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TEATRO : Le avventure del piccolo burattino. Con sottotitoli per non udenti
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TEATRO : Le avventure del piccolo burattino. Con sottotitoli per non udenti
Le Avventure del Piccolo Burattino, quando la cultura è per tutti
Di ritorno da Martina Franca, Taranto, sono qui a raccontarvi la prima tappa de “Le Avventure del Piccolo Burattino”, il primo spettacolo accessibile a tutti i bambini sordi e ciechi, di cui CulturAbile ha curato tutta la parte relativa a sopratitoli e audio commento. Avevo promesso un post nelle giornate del debutto, ma complice la perdita temporanea di un pc e del mio Iphone (ritrovati entrambi ma ancora sulla strada del ritorno), mi metto al lavoro di scrittura solo adesso, carica delle tante emozioni che hanno accompagnato questa prima tappa.
Dai vari comunicati stampa che hanno fatto un (piccolo) giro della rete nelle ultime settimane, mi sono accorta che forse mancava una cosa importante, un chiarimento sulle tecniche utilizzate per rendere lo spettacolo davvero accessibile.
Premesso che l’accessibilità non è un accessorio ma deve essere parte integrante della progettualità culturale, e quindi nascere e svilupparsi insieme allo spettacolo, fin dall’inizio del progetto (ormai nove mesi fa) il copione è stato riletto, rimaneggiato, modificato, ridotto in alcune parti e ampliato in altre per fare posto alle esigenze del pubblico finale: i bambini sordi e ciechi con un’età compresa tra i 3 e i 12 anni circa. La scenografia è semplice, in scena solo pochi oggetti: il tavolo da lavoro di Geppetto, che all’occorrenze diventa sedia per Pinocchio e barca per il povero falegname finito nella pancia della balena.
Tutto il resto della scenografia è immagine retroproiettata, sulla quale scorrono i sovra titoli, anch’essi integrati nell’immagine. I sovra titoli non sono proiettati dal vivo come spesso capita in ambito teatrale e cinematografico, perché nascono insieme all’immagine, con cui formano un unicum inscindibile. Anche le immagini della scenografia sono nitide, nette, ben definite: la casa di Geppetto, il tendone del circo di Mangiafuoco, l’interno della casa della fata turchina, il mare che inghiotte Geppetto. I colori sono stati studiati in modo da creare il giusto contrasto cromatico per i piccoli spettatori ipovedenti.
Anche i sovra titoli sono colorati, in modo che ogni personaggio possa essere riconosciuto anche in base al colore assegnato: verde per Geppetto, bianco per la fata turchina, magenta per il grillo parlante, ciano per Pinocchio e giallo per tutti gli altri personaggi, proprio come si usa in ambito televisivo. Ma non è tutto: la scrittura dialogica è stata parzialmente affidata anche ai fumetti (come per i pensieri di Geppetto) e ad una lavagna che entra in scena nell’esilarante interrogazione di Pinocchio. Dal punto di vista linguistico, per venire incontro alle esigenze dei lettori più piccoli, è stato utilizzato il carattere maiuscolo con una spaziatura che rendesse ancora più leggibile il carattere. I sottotitoli sono su due righe e su banda nera. Da una prospettiva più prettamente semantica, a volte è stato necessario adattare il messaggio per ragioni grafiche ma soprattutto per non sacrificare la giusta velocità di lettura.
Quanto all’audiodescrizione, si è deciso di provare a non utilizzare le cuffie, per evitare l’effetto di straniamento che l’uso avrebbe causato ai bambini ipovedenti e non vedenti. Per questo abbiamo provato ad affidare parzialmente l’audiocommento ad un nuovo personaggio esterno, una sorta di nonno che introduce la lettura e lo spettacolo e interviene per descrivere i personaggi quando entrano in scena. Al tempo stesso, abbiamo fatto un lavoro di riscrittura del copione, in modo da affidare parte della descrizione ai personaggi stessi. Un esempio? La vestizione del grillo che diventa la coscienza di Pinocchio. Inizialmente nelle intenzioni della produzione doveva trattarsi di una scena muta, di quelle care al cinema muto di tanti anni fa. Per renderla accessibile, abbiamo deciso di aggiungere delle frasi in rima (esempio: “occhiali nuovi di zecca/per una coscienza che non pecca”) capaci di trasmettere anche a livello linguistico il piacere dell’ascolto e della scena, senza perderne la comicità.
Ma gli attori, tutti udenti, hanno imparato anche a segnare le proprie battute, ad accompagnare il dialogo con la LIS, diventata in pochi mesi uno strumento che ha permesso davvero a tutti di acquisire maggiore consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità espressive. Un mix di espressioni linguistiche e di tecniche che, con un’integrazione difficile ma riuscita, hanno fatto dello spettacolo un’occasione di scambio, di incontro e di cultura per tutti.
E’ stato un lavoro di gruppo, ed è solo l’inizio. Eravamo tutti un po’ scettici prima di cominciare. Il percorso sembrava lungo e pieno di insidie. E in parte lo è stato – ma questo è un altro post. Il pubblico di Martina Franca ha risposto con grande entusiasmo, con la spontaneità e la freschezza di chi si avvicina all’altro senza pregiudizi, senza barriere. La Puglia è stata la prima tappa delle Avventure del Piccolo Burattino, e anche un po’ delle nostre avventure.
E questo è solo il primo di tanti altri post sulle Avventure del Piccolo Burattino e sull’accessibilità della cultura. Stay hungry, stay foolish, stay accessible.
(Fonte : http://culturabile.it/2011/10/stay-hungry-stay-foolish-stay-accessible/ )
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