che sono puro suono; oppure chi sa tacere - o tacere in ogni momento del suo parlare - oppure tacere al momento opportuno, come fa anche Moravia, quando è intervistato o partecipa per esempio alle "tavole rotonde", vili e pedanti, naturalmente, sempre. Chi non è capace di questi silenzi, non passa. Da simile regola non si deroga. Ed è in questo che - provate a pensarci bene - la televisione compie la discriminazione neocapitalistica tra buoni e cattivi. Qui è la vergogna che essa deve coprire, creando una cortina di falsi "realismi".
[…]
Io, da telespettatore, […] ho visto sfilare, in quel video dove essi erano ora, un'infinità di personaggi: la corte dei miracoli d'Italia - e si tratta di uomini politici di primo piano, di persone di importanza assolutamente primaria nell'industria e nella cultura; spesso persone di prim'ordine anche oggettivamente. Ebbene, la televisione faceva e fa, di tutti loro, dei buffoni: riassume i loro discorsi facendoli passare per idioti - col loro, sempre tacito beneplacito? - oppure, anziché esprimere le loro idee, legge i loro interminabili telegrammi: non riassunti, evidentemente, ma ugualmente idioti: idioti come ogni espressione ufficiale. Il video è una terribile gabbia che tiene prigioniera dell'Opinione Pubblica - servilmente servita per ottenerne il totale servilismo - l'intera classe dirigente italiana […].
[…] come viene presentato tutto, uomini, fatti, cose e idee? Tutto viene presentato come dentro un involucro protettore, col distacco ed il tono didascalico con cui si discute di qualcosa già accaduta, da poco, magari, ma accaduta, che l'occhio del saggio - o chi per lui - contempla nella sua rassicurante oggettività, nel meccanismo che, quasi serenamente e senza difficoltà reali, l'ha prodotta. È insomma, sempre, una mente ordinatrice dall'alto, che presentando le informazioni, e riassumendo i messaggi, opera la selezione delle notizie (e dà quindi un quadro diverso dell'Italia). A un livello naturalmente bassissimo (c'è l'alibi della enorme disparità dei destinatari, bambini, gente semplice ecc. ecc.).
[…]
L'importante è una cosa sola: che non trapeli nulla mai di men che rassicurante. La televisione, della vita pubblica delle vicende politiche e della elaborazione delle idee, deve - e sente rigidamente tale dovere - operare secondo una selettività di scelta e una serie di norme linguistiche, che assicuri innanzi tutto che "tutto va bene", ed è fatto per il bene. Il bene non deve avere difficoltà: ed ecco che infatti il mondo presentato in televisione è senza difficoltà: se difficoltà ci sono state, sono state sempre provvidenzialmente "appianate": se disgraziatamente l'appianamento non è ancora avvenuto (ma avverrà), provvede a dare questo perduto senso di pienezza di lingua informativa orale-scritta dello speaker.
[…]
La televisione insomma è "paternalista": questo ne può essere dunque lo slogan definitorio. I precetti del padre sono una rigida elencazione di ciò che si può e non si può dire e fare.
C'è solo una cosa che sfugge alla sorveglianza - in fondo figliale, ossessiva, disperata, meschina, terrorizzata del "padre televisivo" - e non può non sfuggirgli, perché essa è in lui, è la sua stessa realtà: questa cosa è la volgarità. Tutto ciò che appare, dentro il video e prima del video, come preparazione e organizzazione dell'involucro protettivo dell'informazione - è volgare. […]
Da: Pier Paolo Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società - Saggi sparsi, I Meridiani, Mondadori, 1999 -pp.128-139
.
.«Le mie proposte su scuola e Tv
[…] la "massa" dei giovani ignora il tradizionale conflitto interiore tra bene e male; la sua scelta è l'impietrimento, la fine della pietà; e ciò quasi per partito preso, aprioristicamente: sia che si tratti di delinquenti, sia che si tratti di bravi ragazzi infelici - l'infelicità non è una colpa minore.
[…]
I giovani sottoproletari romani hanno perduto […] la loro "cultura", cioè il loro modo di essere, di comportarsi, di parlare, di giudicare la realtà: a loro è stato fornito un modello di vita borghese (consumistico): essi sono stati cioè, classicamente, distrutti e borghesizzati. La loro connotazione classica è dunque ora puramente economica e non più anche culturale. La cultura delle classi subalterne non esiste (quasi) più: esiste soltanto l'economia delle classi subalterne.
[…]
le mie "due modeste proposte" di abolizione [della scuola e della televisione n.d.r.] intendevano chiaramente riferirsi a una abolizione provvisoria. Dicevo, per la precisione: "in attesa di tempi migliori: cioè di un altro sviluppo - ed è questo il nodo della questione".
[…]
In attesa di una radicale riforma sarebbe meglio abolire (lo so che è utopistico, ma ne sono lo stesso fermamente convinto) sia la scuola d'obbligo che la televisione: perché ogni giorno che passa è fatale sia per gli scolari che per i telespettatori.
[…]
Soltanto ieri, improvvisando un dibattito con degli insegnanti - in un seminario tenuto a Lecce - delineavo quella che secondo me dovrebbe essere la scuola d'obbligo: e dicevo appunto quasi esattamente le stesse cose di Moravia (aggiungevo, come materia di tale nuova scuola d'obbligo, la scuola guida, con annesso galateo stradale, problemi burocratici di ogni tipo, elementi di urbanistica, ecologia, igiene, sesso, ecc. E soprattutto, aggiungerei, molte letture, molte libere letture liberamente commentate).
Quanto alla televisione la mia proposta di radicale riforma è questa: bisogna rendere la televisione partitica e cioè, culturalmente, pluralistica. È l'unico modo perché essa perda il suo orrendo valore carismatico, la sua intollerabile ufficialità. Inoltre i partiti - com'è ben noto - si sbranano all'interno della televisione, dietro le quinte, dividendosi (finora abiettamente) il potere televisivo. Si tratterebbe dunque di codificare e di portare alla luce del sole questa situazione di fatto: rendendola così democratica. Ogni Partito dovrebbe avere diritto alle sua trasmissioni. In modo che ogni spettatore sarebbe chiamato a scegliere e a criticare, cioè a essere coautore, anziché essere un tapino che vede e ascolta, tanto più represso quanto adulato. Ogni Partito dovrebbe avere il diritto, per esempio, al suo telegiornale; perché il telespettatore possa scegliere le notizie, o confrontarle con le altre, cessando dunque di subirle. Inoltre direi che ogni Partito dovrebbe gestire anche gli altri programmi (magari proporzionalmente alla sua rappresentanza al Parlamento). Nascerebbe una stupenda concorrenza, e il livello (anche quello spettacolare) dei programmi, salirebbe di colpo. Voilà.
Dal Corriere della Sera, 29 ottobre 1975; ora in
Pier Paolo Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società - Lettere luterane, I Meridiani, Mondadori, 1999 -pp. 693-699 »
DA http://www.pasolini.net/contrib_roccocafagna_riflessioni.htm
kucy1- Millenium member
- Numero di messaggi : 576
Data d'iscrizione : 25.11.08
Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
http://it.youtube.com/watch?v=QVFKl3Gjymc
http://it.youtube.com/watch?v=vdXmlZtSe1o
http://it.youtube.com/watch?v=DxpXi0hukV8
Sarebbe molto utile, secondo me, insegnare ai bambini e ai ragazzi a guardare la tv e a criticarla. Un libro che potrebbe essere utile è TEEN TELEVISION. Gli adolescenti davanti e dentro la tv, Alberto Pellai, Franco Angeli.
http://it.youtube.com/watch?v=vdXmlZtSe1o
http://it.youtube.com/watch?v=DxpXi0hukV8
Sarebbe molto utile, secondo me, insegnare ai bambini e ai ragazzi a guardare la tv e a criticarla. Un libro che potrebbe essere utile è TEEN TELEVISION. Gli adolescenti davanti e dentro la tv, Alberto Pellai, Franco Angeli.
kucy1- Millenium member
- Numero di messaggi : 576
Data d'iscrizione : 25.11.08
Re: Racconti E Storie per l'anima sull'educazione
(Fonte e recensione di IBS)
Titolo -Diario di scuola
Autore - Pennac Daniel
Ed. Feltrinelli, collana I Narratori, anno 2008
L'autore affronta il grande tema della scuola dal punto di vista degli alunni. In verità dicendo "alunni" si dice qualcosa di troppo vago: qui è in gioco il punto di vista degli "sfaticati", dei "fannulloni", degli "scavezzacollo", dei "marioli", dei "cattivi soggetti", insomma di quelli che vanno male a scuola. Pennac, ex scaldabanco lui stesso, studia questa figura popolare e ampiamente diffusa dandogli nobiltà, restituendogli anche il peso d'angoscia e di dolore che gli appartiene. Il libro mescola ricordi autobiografici e riflessioni sulla pedagogia, sulle universali disfunzioni dell'istituto scolastico, sul ruolo dei genitori e della famiglia, sulla devastazione introdotta dal giovanilismo, sul ruolo della televisione e di tutte le declinazioni dei media contemporanei. E da questo rovistare nel "mal di scuola" che attraversa con vitalissima continuità i vagabondaggi narrativi di Pennac vediamo anche spuntare una non mai sedata sete di sapere e d'imparare che contrariamente ai più triti luoghi comuni, anima i giovani di oggi come quelli di ieri. Con la solita verve, l'autore della saga dei Malaussène movimenta riflessioni e affondi teorici con episodi buffi o toccanti, e colloca la nozione di amore, così ferocemente avversata, al centro della relazione pedagogica.
Titolo -Diario di scuola
Autore - Pennac Daniel
Ed. Feltrinelli, collana I Narratori, anno 2008
L'autore affronta il grande tema della scuola dal punto di vista degli alunni. In verità dicendo "alunni" si dice qualcosa di troppo vago: qui è in gioco il punto di vista degli "sfaticati", dei "fannulloni", degli "scavezzacollo", dei "marioli", dei "cattivi soggetti", insomma di quelli che vanno male a scuola. Pennac, ex scaldabanco lui stesso, studia questa figura popolare e ampiamente diffusa dandogli nobiltà, restituendogli anche il peso d'angoscia e di dolore che gli appartiene. Il libro mescola ricordi autobiografici e riflessioni sulla pedagogia, sulle universali disfunzioni dell'istituto scolastico, sul ruolo dei genitori e della famiglia, sulla devastazione introdotta dal giovanilismo, sul ruolo della televisione e di tutte le declinazioni dei media contemporanei. E da questo rovistare nel "mal di scuola" che attraversa con vitalissima continuità i vagabondaggi narrativi di Pennac vediamo anche spuntare una non mai sedata sete di sapere e d'imparare che contrariamente ai più triti luoghi comuni, anima i giovani di oggi come quelli di ieri. Con la solita verve, l'autore della saga dei Malaussène movimenta riflessioni e affondi teorici con episodi buffi o toccanti, e colloca la nozione di amore, così ferocemente avversata, al centro della relazione pedagogica.
guardian angel- Millenium member
- Numero di messaggi : 3720
Data d'iscrizione : 29.09.10
Località : Toscana
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