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Esprimo il mio pensiero sulla scuola Empty La figura fondamentale è l'insegnante curricolare

Messaggio Da Ospite Sab Nov 14, 2009 10:45 am

La figura fondamentale è l'insegnante curricolare

Probabilmente ha ragione chi dice che ripeto sin troppo spesso le stesse cose e mi rendo ben conto di averle effettivamente dette in tutte le salse, ma più tempo passa più mi convinco che in ambito di integrazione scolastica le figure che ruotano intorno ai nostri ragazzi sono troppe e si può facilmente osservare che ciò genera solo confusione e la "perdita di vista" da parte di chi dovrebbe assumersi la presa in carico.
In realtà - e lo ribadisco una volta ancora - la figura fondamentale per realizzare l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità è l'insegnante curricolare che dovrebbe essere posto come fondamento sul quale porre le basi per raggiungere gli obiettivi che tutti ci prefiggiamo. A questo punto, quindi, diventa indispensabile un cambiamento di direzione che permetta di rafforzare questo fondamento. Infatti, cambiare ora realmente le cose - e in profondità - sarebbe decisivo, per i nostri ragazzi, perché è ora che ne hanno bisogno. La storia ci insegna che non ci sono scorciatoie, che la testimonianza e l’azione individuale non bastano. Questo è il tempo in cui tutti siamo chiamati ad assumerci una maggiore responsabilità, a scendere in campo per giocare la partita, senza timore di sconfitta o di vittoria.
Possiamo discutere come fare. Ma chi si chiama fuori, chi sceglie di non starci o di giocare in proprio, in nome del proprio percorso, della propria identità, della propria autonomia, commette un grave errore. Le criticità sono tante, ma le opportunità non mancano. C’è bisogno di cambiare, ma per farlo realmente, dobbiamo ripartire da Noi, da quello che siamo e facciamo. Siamo Noi che prima di tutto dobbiamo cambiare. Noi che camminiamo con i nostri figli e tocchiamo il loro dolore e ascoltiamo le loro grida. Noi che siamo nel cuore dei problemi, ma lontano dai luoghi dove si prendono le decisioni. Noi che non riusciamo a farci ascoltare da quelli che stanno nel cuore delle istituzioni, ma lontano dai problemi. Noi che non abbiamo ancora affrontato abbastanza il problema delle istituzioni e dell’applicazione delle leggi.
Siamo ancora in tempo per rigenerare questo tessuto gravemente malato. I nostri soli nemici sono la rassegnazione, la frammentazione, la sfiducia, lo scetticismo e la cieca difesa del proprio tornaconto. Non ce ne sono altri. Bisogna operare una scelta che fungerà da spartiacque tra la cattiva scuola e quella buona, che dia visibilità ai tanti insegnanti curricolari preparati che aspettano solo di poter liberamente dimostrare la loro capacità professionale.
La chiave di volta sta dunque nel convertire i fondi che servono per pagare gli stipendi agli insegnanti di sostegno in incentivi mensili da assegnare agli insegnanti curricolari che hanno una classe dove sia presente un alunno con disabilità. Nel caso poi si dovessero presentare delle difficoltà o l’insegnante curricolare ritenesse di non farcela a gestire la classe, egli potrebbe richiedere l'aiuto dell’insegnate di sostegno, che sarebbe remunerato attingendo dal surplus che gli era stato assegnato in precedenza.
In fondo la traccia l’abbiamo avuta già da tempo, si può ancora leggerla nel web [ci si riferisce al documento intitolato Integrazione reale per un ragazzo con autismo, elaborato da Donatella Festi Toniatti e disponibile cliccando qui, N.d.R.], basta solo seguirla.

Giuseppe Felaco (Genitore)

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Messaggio Da Ospite Sab Nov 14, 2009 10:48 am

Sappiamo bene che il ruolo del dirigente scolastico è quello di vigilare sull'azione dei docenti, ma purtroppo conosciamo bene la realtà e come stanno veramente le cose. È un "lasciar correre", un "tirare a campare"... E del resto perché complicarsi la vita? Li lasciano fare un po' come vogliono, in modo che questa azione funga da contrappeso, che le classi siano sempre coperte e le "carte" siano a posto.
Ma non sono i soli, anche tutti gli altri, fino al gradino più alto dell’Istruzione, fanno il medesimo ragionamento. Sanno e tacciono. Non vogliono rompere quell’equilibrio che si è venuto a creare. Non vogliono complicarsi la vita. E così, con il loro agire da "uomini buoni", non producono niente di buono per se stessi e per gli altri; e per amore del vivere in pace, evitano di prendere posizione di fronte al dilagare di errori che vedono e sanno riconoscere. La loro "bontà" si limita a mantenere in piedi questo castello di carta.
Non hanno reagito nemmeno quando gli insegnanti curricolari hanno "semplificato" la situazione, trasformando in curricolare il ruolo del sostegno, quando gli alunni con disabilità già erano penalizzati da un monte ore ridotto. Non è importato loro, pur di deresponsabilizzarsi da qualsiasi progetto che prevedesse anche il loro impegno. Forse per pigrizia o malavoglia hanno escogitato - con furbizia e calcolo - il modo migliore per diminuire i loro doveri. Anzi, nei confronti di questi alunni si comportano come se gli stessi non facessero parte del gruppo a loro affidato.
Tuttora ogni tanto si assiste, tra gli insegnanti di sostegno - parlo di quelli nuovi, alle prime armi, quelli che non sono ancora stati "addomesticati" all’andazzo corrente - ad accenni di resistenza, a tentativi di ribellione con l’intento di cambiare qualcosa, ma poi, per non farsi isolare, in genere lasciano perdere. Anche quelli più "resistenti" si arrendono, per non mettersi contro tutti. Anche loro decidono di indossare la maschera dell'indifferenza, conformandosi alla realtà circostante e alle sue pressioni. E così vivono confinati, negli ultimi banchi, negli angoli più remoti delle aule, dove è stato "ritagliato uno spazio", dove "non danno fastidio", consumando "tranquillamente" con il loro alunno quelle poche ore, lavorando in modo parallelo alla classe, senza mai incrociare in alcun modo le proprie attività con quelle degli altri.
I buoni risultati per l’integrazione scolastica non arrivano perché le ore di sostegno sono insufficienti, ci dicono, ma non è così: è solo il modo per giustificare la poca voglia o l'incapacità di mettersi insieme, per accettare una sfida e risolvere innanzitutto la solitudine e il senso di vergogna di tanti ragazzi che "non capiscono", persi in un mondo in cui gli altri "capiscono".
Ma a chi giova tutto ciò? Certo, con questo non pretendo che tutti i dirigenti scolastici debbano avere una spina dorsale forte. Ma sicuramente sono tra i primi responsabili del diffondersi dei mali che ha colpito la scuola del nostro Paese, un tempo fiore all’occhiello per il mondo intero. Poveri ragazzi, in che mani siete finiti!

Vogliamo sciupare la nostra esistenza tirando a campare?

Vi sembra questa la scelta giusta?

Il conflitto fra ciò che una persona pensa di essere e ciò che è in realtà, il sostenere la maschera di ciò che si vorrebbe essere, comprare una faccia che non si ha, a lungo andare può riflettersi in una malattia. A questo punto bisogna operare una scelta: abbandonare la maschera, con il rischio di essere rifiutati e disprezzati, pur di vivere la vita manifestando chi si è veramente o vivere la vita al riparo di una maschera per poi scoprire nell'ultimo giorno della propria vita di non aver vissuto. Ogni posizione del cursore corpo-mente ha il suo prezzo e i suoi vantaggi. Dal momento in cui l'individuo entra nella vita, deve fare i conti non solo con le esigenze personali, ma con la realtà circostante e le sue pressioni. Diventa necessario costruirsi un Io, un’identità, un centro di coscienza che, al fine di coordinare queste esigenze, produca una rappresentazione di sé. Normalmente il bisogno di integrazione, nella famiglia e nella propria cultura, prevale su quello di essere chi si è veramente e il processo prosegue fino a un punto critico nel quale chi si pensa di essere è così distante da chi si è veramente che una svolta si rende necessaria.


Ultima modifica di leterbuck il Dom Ott 30, 2011 10:36 pm - modificato 1 volta. (Motivazione : ampliato titolo per la ricerca e riuniti post con argomenti simili)

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Messaggio Da Sumat Sab Nov 14, 2009 2:01 pm

Buongiorno sig. Giuseppe, leggendo i suoi scritti, ancora una volta mi chiedo chi me lo fa fare ...e la demotivazione avanza ma poi penso agli sguardi, alle parole, a certi messaggi di riconoscimento e allora mi ricarico. D'altronde sono consapevole che in questo mestiere l'UNICA FONTE DI INCORAGGIMANTO E MOTIVAZIONE SONO loro, I BAMBINI, nessun altro purtroppo.
Mi chiedo, se il suo pensiero è quello di molti altri genitori, che senso abbia tenersi aggiornate, fare corsi in orari extrascolastici, non retribuiti, lasciando i propri figli altrove, facendo le notti per preparare materiali e lezioni, spendendo soldi ( e non pochi) per materiali inesistenti, cercando di coordinare e raccordare tutte le figure professionali che ruotano attorno ai bambini, ecc.
Invece per lei è tutto semplice, tutto facilmente combinabile, prevedibile e calcolabile. Quante sicurezze ha lei, la invidio sa, perchè io sono spesso assalita dai dubbi, mi chiedo spesso se farò bene o male a proporre un certo tipo di intervento, di percorso, di richiesta, di metodologia, di spazio, materiale, ecc.

La disabilità è così varia e ricca di sfaccettature, i bambini sono così unici, ognuno di loro è un mondo da scoprire e leggere in assoluto rispetto ma no, per lei basta leggere l'esperienza di una prof. delle medie per risolvere il tutto. Ma si, che problema c'è, irrilevante per lei l'età dei bambini, il numero dei bambini per classe, il numero dei bambini con difficoltà per sezione,la gravità della disabilità,la preparazione professionale che essa prevede, il turn over delle insegnanti precarie, i genitori che si lamentano dei pochi quaderni scritti, del programma che non procede, ecc. è solo una questione di soldi, giusto?

"La chiave di volta sta dunque nel convertire i fondi che servono per pagare gli stipendi agli insegnanti di sostegno in incentivi mensili da assegnare agli insegnanti curricolari che hanno una classe dove sia presente un alunno con disabilità. Nel caso poi si dovessero presentare delle difficoltà o l’insegnante curricolare ritenesse di non farcela a gestire la classe, egli potrebbe richiedere l'aiuto dell’insegnate di sostegno, che sarebbe remunerato attingendo dal surplus che gli era stato assegnato in precedenza".

Quindi un'insegnante di sostegno che colmi le mancanze dell'insegnante curricolare o eventuali difficoltà, una sorta di tappa buchi improvvisata.
Mi spiace, non conosco la sua esperienza (visto che non si è presentato) ma credo che lei non abbia colto l'essenza e l'importanza del ruolo di un'ins. di sostegno.
Concordo invece sull'importanza dell'ins. curricolare, sulle numerose difficoltà riscontrate nell'ambito scolastico e soprattutto sulla rassegnata accettazione da parte di molti genitori.
Purtroppo né l’insegnante né il genitore sono detentori di verità assolute, ovviamente non per questo si deve rinunciare a lottare ma almeno il beneficio del dubbio credo debba essere mantenuto.
Un’ins. di sostegno.
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Messaggio Da Ospite Sab Nov 14, 2009 2:23 pm

Non parlo della teoria, che conosciamo bene, l’insegnante di sostegno “dovrebbe essere” esperto dei processi di integrazione, tecnico della programmazione differenziata e del pei, contitolare nella gestione della classe ecc., ma di come tutti i giorni si sentono e sono percepiti dagli altri colleghi di ruolo che “hanno la classe” e di come vivono questo rapporto è tutta un’altra storia.
In concreto a molti è caldamente consigliato di “portarsi fuori” i ragazzi certificati, insieme ai soliti bulletti rompiscatole che “hanno bisogno di un approfondimento individualizzato” (”tanto per la socializzazione hanno tutte le altre ore”). Vi siete mai chiesti come mai uno che lavora per l’integrazione di tutta la classe, porta fuori dei ragazzi (lasciando dei banchi vuoti)? Capita che gli chiedono di fare lezione contemporaneamente ad un sordo e a un cieco (faccio per dire) “tanto sono solo due e si possono gestire facilmente pensa che io ne ho 20″. Quante ore riesce a fare in classe e che problemi emergono nella convivenza tra i colleghi? Capita che sono richiamati al silenzio o che gli chiedono di bussare prima di entrare nella classe anche nelle loro ore. Li mandano a prendere i gessi o la lavagna luminosa. Gli contestano le prove differenziate dopo averli delegati a prepararle. Gli contestano il riferimento a teorie psicologiche o psicopedagogiche perché “non sono laureati in psicologia” e anche perché (”sono cose che devono trattare gli esperti”). Agli esami di fine anno usano toni burberi e alzano la voce per addomesticare le loro valutazioni, all’andazzo corrente (metti voti alti così tutti sono contenti).
Gli capita di constatare che i peggiori docenti curricolari (nel rapporto col docente di sostegno) sono quelli che fino all’anno prima e magari, per dieci anni hanno insegnato sul sostegno. Sindrome del liberto? Si fa sostegno, per vocazione, per ripiego o perché lo trovano meno stressante che tenere una classe?

Cordiali saluti, Giuseppe Felaco (Genitore)

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Messaggio Da Sumat Sab Nov 14, 2009 3:32 pm

Sì, condivido molti aspetti ma dipende anche da come si pone l'insegnante di sostegno nei confronti dei colleghi. Io, nonostante i titoli, entro sempre in punta di piedi, consapevole che c'è sempre da imparare da tutti, ovvio che se la mia figura o il mio ruolo non vengono considerati, prima di tutto mi interrogherei io e poi chiederei spiegazioni o discuterei a riguardo.
Per quanto riguardo l'integrazine: è sicuramente un aspetto importante ma non è l'unico, si deve anche considerare la didattica e la disabilità. Se su 36-40 ore l'alunno esce dall'aula per 4-5 ore per utilizzare un software sonoro o fare esercizi mirati di consolidamento, ecc. perchè no? Cosa c'è di sbaglisto in questo? E' semplicemente una risorsa il poter uscire, io non lo faccio su invito della collega, ho proposto io di farlo e ho motivato il perchè, sia alle colleghe che ai genitori ed ho ho avuto degli ottimi riscontri. "POrtar fuori" un bambino per qualche ora significa non integrarlo al gruppo classe? Integrazione = contatto diretto e costante con i compagni? A me sembra una limitazione preconcetta. Non bisogna passare da un estremo all'altro e negare una possibilità-opportunità (ovviamente non è detta che ce ne sia bisogno). Riflessione e ragionamento sulla base di competenze, SEMPRE, mai seguire mode e masse, contano i risultati su tutti i fronti, tutto il resto è relativo. Questa è la mia visione personale.

p.s. se una collega mi chiede di andare a prendere i gessi ci vado volentieri, anzi SE RIESCO e posso essere d'aiuto, glielo propongo io, non aspetto neanche che me lo chieda. Per questo dovrei sentirmi inferiore? Noi dobbiamo essere anche di esempio. Se poi capisco che se ne approfitta gliene parlo ma sinceramente non ne ho mai avuto bisogno.
Cordialmente.


Ultima modifica di Sumat il Sab Nov 14, 2009 5:15 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio Da chica Sab Nov 14, 2009 4:19 pm

Dico subito che non avrò letto con attenzione...per carità, tutto può essere...però i suoi messaggi, mi lasciano un pò perplessa. Perplessa perchè non riesco a coglierne il senso. si firma come genitore, mi chiedo allora se abbiaa vuto esperienze negative riguardo agli insegnanti di sostegno. e mi chiedo perchè voglia, almeno così sembra, mettere in ombra la loro importante funzione. Giustissimo che venga dato il giusto rilievo, al fine dell'integrazione, agli insegnanti curricolari, ma perchè farlo a scapito dei docenti di sostegno?Perchè questo è quel che sembra.
Indubbiamente spesso ci sono problemi nei rapporti tra docenti curricolari e docenti di sostegno, ma non è un obbligo che sia cosi..e ciò può dipendere da tanti fattori, non sempre e per forza riconducibl ai secondi.
Parla del fatto che un bambino esce di classe. forse nella sua esperienza di genitore è rmasto perpleso di fronte ad un episodio del genere, non l'ha capito...mi chiedo però perchè non parlare con gli insegnanti e chiedere spiegazioni?gli avrebbero spiegato il senso dei loro interventi.
spero che sul suo cammino incontri insegnanti, curricolari e di sostegno, bravi e che le ridiano fiducia.
Un insegnante, di classe e di sostegno.

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Messaggio Da Ospite Dom Nov 15, 2009 2:42 pm

Molto ci si è interrogati nel passato e ci si continua ad interrogare su cosa si debba intendere per educare. Molte sono state le risposte: trasmettere valori, esperienze, conoscenze, cultura. Ma cosa intendiamo per valori, conoscenza, esperienze, cultura? L'etimologia della parola ci aiuta a comprendere meglio, cosa significa educare. Il termine deriva da «tirare fuori», «condurre fuori da». L'etimologia presuppone che esista qualcosa in ogni uomo che deve essere scoperto: ogni uomo è insieme un mistero e un progetto da realizzare. Educare diventa, allora, l'azione per far scoprire ai nostri figli e a quanti a noi si affidano, la pienezza del loro essere, e aiutarli affinché possano a loro volta diventare educatori, ossia liberatori, che non attendono solo di essere «liberati» ma di diventare essi stessi liberatori, ossia di dare senso a tutte le loro capacità. Guardiamoci bene dal sottovalutare l'unica cosa sulla quale possiamo agire e che risale alla notte dei tempi pedagogici. Gli insegnanti che salvano, formati o meno per farlo, sono quelli che non perdono tempo a cercare le cause dell'infermità scolastica dei ragazzi e tanto meno si lamentano delle proprie condizioni economiche o della carriera. Sono quelli che hanno capito che occorre agire in fretta, buttandosi giorno dopo giorno, ancora e ancora, pur sapendo che non c'è nulla di scontato nel rapporto educativo, sono quelli che sanno solo che hanno di fronte, adolescenti in pericolo. Gli insegnanti di cui si parla sono adulti, ricchi della propria umanità, che hanno capito che educare è una gioia e una responsabilità, e allo stesso tempo un'avventura affascinante.

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Messaggio Da chica Dom Nov 15, 2009 3:45 pm

Ho la sensazione che lei non cerchi il confronto e continua a scrivere senza nemmeno prendere in considerazione quanto viene detto da altre ersone. E scrive cose di cui, personalmente, non capisco nemmeno il senso.qualcosa continua a sfuggirmi

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Messaggio Da Ospite Dom Nov 15, 2009 7:23 pm

COPIO-INCOLLO DAL SITO DI AUTISMO TRIVENETO


INTEGRAZIONE REALE PER UN RAGAZZO CON AUTISMO
di Donatella Festi Toniatti
Insegnante Scuola Media Barbarani, S.Martino B.A. VR


PRESENTAZIONE

Sono un’insegnante di lettere di scuola media e ho condotto una sperimentazione durata tre anni, finanziata dal Provveditorato agli Studi di Verona e presentata quale esperienza nel Centro di Formazione Docenti e Documentazione per I’Handicap dello stesso Provveditorato. Questo lavoro è stato anche oggetto di una tesi.

Essa riguarda l’integrazione in classe di un ragazzo con problemi di autismo, che chiamerò Luigi per comprensibili motivi di riservatezza.

Egli durante la prima media non era mai entrato in classe con i compagni perché non era in grado di rapportarsi con loro, non si controllava nei gesti e nel linguaggio.Si copriva gli occhi costantemente con entrambe le mani. Ha trascorso quindi il primo anno di scuola con due insegnanti di sostegno e l’assistente dell’USL in un’aula, peraltro accogliente, riservata anche ad altri due ragazzi portatori di handicap.

Nei primi mesi della seconda media ho cercato di integrarlo nella classe; all’inizio la sua presenza era di qualche minuto durante le mie ore, poi sempre di più; dopo due anni rimaneva per tutta la mattinata con i compagni.

L’obiettivo era stato raggiunto!


PERCORSO REALIZZATO

Mi chiedevo come si potessero risolvere i problemi di relazione di un ragazzo isolandolo dai compagni e inoltre come si sentisse lui, Luigi, un ragazzo di 12 anni sempre con gli stessi adulti, anche durante la ricreazione. Ne parlai con i miei alunni invitandoli a mettersi nei panni del compagno.

Concludemmo che, se avessimo concentrato tutti su di lui le nostre forze e la nostra attenzione ( eravamo in 25), gli avremmo trasmesso una grande energia. Bastavano pochi minuti per ciascuno al giorno e forse la barriera che ci separava sarebbe crollata.

Sapevo che la loro sensibilità e il loro entusiasmo mi avrebbero rassicurata nel tentare un progetto ambizioso; era importante che fosse costantemente motivante per i ragazzi, che li maturasse personalmente, che allo stesso tempo realizzasse le abilità richieste dall’insegnamento della lingua italiana e quelle trasversali alle varie discipline.

E così, per ancorarlo a solide basi, lo articolai su più piani, conducendolo dapprima con la collaborazione dell’assistente dell’USL, della Preside, poi del dott. Goran Dzingalasevic e della dott. Thiella, neuropsichiatra, e in seguito di qualche collega.

Il mezzo con cui ho realizzato l’integrazione sono stati i compagni stessi, che sono divenuti per lui TUTORS, insegnanti e amici, modelli di comportamento e fonte di conoscenze. Un compagno, attraverso le tappe che illustrerò, si metteva a disposizione di Luigi a turno e secondo l’ordine alfabetico. Per un’ora si estraniava dalla lezione (sulla quale poi sarebbe stato aggiornato) in modo da seguire solo Luigi.

Rispettando una serie di riti, lo gestiva e gli sottoponeva un’UNITA’ DIDATTICA, composta di alcune pagine che aveva preparato a casa ed era il frutto della sua riflessione, delle conversazioni in classe, ma anche della rielaborazione personale di alcuni contenuti appresi a scuola e tradotti in un linguaggio comprensibile per Luigi.


IL PROGETTO PREVEDEVA

la FORMAZIONE degli alunni attraverso:

CONVERSAZIONI in classe

ANALISI DI TESTI in prosa e in poesia relativi:

· alla conoscenza di se’

· alla conoscenza degli altri

· all’originalità della persona

· all’impegno personale nella vita


COMMENTO Dl FILM E DOCUMENTARI


INCONTRI CON ESPERTI (Dott.Goran Dzingalasevic – Dott.Thiella)


SCAMBI Dl IDEE CON I PRESIDI che si sono succeduti.


L’lNFORMAZIONE DEI GENITORI durante i consigli di classe:

cercavo di spiegare che l’integrazione del compagno non rappresentava una perdita di tempo, ma una ricchezza, che ciò’ che i compagni davano a Luigi era niente rispetto a ciò che avrebbero avuto in cambio.Documentavo questo con le riflessioni dei ragazzi raccolte durante la mia lunga esperienza nella scuola.


Il COINVOLGIMENTO dei colleghi


Un nuovo rapporto con l’OPERATORE USL che aveva stabilito una costruttiva collaborazione con la classe e che per la sua formazione personale era ritenuta dagli alunni dispensatrice di buoni consigli e di indicazioni nello studio.

Era importante che ogni aspetto fosse oggetto di particolare attenzione, altrimenti il lavoro sarebbe stato rallentato.Occorreva suonare insieme tutti questi strumenti perché ne uscisse una musica armoniosa!

IL COMPAGNO TUTOR ACCANTO A LUIGI


Il compagno tutor lo accoglieva e lo guidava per un’ora nel lavoro dell’unità didattica

Era importante ripetere le situazioni già proposte per non disorientare Luigi.

Esempio:

IL RITO DELL’ACCOGLIENZA

Quando bussava alla porta – il compagno di turno e io gli andavamo in contro sorridendo lo salutavamo, gli stringevamo la mano, lo accompagnavamo al posto.

Il compagno – lo aiutava a disporre il materiale

gli presentava il lavoro sorpresa

iniziava a lavorare con lui

Io dalla cattedra – lo rassicuravo

lo elogiavo nell’impegno

gli promettevo un buon giudizio

Terminavo la lezione qualche minuto prima

Osservavo il suo compagno

Lodavo il compagno per l’impegno ( lui ringraziava il compagno )


VANTAGGI PER GLI ALUNNI

in relazione ai lavori svolti per l’integrazione di Luigi

Ciò che motivava i ragazzi era l’idea che ogni lavoro eseguito avesse una sua valenza e venisse utilizzato con diverse finalità.

Non veniva archiviato negli armadi della scuola e non serviva solo per la valutazione, ma arricchiva il progetto della classe.

Alcuni compiti erano diretti, sottoforma di lettera o di relazione, all’esperto, altri al preside, altri erano importanti ai fini dell’osservazione di Luigi.

Ogni alunno aveva qualcosa di importante da dire affinché il suo messaggio fosse chiaro comprensibile e utile ; in questo modo migliorava anche la forma espositiva.

L’alunno vedeva lo studio applicato ed era gratificato del suo lavoro.

Ricercava l’ordine, che era utile ai fini del risultato, cercava di riflettere bene su ciò che voleva comunicare per semplificare i Contenuti e renderli di facile approccio.

Si abituava a: studiare un problema

a ricercare significati nei testi

a collaborare in un progetto comune

a valorizzare i lavori degli altri compagni

Rinforzava le abilità legate alle varie discipline e migliorava l’auto valutazione.

Venivano valorizzate tutte le doti di un alunno e, mentre la scuola premia di solito i successi nell’italiano, nella matematica, cioè nelle materie di studio,

qui emergono altri aspetti della persona :


· La disponibilità

· La sensibilità

· La fantasia

· La volontà

· Il carattere

· Il senso pratico

· La capacità di comunicare

e

La capacità di organizzarsi

· La gestualità.

comunicare organizzarsi

Ciò serve per l’auto orientamento e accresce l’ autostima, inoltre ridistribuisce le posizioni di valore in classe degli alunni.

L’autocontrollo del singolo e di tutta la classe vengono migliorate perché c’è consapevolezza che L. lavora bene in un ambiente silenzioso

CONCLUSIONE


Quella che ho presentato non è l’unica esperienza di integrazione, ma è quella a cui ho dato maggiore sistematicità e della quale ho archiviato un’utile documentazione che potrà illustrare a coloro che desiderano trovare conferma, attraverso la testimonianza degli alunni, di come l’integrazione di un ragazzo disabile corra parallela alla maturazione dei compagni e rappresenti una ricchezza per tutti quelli che in qualche modo vi contribuiscano.

Recapito: Prof.Donatella Toniatti Festi – insegnante Scuola Media B. Barbarani – Via Emaudi n.11

37036 S.Martino B.A.(Vr)

tel.045-990149

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Messaggio Da liya Dom Nov 15, 2009 8:15 pm

Caro Giuseppe,
anche io fatico a seguirla. Nel suo messaggio iniziale sembrava dicesse che l'insegnante curricolare ha tutte le carte per cavarsela da solo in classe, senza bisogno di un insegnante di sostegno. A sostegno di ciò citava il documento che ha poi copiato e incollato qui... eppure mi pare che nel documento sia chiaramente indicato che del progetto faceva parte a pieno titolo l'OPERATORE USL.

"Un nuovo rapporto con l’OPERATORE USL che aveva stabilito una costruttiva collaborazione con la classe e che per la sua formazione personale era ritenuta dagli alunni dispensatrice di buoni consigli e di indicazioni nello studio"

Vuole forse suggerire che è meglio un OPERATORE USL di un insegnante di sostegno? Io ho avuto sia esprerienze positive che negative in entrambi i casi... dal punto di vista dell'insegnante e non del genitore.
Forse, se chiarisse meglio il suo punto (come se lo stesse spiegando ad un ragazzo con un livello cognitivo ai limiti inferiori della norma... che è sempre un buon esercizio), riusciremmo tutti a discutere meglio e, perché no, anche a essere d'accordo con quanto dice.

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Messaggio Da lully1977 Dom Nov 15, 2009 9:13 pm

Cari amici utenti,
"conosco" gli scritti del signor Giuseppe perchè li propone su molti siti che hanno a che fare con la scuola e anche il sostegno.
Non voglio entrare nel merito della discussione, vorrei semplicemente avvisarvi che "tappezza" tutti i forum e siti che trova con quella bella esperienza che ha copiato e incollato anche qui....e consolatevi perchè effettivamente non cerca il confronto...provate a guardare anche su orizzontescuola......quanti post gli hanno chiuso!
Non me ne voglia il signor Giuseppe, molte cose sono condivisibili ma non può avere ragione sempre e su tutto.
Ci tengo a precisare che ciò che scrive io lo leggo....e spero che tutti gli esempi positivi che porta si moltiplichino....per il bene dei piccoli che ne hanno bisogno.

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Messaggio Da Ospite Lun Nov 16, 2009 12:29 pm

"conosco" gli scritti del signor Giuseppe perchè li propone su molti siti che hanno a che fare con la scuola e anche il sostegno.
Non voglio entrare nel merito della discussione, vorrei semplicemente avvisarvi che "tappezza" tutti i forum e siti che trova con quella bella esperienza che ha copiato e incollato anche qui....e consolatevi perchè effettivamente non cerca il confronto...provate a guardare anche su orizzontescuola......quanti post gli hanno chiuso!

1)Nessuno post è stato mai chiuso, potete controllare.

2)Se fossi stato in lei non mi sarei mai permesso di dire una cosa del genere e con questo tono ad un genitore.

3)Queste sono tutte le risposte ai miei post ?

4)Io non sono bravo e tantomeno voglio esserlo, scrivo per avere delle critiche non per avere i consensi.

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Messaggio Da Maestra Gabriella Lun Nov 16, 2009 1:25 pm

Gentile Giuseppe,

mi piacerebbe capire meglio il passaggio in cui lei afferma :
"La chiave di volta sta dunque nel convertire i fondi che servono per pagare gli stipendi agli insegnanti di sostegno in incentivi mensili da assegnare agli insegnanti curricolari che hanno una classe dove sia presente un alunno con disabilità".

Ben vengano le esperienze di integrazione/inclusione da parte degli insegnanti curriculari ('esperienza che lei riporta l'avevo già letta in un altro suo intervento su un altro portale ).

Ma porei portarle anche tante esperienze in cui NOI insegnanti di sostegno riusciamo a coinvolgere l'alunno, la classe e i nostri colleghi in un cammino di conoscenza,integrazione e apprendimento.Un cammino dove isole di ablità dell'alunno certificato inteagiscono e si mettono a "servizio" delle esigenze dei compagni.

Mi spiace se lei ha avuto delle esperienze negative con gli insegnanti di sostegno di suo figlio, ma caldamente spero che le sue parole non siano frutto di un mero pregiudizio o preconcetto.

Per la questione del "portar fuori" gli alunnI:
concordo con il pensiero di Sumat.



-Sì, condivido molti aspetti ma dipende anche da come si pone l'insegnante di sostegno nei confronti dei colleghi. Io, nonostante i titoli, entro sempre in punta di piedi, consapevole che c'è sempre da imparare da tutti, ovvio che se la mia figura o il mio ruolo non vengono considerati, prima di tutto mi interrogherei io e poi chiederei spiegazioni o discuterei a riguardo.
Per quanto riguardo l'integrazine: è sicuramente un aspetto importante ma non è l'unico, si deve anche considerare la didattica e la disabilità. Se su 36-40 ore l'alunno esce dall'aula per 4-5 ore per utilizzare un software sonoro o fare esercizi mirati di consolidamento, ecc. perchè no? Cosa c'è di sbaglisto in questo? E' semplicemente una risorsa il poter uscire, io non lo faccio su invito della collega, ho proposto io di farlo e ho motivato il perchè, sia alle colleghe che ai genitori ed ho ho avuto degli ottimi riscontri. "POrtar fuori" un bambino per qualche ora significa non integrarlo al gruppo classe? Integrazione = contatto diretto e costante con i compagni? A me sembra una limitazione preconcetta. Non bisogna passare da un estremo all'altro e negare una possibilità-opportunità (ovviamente non è detta che ce ne sia bisogno)

P.S.
Sumat il tuo pensiero è stato ribadito anche nel Convegno di Rimini dall'intervento del Prof. Cottini!
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Messaggio Da Maestra Gabriella Lun Nov 16, 2009 1:32 pm

Giuseppe Felaco ha scritto:

1)Nessuno post è stato mai chiuso, potete controllare.

2)Se fossi stato in lei non mi sarei mai permesso di dire una cosa del genere e con questo tono ad un genitore.

3)Queste sono tutte le risposte ai miei post ?

4)Io non sono bravo e tantomeno voglio esserlo, scrivo per avere delle critiche non per avere i consensi.

Guardi signor Giuseppe , se rimaniamo in una civile discussione , non troverà mai un post chiuso.
Forse il problema di fondo è che non conosciamo la sua situazione , le spiego meglio: il suo "combattere" CONTRO la figura dell'insegnante di sostegno. Ci spieghi il perchè , non è mera curiosità, da parte nostra, ma per poter avere quello scambio proficuo di idee che lei auspica nel suo messaggio.

Le posso dire che le parole di Lully non erano offensive, ma credo che si riferisse al fatto che in vari siti noi leggiamo le stesse sue parole (non è un crimine, ci mancherebbe! Very Happy ) ... ma così forse si perde la spontaneità e l'immediatezza. Ed è per questo che le ho chiesto di spiegarsi meglio: SEMPRE E SOLO PER AVERE QUELLO SCAMBIO PROFICUO DI IDEE ED ESPERIENZE di cui parlavo prima.
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Messaggio Da lully1977 Lun Nov 16, 2009 2:49 pm

Buongiorno a tutti,
ringrazio Gabriella per aver chiarito il mio pensiero.
Mi dispiace essere fraintesa dal signor Giuseppe (il tono di una comunicazione di può avvertire "dal vivo", se avessimo parlato di persona avrebbe avuto un'impressione diversa) ed anche di essere stata imprecisa se è vero che non hanno mai chiuso post su orizzontescuola.
Ma come lei ci invita a riflettere, io mi chiedo come mai con le sue discussioni crea sempre lo stesso effetto....forse per ottenere una discussione costruttiva tutte le parti dovrebbero ammorbidire le proprie convinzioni.

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Messaggio Da Sumat Lun Nov 16, 2009 7:18 pm

P.S.
Sumat il tuo pensiero è stato ribadito anche nel Convegno di Rimini dall'intervento del Prof. Cottini!

Per Gabriella: bene, sono contenta, ne avevamo già parlato... vuol dire che non è così sbagliato (anche perchè i risultati ci sono) anche se si va contro corrente (come i salmoni Laughing )

Per il sig. Giuseppe: sinceramente a me ha lasciato un pò perplessa la mancanza di considerazione che lei nutre nei nostri confronti ( e credo sia anche molto forte visto i suggerimenti). Entrare in un forum di insegnanti e, senza neanche presentarsi, iniziare a scrivere dando subito dei consigli in modo piuttosto perentorio e autoritario, mi è sembrato francamante poco rispettoso nei nostri confronti.
Per intenderci: io non mi sono mai permessa di darne ad un medico, un avvocato, un meccanico, ecc. posso avere avuto dei dubbi, delle perplessità e allora ho chiesto spiegazioni ma in modo umile e discreto. Mi spiace ma io non ho colto in lei questo atteggiamento costruttivo. Può anche darsi che lei ne sappia più di tutte noi messe insieme ma in tal caso, non ci ha certo dato un buon esempio. Se veramente vuole esserci d'aiuto meno teoria (abbiamo già i libri) e più concretezza.
Questo ovviamente è il mio punto di vista. Grazie. Cordialmente.
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Messaggio Da Ospite Mer Nov 18, 2009 9:54 am

Stelle o buchi neri

Ci sono cose che non si possono spiegare. Esistono delle sensazioni che non
hanno un nome e nemmeno con lunghi giri di parole è possibile renderli
comprensibili ad altri. A paure che speri di non dover mai provare, eppure
la vita all'improvviso ti mette davanti a situazioni che diventano “dati di
fatto”, a situazioni che sono più grandi di te e non sai come affrontarli.
Puoi solo aspettare, anche se non sai nemmeno bene cosa stai aspettando.
Sembra a volte che vai alla grande, che non sia poi così complicato
affrontare se stessi e quello che sta capitando ma, ogni tanto crollano le
difese, crolli tu e sai solo che in quel momento non ti vede nessuno e
allora la tua maschera di serenità cade giù. Vorresti essere ovunque,
chiunque, ma non lì, tu, in quel momento. Vorresti parlare, ma sai che è
meglio lasciar andare, perché non vuoi che soffrano coloro che sono accanto
a te, e ringrazi d’avere qualcuno con cui parlare, che fa finta che vada
tutto bene, che parla e senza volere ti fa male ma, ringrazi lo stesso
perché è lì, anche quando vorresti che si allontanasse. Vorresti tirare
fuori la tua anima dall'angolino in cui è e portarla al sicuro, lontano, ma
non si può e allora, devi reagire, stringere i denti e costringere il tuo
cuore, i tuoi nervi, a sorreggerti anche quando non li senti più, perché
nella vita lo sforzo é esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per affrontare
le asperità; se vivessimo la nostra esistenza senza incontrare nessun
ostacolo, saremmo limitati. Non potremmo essere così forti come siamo, non
potremmo mai brillare.

Cordialità, Giuseppe Felaco (genitore)

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Messaggio Da Ospite Gio Nov 19, 2009 9:31 am

Di solito a scuola funziona così:
due GLH, uno se tutto va bene circa dopo un mese l'inizio delle
lezioni, l'altro un mese prima che finisce l'anno scolastico.
Durata? 15/20 minuti poiché se ne devono fare diversi poi se si è
fortunati e gli dei sono favorevoli c'è anche il preside, che con i
rappresentanti Asl si guardano spesso negli occhi, controllando
l'orologio per timore di non stare nei tempi.
Nessuno ha in mano penna e carta per prendere un appunto,
nessuno che conduce la seduta,demandata completamente
all'insegnante di sostegno che mette insieme nervosamente
delle frasi, perché in molti casi non conosce
ancora bene il bambino o forse non ha avuto informazioni da nessuno,
oppure cerca di mediare per non mettersi contro tutti.
Gli insegnanti curricolari fanno qualche intervento tanto per
giustificare la loro presenza e per coprire la priva conoscenza del
precedente P.E.I. Il genitore prova a chiedere del P.E.I.(che poi gli
faranno firmare) e dei programmi, ma viene liquidato con un sorriso
rassicurante, quasi da presa in giro:" Signore, ma quella è solo
burocrazia, l'importante è ciò che si fa in classe".
L'insegnante di sostegno assume un'espressione mortificata, perchè
vorrebbe qualche informazione in più dagli esperti, ma non chiede.
Il genitore, che dopo dieci anni di inutili GLH ha acquisito una certa
esperienza, di quella inutile commedia, ma che ancora vuole illudersi,
si concentra sull'insegnante di sostegno e comincia a passare
materiale e informazioni.

Come fa un genitore a credere che questo iter così ben articolato e
strutturato passi dalla teoria alla pratica?

Che lavoro concreto ne deriverà?

Chi è che deve dirigere un gruppo di lavoro in modo serio?

Chi deve coordinare il lavoro?

A cosa serve il gruppo H ?

A cosa serve il GLIP ?

Cosa fanno le numerosissime associazioni?



Cordiali saluti, Giuseppe Felaco (genitore).


Ultima modifica di leterbuck il Dom Ott 30, 2011 10:31 pm - modificato 1 volta. (Motivazione : ampliato titolo per la ricerca e riuniti post con argomenti simili)

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Messaggio Da sabrina Dom Nov 22, 2009 9:57 am

Salve signor Giuseppe ,

credo che tutto poi dipende dalle persone con cui si ha a che fare.
Le spiego meglio:
io seguo un bambino autistico . Quando facciamo i gruppi H vengono tutte le insegnanti di classe (scuola primaria) e naturalmente i terapisti del centro riabilitatico che segue nel pomeriggio il bambino.
per noi è un momento molto importante perchè riusciamo a reperire informazioni su cosa fa il bambino, per dare una linea comune di pensiero e di metodologia. Anche perchè molto spesso la scuola è lasciata allo sbaraglio, prive di informazioni.

Infatti ciò che notiamo è una "chiusura" del centro (per intenderci quello del pomeriggio che segue il bambino)... le spiego il perchè:
abbiamo chiesto per un anno intero di poter andare da loro per parlare, vedere le attività Teacch che il bambino faceva... ma abbiamo sempre trovato un muro: "non si può".
Tanti atteggiamenti dell'alunno, io e le mie colleghe, non riuscivamo a capirle ... perchè finito il compito si buttava per terra? perchè si voleva sempre togliere le scarpe? perchè ... perchè ...
devo dirle che poi , grazie alla fermezza del Dirigente siamo riusciti dopo 2 anni a poter "accedere " al centro e , naturalmente non ci hanno fatto vedere come lavoravano dal vivo con il bambino, ma hanno mostrato un video.
Da lì, ad esempio, ho capito che il bambino si buttava per terra perchè nella stanza del centro dove svolge le attività ha un materassino dove ci si sdraia appena ha terminato un'attività.

le chiedo: non sarebbe più facile e più proficuo che le notizie IMPORTANTI fossero dette e non nascoste? non sarebbe più proficuo una sinergia di lavoro tra scuola e centri?

Io , nelle varie esperienze, ho trovato sempre uno scollamento tra le due realtà educative.
Spero che sia stato solo un caso ...
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Messaggio Da Sumat Dom Nov 22, 2009 5:27 pm

Ciao sabrina, ma cose devono tenere nascosto? Assurdo! Molto probabilmente avranno paura che rubi loro il mestiere. Assurdo!Se io fossi nei genitori di questo bambino interverrei, non possono non collaborare con la scuola. Twisted Evil
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Messaggio Da sabrina Dom Nov 22, 2009 6:40 pm

Sumat ha scritto:Ciao sabrina, ma cose devono tenere nascosto? Assurdo! Molto probabilmente avranno paura che rubi loro il mestiere. Assurdo!Se io fossi nei genitori di questo bambino interverrei, non possono non collaborare con la scuola. Twisted Evil

Ciao sumat ... vuoi saperla tutta?
Anche i genitori non sanno cosa faccia il bambino nel centro :è off limits anche per loro Rolling Eyes Rolling Eyes

E ti dirò di più: quest'anno ho fatto vedere al gruppo H le scatole teacch che ho realizzato e la madre mi ha detto . "Ah , così sono fatte!" e pensare che io le avevo viste su un link di questo forum e poi nel video del centro dove va suo figlio!
E sappi anche che sono genitori attivi, si occupano tantissimo del bambino ... Rolling Eyes
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Messaggio Da Sumat Dom Nov 22, 2009 11:55 pm

"Anche i genitori non sanno cosa faccia il bambino nel centro :è off limits anche per loro".

Incredibile... quante risorse sprecate...pensare a quello che potreste fare tutti insieme. Mah! Peccato! Evil or Very Mad

Daiii smuovi un pò le acque... Very Happy
Notte.
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Messaggio Da cacciola loredana Dom Nov 29, 2009 7:38 pm

Io voglio trovare alcune volte un senso a tutto quello che si fà a scuola sopratutto per i bambini portatori d'handicap; faccio parte della commissione h della mia scuola stiamo preparando il glh , ma sapete che facciamo una fatica immane a portare gli esperti a scuola per incontrarci ;
Ma tutte le fatiche a cui siamo sottoposti noi , dobbiamo capire che è un dovere verso i nostri bambini , loro hanno diritto di essere tutelati

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Messaggio Da Ospite Dom Nov 29, 2009 7:53 pm

Non si riesce da trent’anni a far sì che l’ASL, la Scuola e la Riabilitazione non lavorino più in piena autonomia. Tutti sanno e tacciono. Non vogliono rompere quell’equilibrio che si è venuto a creare, pur di tutelare il proprio tornaconto. Il raccordo tra le parti è una condizione indispensabile ma, a quanto pare tutti preferiscono disimpegnarsi da tale progetto, forse perché si prevede un maggiore/diverso impegno o perché innovativo rispetto al passato? Il fatto è che queste sono le condizioni necessarie per migliorare e risolvere innanzi tutto, la solitudine e il senso di vergogna di tanti ragazzi che "non capiscono", persi in un mondo in cui gli altri "capiscono", non ce ne sono altre. Chiunque a qualsiasi titolo tratti l’handicap, se veramente intende farlo in modo proficuo per sé e per i soggetti portatori, deve continuamente porsi la seguente domanda: quali sono i miei handicap che non mi consentono di affrontare al meglio la questione disabilità?

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Messaggio Da lully1977 Lun Nov 30, 2009 4:17 pm

Oggi ho ricevuto la comunicazione per l'incontro con il gruppo H: alla fine, sotto, c'era scritto più o meno così: gli insegnanti di sostegno sono pregati di preparare e portare il PEI....
si, e noi che ci riuniamo a fare se il PEI lo devo fare da sola?

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