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Uscire dall'autismo
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Uscire dall'autismo
Milano, 9 novembre 2010.
E’ cronaca, non fantastoria o romanzo:
Ore 13. Visita di controllo a E., di anni 4. All’età di 2 anni e mezzo aveva ricevuto diagnosi di autismo, ed i genitori lo avevano affidato alle nostre cure. E. presentava i sintomi tipi dell’autismo, quali assenza di linguaggio, isolamento dagli altri, autolesionismo, stereotipie, mancanza di contatto oculare, ripetitività degli atti motori. A distanza di un anno e mezzo dalla prima diagnosi, e dopo un anno e mezzo di lavoro, E. risulta essere un bambino comunicativo, verbale, in grado di parlare spontaneamente e di rispondere in modo circostanziato alle domande, capace di lavarsi da solo, di stare a tavola, vestirsi e svestirsi, giocare con gli altri bambini, comprendere tutto ciò che gli si dice e gli si chiede, integrarsi completamente nel gruppo e nei giochi. Difetti residui sono la difficoltà di coniugare i verbi (E. utilizza ancora spesso l’infinito), ed una certa monotonia della voce, non ancora arricchitasi delle componenti soprasegmenatali con le opportune variazioni melodiche prosodiche che caratterizzano un’intonazione più adeguata. Certamente non ci spaventa dover mettere a posto le capacità grammaticali sintattiche e le componenti ritmiche e prosodiche del linguaggio di un bambino che non più di due anni fa era stato definito artistico e che ora non lo è più.
Ore 14. Accompagnato dal papà, viene a trovarci A., di anni 9, diagnosticato come autistico a 3 anni, ed oggi, dopo cinque anni di percorso con il nostro gruppo (dimesso lo scorso anno), ci ha regalato il grande piacere di una sua visita, ma soprattutto questo piacere lo ha regalato ai genitori di altri bambini in trattamento presso il nostro centro; genitori che sono rimasti a bocca aperta vedendo e sentendo A. che descriveva la sua classe (è in terza elementare), parlava dei suoi compagni, criticava i “bulli”, raccontava delle gite e delle attività didattiche, ripeteva ciò che aveva studiato in storia e scienze. Unico difetto residuo, la presenza nell’eloquio di alcuni errori di pronuncia, per i quali tornerà presso di noi per un imminente breve periodo di correzione delle dislalie. Già, lui che sei anni era venuto per autismo…
Ore 16. Visita di controllo per M., di anni 5, diagnosticato autistico all’età di 3 anni, e preso in carico dal nostro gruppo. Oggi M. risulta verbale, comunicativo, in grado di svolgere numerosi compiti di prelettura e prescrittura, mangia, si veste e si lava da solo, parla utilizzando anche le battute di spirito e l’ironia. Ha estinto le stereotipie e l’aggressività che mostrava fino ad un anno fa. Non più definibile autistico, risulta invece alquanto iperattivo ed incline alla facile e frequente distrazione, configurando così un quadro di sindrome da deficit attentivo con iperattività (ADHD), ma certamente non di autismo.
Con orgoglio e soddisfazione, ma soprattutto nella speranza di dare conforto ai genitori di altri bambini attualmente autistici, ho raccontato di questi importantissimi casi di… uscita dall’autismo.
Massimo Borghese
E’ cronaca, non fantastoria o romanzo:
Ore 13. Visita di controllo a E., di anni 4. All’età di 2 anni e mezzo aveva ricevuto diagnosi di autismo, ed i genitori lo avevano affidato alle nostre cure. E. presentava i sintomi tipi dell’autismo, quali assenza di linguaggio, isolamento dagli altri, autolesionismo, stereotipie, mancanza di contatto oculare, ripetitività degli atti motori. A distanza di un anno e mezzo dalla prima diagnosi, e dopo un anno e mezzo di lavoro, E. risulta essere un bambino comunicativo, verbale, in grado di parlare spontaneamente e di rispondere in modo circostanziato alle domande, capace di lavarsi da solo, di stare a tavola, vestirsi e svestirsi, giocare con gli altri bambini, comprendere tutto ciò che gli si dice e gli si chiede, integrarsi completamente nel gruppo e nei giochi. Difetti residui sono la difficoltà di coniugare i verbi (E. utilizza ancora spesso l’infinito), ed una certa monotonia della voce, non ancora arricchitasi delle componenti soprasegmenatali con le opportune variazioni melodiche prosodiche che caratterizzano un’intonazione più adeguata. Certamente non ci spaventa dover mettere a posto le capacità grammaticali sintattiche e le componenti ritmiche e prosodiche del linguaggio di un bambino che non più di due anni fa era stato definito artistico e che ora non lo è più.
Ore 14. Accompagnato dal papà, viene a trovarci A., di anni 9, diagnosticato come autistico a 3 anni, ed oggi, dopo cinque anni di percorso con il nostro gruppo (dimesso lo scorso anno), ci ha regalato il grande piacere di una sua visita, ma soprattutto questo piacere lo ha regalato ai genitori di altri bambini in trattamento presso il nostro centro; genitori che sono rimasti a bocca aperta vedendo e sentendo A. che descriveva la sua classe (è in terza elementare), parlava dei suoi compagni, criticava i “bulli”, raccontava delle gite e delle attività didattiche, ripeteva ciò che aveva studiato in storia e scienze. Unico difetto residuo, la presenza nell’eloquio di alcuni errori di pronuncia, per i quali tornerà presso di noi per un imminente breve periodo di correzione delle dislalie. Già, lui che sei anni era venuto per autismo…
Ore 16. Visita di controllo per M., di anni 5, diagnosticato autistico all’età di 3 anni, e preso in carico dal nostro gruppo. Oggi M. risulta verbale, comunicativo, in grado di svolgere numerosi compiti di prelettura e prescrittura, mangia, si veste e si lava da solo, parla utilizzando anche le battute di spirito e l’ironia. Ha estinto le stereotipie e l’aggressività che mostrava fino ad un anno fa. Non più definibile autistico, risulta invece alquanto iperattivo ed incline alla facile e frequente distrazione, configurando così un quadro di sindrome da deficit attentivo con iperattività (ADHD), ma certamente non di autismo.
Con orgoglio e soddisfazione, ma soprattutto nella speranza di dare conforto ai genitori di altri bambini attualmente autistici, ho raccontato di questi importantissimi casi di… uscita dall’autismo.
Massimo Borghese
Re: Uscire dall'autismo
Sul numero 6, novembre 2010, della Rivista "ABCDonna", edita a Lecce, è stata pubblicata, a pag.37, la seguente intervista:
Dottor Massimo Borghese, che cos'è l'autismo e quali sono i primi sintomi della malattia?
L'autismo è una sindrome, cioè un insieme di sintomi, riconducibili al concorso di molteplici cause, alcune ereditarie, congenite, altre acquisite. Queste cause, combinandosi tra loro in varie modalità, innescano quadri clinici che hanno in comune, soprattutto nelle fasi iniziali, l'assenza di linguaggio o la perdita delle prime acquisizioni verbali, l'evitamento del contatto con altre persone, la tendenza all'isolamento, le stereotipie (ossia i movimenti ripetuti e continui senza un fine preciso), un generale arresto o rallentamento dell'evoluzione delle abilità comunicative del bambino.
Autistici si nasce o si diventa e perchè?
Direi entrambe le situazioni. A volte si nasce già con una serie di alterazioni cerebrali geneticamente determinate, o si nasce con un "progetto maligno" che prevede l'esplosione successiva di fasi regressive nello sviluppo del bambino; ma ci si può trovare anche nello stato di predisposizione non all'innesco diretto della malattia, bensì ad una maggiore vulnerabilità nei confronti di agenti successivi che senza tale predisposizione non indurrebbero tanti danni, e che invece in soggetti più sensibili, danno il via ai quadri di autismo.
Come agire alla comparsa dei primi segnali?Avere il coraggio di prenderne coscienza senza nascondersi dietro al dito di quei (purtroppo ancora numerosi) medici e altri operatori che minimizzano o invitano a non avere fretta. L'elemento principale della riuscita e del successo di un intervento di recupero sta nella tempestività di inizio, oltre che nell'intensività e nell'adeguatezza del lavoro dei riabilitatori.
Ci sono terapie mirate ad una parziale o completa guarigione?
Per esperienza e con soddisfazione personale posso dire sì. Però ribadisco che l'entità di un recupero è proporzionale alla tempestività e alla qualità delle terapie. Queste dovrebbero avere la caratteristica di agire contemporaneamente su tutti gli aspetti del profilo comunicativo del bambino.
In che cosa consiste la Sua terapia basata sulla dieta?
La mia terapia è basata soprattutto sulla abilitazione-riabilitazione effettuata da personale altamente specializzato che formo io personalmente. La dieta priva di glutine e caseina è un supporto che consiglio in molti casi, per ottenere l'estinzione o la riduzione di sintomi indesiderati in quei soggetti che definisco "metabolicamente sensibili".
Quanti casi di autismo ci sono in Italia?
Più che un numero assoluto, credo che sia più significativo fornire questo dato che è a dir poco sconvolgente: oggi in Italia come in quasi tutti i paesi cosiddetti industrializzati, si può contare un autistico ogni 150 nati.
Cosa sente di dire ai genitori che vivono questa esperienza?
Soprattutto due messaggi:
1. Non credete ai seminatori di catastrofismo che continuano a dire che dall'autismo non si esce.
2. Recuperare un bambino con autismo non è tuttavia un'impresa di facile realizzazione, Per riuscirvi occorrono sacrifici, lavoro intenso, sconvolgimento di tante abitudini e luoghi comuni. Vi attendono anni di lotta contro gli scettici, contro i vostri stessi parenti che vi eviteranno o vi inviteranno a non "stressare" i vostri bambini. Invece vi dico che solo lavorando a 360 gradi, ogni minuto, ogni giorno, per anni e anni, con intensità e convinzione, senza dannosi pietismi, potrete farcela. E soprattutto: fate presto!
Dottor Massimo Borghese, che cos'è l'autismo e quali sono i primi sintomi della malattia?
L'autismo è una sindrome, cioè un insieme di sintomi, riconducibili al concorso di molteplici cause, alcune ereditarie, congenite, altre acquisite. Queste cause, combinandosi tra loro in varie modalità, innescano quadri clinici che hanno in comune, soprattutto nelle fasi iniziali, l'assenza di linguaggio o la perdita delle prime acquisizioni verbali, l'evitamento del contatto con altre persone, la tendenza all'isolamento, le stereotipie (ossia i movimenti ripetuti e continui senza un fine preciso), un generale arresto o rallentamento dell'evoluzione delle abilità comunicative del bambino.
Autistici si nasce o si diventa e perchè?
Direi entrambe le situazioni. A volte si nasce già con una serie di alterazioni cerebrali geneticamente determinate, o si nasce con un "progetto maligno" che prevede l'esplosione successiva di fasi regressive nello sviluppo del bambino; ma ci si può trovare anche nello stato di predisposizione non all'innesco diretto della malattia, bensì ad una maggiore vulnerabilità nei confronti di agenti successivi che senza tale predisposizione non indurrebbero tanti danni, e che invece in soggetti più sensibili, danno il via ai quadri di autismo.
Come agire alla comparsa dei primi segnali?Avere il coraggio di prenderne coscienza senza nascondersi dietro al dito di quei (purtroppo ancora numerosi) medici e altri operatori che minimizzano o invitano a non avere fretta. L'elemento principale della riuscita e del successo di un intervento di recupero sta nella tempestività di inizio, oltre che nell'intensività e nell'adeguatezza del lavoro dei riabilitatori.
Ci sono terapie mirate ad una parziale o completa guarigione?
Per esperienza e con soddisfazione personale posso dire sì. Però ribadisco che l'entità di un recupero è proporzionale alla tempestività e alla qualità delle terapie. Queste dovrebbero avere la caratteristica di agire contemporaneamente su tutti gli aspetti del profilo comunicativo del bambino.
In che cosa consiste la Sua terapia basata sulla dieta?
La mia terapia è basata soprattutto sulla abilitazione-riabilitazione effettuata da personale altamente specializzato che formo io personalmente. La dieta priva di glutine e caseina è un supporto che consiglio in molti casi, per ottenere l'estinzione o la riduzione di sintomi indesiderati in quei soggetti che definisco "metabolicamente sensibili".
Quanti casi di autismo ci sono in Italia?
Più che un numero assoluto, credo che sia più significativo fornire questo dato che è a dir poco sconvolgente: oggi in Italia come in quasi tutti i paesi cosiddetti industrializzati, si può contare un autistico ogni 150 nati.
Cosa sente di dire ai genitori che vivono questa esperienza?
Soprattutto due messaggi:
1. Non credete ai seminatori di catastrofismo che continuano a dire che dall'autismo non si esce.
2. Recuperare un bambino con autismo non è tuttavia un'impresa di facile realizzazione, Per riuscirvi occorrono sacrifici, lavoro intenso, sconvolgimento di tante abitudini e luoghi comuni. Vi attendono anni di lotta contro gli scettici, contro i vostri stessi parenti che vi eviteranno o vi inviteranno a non "stressare" i vostri bambini. Invece vi dico che solo lavorando a 360 gradi, ogni minuto, ogni giorno, per anni e anni, con intensità e convinzione, senza dannosi pietismi, potrete farcela. E soprattutto: fate presto!
Re: Uscire dall'autismo
Grazie! E' stato un piacere leggere le testimonianze sopra riportate! Se vivessi a Napoli porterei mio figlio subito da lei!
mammapuzzola- Nuovo member
- Numero di messaggi : 5
Data d'iscrizione : 06.03.12
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